Un termine apparentemente desueto come quello di “gloria” si rivela dispositivo efficace per mettere a fuoco una questione cruciale dell’esperienza contemporanea: la celebrità. In programma a Modena, Carpi e Sassuolo dal 12 al 14 settembre in 40 luoghi diversi delle tre città, la quattordicesima edizione del festival prevede lezioni magistrali, mostre, spettacoli, letture, giochi per bambini e cene filosofiche. Gli appuntamenti sono quasi 200 e tutti gratuiti.
Il festival, che lo scorso anno ha registrato oltre 200 mila presenze, è promosso dal “Consorzio per il festivalfilosofia”, i cui fondatori – ovvero i Comuni di Modena, Carpi e Sassuolo, la Provincia di Modena, la Fondazione Collegio San Carlo e la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena – sono i soci storici che hanno partecipato alla realizzazione del festival fin dalla prima edizione. (nella foto protagonisti conferenza stampa presentazione della 14esima edizione del Festivalfilosofia)
Piazze e cortili ospiteranno oltre 50 lezioni magistrali in cui maestri del pensiero filosofico si confronteranno con il pubblico sulle varie declinazioni contemporanee della gloria. Il percorso tematico prenderà le mosse dal suo carattere splendente, che rimanda al potere attrattivo della luce, a un tempo condizione di visibilità e meta di ogni desiderio di elevazione. Quando si associa la gloria alle stelle, si opera dunque qualcosa di più di una semplice metafora. In questa chiave prenderà rilievo propriamente filosofico anche il fenomeno tutto contemporaneo delle “vite spettacolari”, che ha al suo centro la visibilità e la messa in luce di sé. Le trasformazioni dell’ambizione e la riabilitazione dell’onore indicheranno nuove implicazioni antropologiche e morali del riconoscimento sociale, fino a giungere alle nuove sfide della democrazia alla prova del consenso mediatico. Senza dimenticare che la gloria è un tentativo di lasciare una traccia, un’impronta riconoscibile, non solo nei monumenti materiali, ma anche nella rappresentazione immateriale di sé tipica dei social media.
Quest’anno tra i protagonisti si ricordano, tra gli altri, Enzo Bianchi, Roberta de Monticelli, Roberto Esposito, Maurizio Ferraris, Umberto Galimberti, Giacomo Marramao, Michela Marzano, Salvatore Natoli, Massimo Recalcati, Chiara Saraceno, Emanuele Severino, Carlo Sini, Gustavo Zagrebelsky e Remo Bodei, Presidente del Comitato scientifico del Consorzio. Nutrita la componente di filosofi stranieri: tra loro i francesi Miguel Abensour (spagnolo di nascita), Nathalie Heinich e Marc Augé, che fa parte del comitato scientifico del Consorzio; il franco-libanese Milad Doueihi; il tedesco Gernot Böhme; i britannici Zygmunt Bauman ed Ellis Cashmore; lo spagnolo Javier Gomà. In brillanti fuori pista saliranno in cattedra due protagonisti della narrativa e del teatro. Alessandro Baricco (lectio Rotary) leggerà e commenterà le gesta di Achille nell’Iliade, mentre Alessandro Bergonzoni pronuncerà sulla gloria un intervento pirotecnico e sorprendente.
Il programma filosofico del festival propone anche la sezione “la lezione dei classici”: esperti eminenti commenteranno i testi che, nella storia del pensiero occidentale, hanno costituito modelli o svolte concettuali rilevanti per il tema della gloria, dal thymos platonico alla dottrina della magnanimità in Aristotele fino alla teoria dell’onore di Tommaso d’Aquino. Tra gli autori moderni, Guicciardini servirà per mostrare gli effetti dell’ambizione sulla scena politica, mentre con Hobbes emergeranno gloria e vanagloria come passioni del potere. Passando per lo snodo di Hegel, si incontrerà il tema cruciale del riconoscimento, mentre, arrivando alle questioni novecentesche, con Max Weber prende forma l’idea di potere carismatico e con von Balthasar la discussione teologica della Gloria si salderà alla teoria estetica.
Se le lezioni magistrali sono il cuore della manifestazione, un vasto programma creativo, in via di definizione, coinvolgerà narrazioni e performance, musica e spettacoli dal vivo, di cui saranno come d’abitudine protagonisti alcuni beniamini del pubblico. Non mancheranno i mercati di libri e le iniziative per bambini e ragazzi.
