In calo su tutto il territorio della Pianura Padana le concentrazioni di PM10. Lo rivela uno studio di due ricercatori modenesi



    smog_Eseguito per la prima volta dai ricercatori del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” – DIEF dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia uno studio sinottico sulla variabilità e l’andamento di lungo periodo del PM10 in pianura Padana, i cui risultati hanno suscitato l’interesse di una prestigiosa rivista internazionale di settore, Atmospheric Chemistry and Physics (ACP) dell’European Geosciences Union, che ne ha pubblicato i risultati.

    “I limiti delle concentrazioni atmosferiche di PM10, particelle che hanno un diametro minore di 10 micron (10 millesimi di millimetro) note anche come <polveri sottili>, stabiliti dalla UE e recepiti dalla normativa italiana – dice la prof. ssa Grazia Ghermandi, docente di Ingegneria Sanitaria Ambientale all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – rappresentano una vera sfida per le municipalità della pianura Padana, perché questa regione, densamente popolata, ha notoriamente condizioni meteoclimatiche ed orografiche sfavorevoli per la qualità dell’aria: infatti i superamenti di tali limiti sono ricorrenti anche nella città di Modena”.

    1. LO STUDIO

    Lo studio, dovuto ala prof. ssa Grazia Ghermandi ed all’ing. Alessandro Bigi del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, considerevole per l’ampio interesse territoriale indagato, ha riguardato l’andamento delle “polveri sottili” in tutta la Pianura Padana negli ultimi 14 anni: dalla provincia di Torino alla provincia di Padova, e da Asti a Rimini. Complessivamente sono stati esaminati i dati raccolti da 41 stazioni di misura ARPA presenti sul territorio (Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto), comprendendo in gran parte siti di fondo, urbani, suburbani e rurali, ovvero stazioni poste in aree residenziali o entro parchi cittadini, e alcune stazioni presso incroci molto trafficati. “La densità delle stazioni studiate – afferma la prof. ssa Grazia Ghermandi – varia da 1 a 6 per provincia, ed il loro numero dipende soprattutto dalla densità abitativa e dalle concentrazioni di inquinanti e, in parte, anche dalla longevità della stazione (a Modena solo la stazione presso il quartiere Torrenova ha rilevato il PM10 dal 1998 e per i 14 anni esaminati)”.

    2. I RISULTATI

    L’elaborazione dei dati e l’analisi di diversi indici hanno dimostrato come, pur permanendo una variabilità settimanale del PM10 legata alle emissioni di origine antropica, si siano registrate diminuzioni significative delle concentrazioni di PM10 su tutto il bacino Padano, variabili dall’1% al 4% all’anno. Inoltre, è stato dimostrato come tali diminuzioni siano in parte dovute a miglioramenti tecnologici relativi alle sorgenti emissive (ad esempio rinnovo della flotta veicolare, con motori più efficienti e migliori sistemi di controllo delle emissioni), mentre saranno necessari ulteriori studi per comprendere meglio il ruolo di quella parte di particolato atmosferico che si forma in atmosfera (secondario), e come si possa intervenire sui precursori della sua formazione, cioè sulle emissioni gas (come NOx), per potere ulteriormente ridurre le concentrazioni di particolato atmosferico.

    “L’attenzione sulle polveri sottili (PM10 ) – spiega l’ing. Alessandro Bigi – è aumentata tantissimo negli ultimi anni, nonostante ci sia stata una notevole diminuzione (anche del 40% in 10 anni) delle concentrazioni di questo inquinante. Questo calo è dovuto soprattutto a miglioramenti tecnologici stimolati da vincoli legislativi più stringenti, ma talvolta non sono percepiti positivamente dall’opinione pubblica, che spesso lamenta la presenza di limitazioni di vario tipo anche se mirate a contenere le emissioni”.

    3. MODENA

    Relativamente al territorio di Modena la stazione più longeva considerata è quella presso il quartiere Torrenova vicino a via Nonantolana, la cui situazione complessiva, considerando anche altri inquinanti lì misurati, era già stata ampiamente studiata in dettaglio in stretta collaborazione con ARPA Modena. Con ARPA è stato osservato come la stazione “Nonantolana”, in parte influenzata dal traffico stradale, sia quella che ha mostrato il calo percentuale maggiore di concentrazioni di PM10 su tutta la pianura Padana, dopo Forlì: tale calo è stato del 4.3% annuo, ovvero risulta dell’ordine del 60% se si considera il periodo dal 1998 a fine 2011. Inoltre, è stata una delle poche stazioni che ha avuto un calo significativo di PM10 già a fine anni ‘90, mentre in gran parte della Pianura Padana si sono avuti i cali maggiori dagli anni 2002 in poi.