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Presentati a Villa Verde nuovi studi e ricerche sull’endometriosi

Dr-Glennis-MenozziE’ una patologia subdola ed enigmatica di cui ad oggi non si conoscono le cause e per la quale non è ancora stata trovata una terapia risolutiva, ma è considerata una tra le principali cause di sterilità nelle giovani donne. E’ l’endometriosi, di cui in Italia si stima ne possano soffrire circa tre milioni di donne; una patologia cronica che provoca aborti spontanei e sterilità in circa il 40% dei casi, è causa del 14% dei ricoveri ospedalieri femminili e incide sui costi di ospedalizzazione della spesa pubblica per oltre 54 milioni di euro ogni anno. Questi, soltanto alcuni dei dati emersi nel corso della giornata di studio che si è svolta alla Casa di Cura polispecialistica Villa Verde, con il patrocinio dell’Ordine dei Medici della provincia di Reggio Emilia e la direzione scientifica del dottor Glennis Menozzi, direttore del Centro di Telechirurgia mini invasiva ginecologica di Villa Verde, a cui hanno partecipato oltre cento medici chirurghi, specialisti e personale paramedico provenienti da tutta l’Emilia Romagna. Oltre venti gli specialisti che si sono alternati alla docenza nel corso del workshop per illustrare le ultime scoperte di una patologia che, in quanto a ricerca e studio, sia per la parte diagnostica che per il trattamento, presenta ancora ampi spazi di approfondimento. “Poco conosciuta anche tra gli addetti del mondo scientifico, l’endometriosi ha tempi di diagnosi lunghissimi: occorrono mediamente dai nove ai quindici anni – ha spiegato il dottor Menozzi – anni in cui la patologia può raggiungere anche stadi di gravità elevati causa di conseguenze irreparabili per l’apparato genitale femminile”. L’endometriosi, infatti, è una patologia aggressiva, considerata altamente invalidante, la cui diffusione è in aumento e che presenta una sintomatologia complessa: dolenze pelviche e ovariche, cicli mestruali dolorosi, cistiti ricorrenti, colon irritabile, stanchezza cronica, bassa resistenza alle infezioni, ecc. A Reggio Emilia, solo nell’ultimo anno, le strutture ospedaliere hanno curato 74 pazienti, di cui 28 trattate chirurgicamente, con una percentuale di recidiva pari al 10%, e un impatto psico-sociale devastante per le donne colpite e per le loro famiglie. “Per questo è importantissimo lavorare sulla prevenzione e la diffusione della sua conoscenza, per arrivare a formulare una diagnosi precoce a cui far seguire una terapia appropriata in grado di sconfiggere la malattia o limitarne le conseguenze – ha concluso il dottor Menozzi – così come è fondamentale affrontare la patologia con un approccio multidisciplinare, coinvolgendo un team articolato di professionisti di ginecologi, urologi, gastroenterologi e psicologi per affrontare il problema nella sua complessità e aiutare le pazienti a recuperare il proprio benessere psicofisico”.

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