Oltre 30 le mostre proposte in occasione del festival, tra cui una personale di Mimmo Jodice, una mostra sull’iconografia di gloria della dinastia estense, una su Jamie Reid e lo schiaffo al potere del Punk inglese (con il sostegno di Gruppo Hera), una sulle celebrità in figurina, una sul ciclo affrescato dei Trionfi petrarcheschi nel Palazzo dei Pio di Carpi, e una dei ritratti Tullio Pericoli.
E, accanto a pranzi e cene filosofici ideati dall’Accademico dei Lincei Tullio Gregory per i circa settanta ristoranti ed enoteche delle tre città, nella notte di sabato 13 settembre è previsto il “Tiratardi”, con iniziative e aperture di gallerie e musei fino alle ore piccole.
Nelle piazze e nei cortili del festival si discuterà di come la gloria sia connessa allo splendore, di vite spettacolari e trasformazioni dell’ambizione, riabilitazione dell’onore e nuove sfide per la democrazia, ricordando che essa è un tentativo di lasciar traccia
A lungo marcata da uno spirito aristocratico-signorile e legata all’attribuzione di precedenza e privilegio, nel passaggio alle società democratico-egualitarie la gloria è divenuta opaca o obsoleta, lasciando il passo a qualità e diritti universalizzanti e “orizzontali”, ma lasciando anche insaturo il campo della virtù e del merito individuale. La pervasiva “società dello spettacolo” pare infatti distribuire a ciascuno la gloria solo in forma illusoria e degradata, impoverendo l’esperienza e fragilizzando le identità individuali, cui la sfera politica e sociale non offre altre occasioni di “vita migliore”. In tempi rapidissimi sembra essersi instaurato un regime dell’apparenza e della visibilità che morde anche la sfera del potere, erodendo i tradizionali meccanismi del consenso ed esponendo le democrazie a crescenti fenomeni di leaderizzazione e populismo.
Il lavoro dell’edizione si prefigge di contribuire a colmare il divario tra la velocità di tale cambiamento e le risorse concettuali e simboliche a disposizioni dei singoli, convocando le più influenti posizioni concettuali e avendo di mira soprattutto le trasformazioni profonde di cui la gloria è stata investita nel passaggio alle moderne società democratiche, egualitarie e “consensuali”.
Strutturato per gruppi di questioni, il programma filosofico porterà pertanto in primo piano un lessico concettuale a più voci dove si confronteranno prospettive filosofiche plurali e anche divergenti.
1. Luci
La prima pista di lavoro intende mettere in rilievo il carattere rilucente delle manifestazioni di gloria, connesso, come mostrerà Remo Bodei, Presidente del Comitato scientifico del Consorzio per il festivalfilosofia, al potere attrattivo della luce, al contempo condizione di visibilità e meta di ogni desiderio di elevazione. Piero Coda ne ricostruirà viceversa la versione teologica incentrata sul fulgore della gloria divina nell’alto dei cieli e sul suo intreccio con la carica di liberazione che essa riveste per la condizione umana. Alla “luccicanza” dell’ornamento, e alle implicazioni antropologiche e morali di questo aspetto della vita sensibile, sarà dedicata la lezione di Emanuele Coccia, mentre Eugenio Coccia e Alba Formicola, in un dibattito moderato da Marco Cattaneo e in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, discuteranno di come raggi cosmici e particelle di materia oscura siano messaggeri degli eventi più luminosi che avvengono nell’universo.
2. Vite spettacolari
Il secondo nucleo di questioni, dedicato alle “vite spettacolari”, incrocerà le più affilate riflessioni sul tema recente della celebrità, con quello cruciale della visibilità. Se da un lato Remo Bodei discuterà il nuovo statuto di durata e resilienza dei fenomeni di celebrità, dall’altro Nathalie Heinich mostrerà come la visibilità mediatica costituisca un capitale sociale fondato su una dissimmetria strutturale degli sguardi, che instaura così un nuovo rapporto tra eccellenza e merito. Il desiderio di essere visti che caratterizza tali fenomeni segnala inoltre, come noterà Gernot Böhme, l’affermarsi di un nuovo tipo di valore, quello di “messa in scena di sé”, tipico del mercato tardo-capitalistico delle immagini, in cui a essere esposti sono gli stili di vita. Il carattere rapace dello sguardo, che fa del vedere una forma di dominio, sarà viceversa discusso da Umberto Curi.
L’indagine ravvicinata sui processi di costruzione delle celebrità indicherà, nella proposta di Zygmunt Bauman, come lo star system contemporaneo si avvalga di operatori e si rivolga a destinatari che incarnano le forme di consumo tipiche dell’epoca della modernità liquida. Un caso specifico è quello delle celebrità sportive oggetto della lezione di Ellis Cashmore, che mostrerà la loro inclusione in un circuito di “show business” che ridefinisce il rapporto tra prodezza atletica e riconoscimento sociale.
In contrasto con i modelli correnti della celebrità, Jean-Luc Nancy mostrerà che l’adorazione non costituisce la venerazione feticistica e consumistica degli idoli del momento, ma si esprime nella gioiosa accoglienza del fortuito di cui sono intessuti il mondo e l’esistenza.
La costruzione di modelli gloriosi ed esemplari di vita è evidente in una seria di figure che declinano a vario titolo il lessico della gloria. La parola omerica che tramanda le gesta di Achille resta paragone essenziale nella costruzione della fama: sarà Alessandro Baricco (in una “Lectio Rotary”) a farla risuonare in un lavoro sul testo che alternerà riflessione e lettura, commento, riscrittura e montaggio. Sempre alle gesta belliche e ai contesti culturali che istituiscono il confine tra coraggio e valore nelle azioni degli eroi di guerra sarà dedicata la lezione di Fabio Mini, mentre Daniele Giglioli, prendendo il tema della gloria per così dire a rovescio, mostrerà come oggi siano le vittime, con la forma cava della loro esistenza, a fornire un’immagine compiuta della pienezza cui gli uomini aspirano. La traccia del modello eroico si può seguire anche nel contesto domestico, dove le trasformazioni della figura paterna, come indicherà Massimo Recalcati, ne ridefiniscono l’autorità immettendo a un nuovo tipo di rapporto tra padri e figli. Speciale è in questa chiave l’esperienza di Friedrich Nietzsche, per alcuni aspetti il più celebre dei filosofi, raggiunto dalla fama ed eretto a modello nel momento in cui, come mostrerà Maurizio Ferraris, la sua traiettoria esistenziale entrava nel cono d’ombra della follia.
Figura a parte, perché anti-modello, sono gli uomini d’onore di cui parlerà Marino Niola, attori di una società le cui motivazioni e rituali collidono radicalmente con i princìpi della società civile.
3. Trasformazioni dell’ambizione
Il terzo nucleo di questionicondenserà le prospettive che si interrogano sulle trasformazioni contemporanee del grande tema classico e moderno dell’aspirazione alla gloria quale motore potente – e ambivalente – dei destini individuali e collettivi. Tra i nomi assegnati dalla cultura a questo motore spicca la “vanagloria”, di cui Umberto Galimberti traccerà da una parte il carattere relazionale, connesso col tema del riconoscimento, mettendone in risalto dall’altra la radice riflessiva nella stima di sé. In un differente registro semantico l’accento cade su “orgoglio”, inteso come affermazione ed espansione dell’io, di cui Laura Bazzicalupo mostrerà la configurazione contemporanea, da cui sembrano essere scomparsi i tratti “eroici” di cui essa era rivestita in passato. Uscendo per così dire dai confini dell’io Salvatore Natoli si intratterrà sul tema della lode, là dove la gloria meritata si appaia alla gloria che viene resa.
Alla dialettica tra passione per la distinzione e ricerca di riconoscimento è dedicato l’intervento di Barbara Carnevali, che partendo dalla questione del prestigio mostrerà come la condizione sociale si esprima sempre nello statuto dell’apparenza. Spingendo l’analisi nel cuore della contemporaneità, Michela Marzano si soffermerà sul modo in cui tutti si può essere protagonisti della propria vita, costruendo e chiedendo riconoscimento per la propria singolarità, in controtendenza con i meccanismi di anonimato e intercambiabilità che sembrano dominare l’epoca.
4. La riabilitazione dell’onore
Contiguo alla gloria, e parimenti ambivalente, il campo dell’onore pare oggi attraversato da molteplici strategie teoriche che ne promuovono profonde revisioni. Perno del discorso contemporaneo sull’onore e indicatore della sua trasformazione è il concetto di “rispetto” di cui si occuperà Roberta de Monticelli, sottolineando come esso valga quale principio di attenzione verso tutte le persone, dunque come riabilitazione della dignità di ognuno senza diseguaglianze morali e gerarchiche. Suo gemello è il concetto di “dignità”, corredo inviolabile di ogni persona, attraverso il quale Gustavo Zagrebelsky mostrerà il contenuto morale dei diritti fondamentali.
Il rovescio di questi princìpi si rende visibili nel sentimento di vergogna, soprattutto nella versione corrente all’interno della società dello spettacolo, dove, come argomenterà Gabriella Turnaturi, essa sembra imperniarsi sul riconoscimento della propria incapacità di corrispondere alle aspettative di successo.
All’onore come vero e proprio principio organizzatore di una compiuta democrazia moderna è dedicato l’intervento di Francesca Rigotti, che farà da questo punto di vista il paio con la lezione di Javier Gomà, imperniata sulla necessità di ricostituire paradigmi di esemplarità della condotta pubblica e privata.
Sulla linea di confine tra privato e società, ossia nel contesto della famiglia, il comandamento di onorare il padre e la madre richiede, secondo Chiara Saraceno, un ripensamento che lo declini non a partire dal ruolo e dal potere, ma in base al merito educativo e relazionale.
La questione del valore nell’attribuzione di onore immette nella discussione sullo statuto della reputazione, di cui Gloria Origgi traccerà la valenza epistemologica, indicando come i sistemi di reputazione siano indispensabili per ricavare da qualsiasi corpus di sapere informazioni adeguatamente valutate. Milad Doueihi ne discuterà criticamente il significato all’interno della cultura digitale, caratterizzata da nuovi criteri di pertinenza e di persuasione sociale che incentrano i sistemi di raccomandazione sulle nozioni di misurabilità, dunque di automatismo, e “vicinanza”.
5. Le democrazie alla prova della gloria
La quinta pista di lavoro attraversa le trasformazioni subite dal rapporto tra potere e consenso. Lo scenario filosofico, tratteggiato da Roberto Esposito, è dominato dalla permanenza di un dispositivo teologico-politico, riproposto anche dall’attuale primato dell’economia, che determina un rapporto tra autorità e potere di cui è tuttavia possibile pensare un superamento.
I destini dell’ordine simbolico del potere si situano anche su un altro piano, ricostruito da Giacomo Marramao, che mostrerà come sia decisivo distinguere il potere dai potenti, i limiti del suo esercizio dall’abuso, ricostruendo i nessi che connettono le attuali trasformazioni del potere alle sue lontane radici simboliche. E a una politica in cerca di nuova legittimazione e di meritata gloria è dedicato l’intervento di Carlo Galli, che farà il punto sulle élite contemporanee e sul loro valore.
Ai nuovi orizzonti del consenso, in un processo di legittimazione non riducibile al populismo, sono dedicati gli interventi di Geminello Preterossi, ruotante attorno a un possibile nuovo significato costituzionale per l’idea di “egemonia”, e di Miguel Abensour, che recuperando l’antica questione della “servitù volontaria” focalizzerà un’idea critica di democrazia.
Sul piano dello status e dell’accesso ai beni, i processi di democratizzazione e le nuove forme dell’elitizzazione si riflettono in un cambiamento nei beni di lusso, non più vettore di emulazione e ascesa sociale, come sosterrà Alessandro Casiccia, ma indicatore della crescente diseguaglianza tra ultraricchi e ultrapoveri.
Un potere invisibile ma cruciale è infine secondo Carlo Sini quello della cultura, che mediante il linguaggio, fissando i confini del dicibile, istituisce le condizioni della glorificazione in modo prioritario rispetto agli stessi meccanismi della visibilità.
6. Impronte di gloria
Alimentata dalla volontà di imprimere un segno tangibile di sé e delle proprie imprese, la gloria si è oggettivata in una molteplicità di tracce visibili la cui posta in gioco è la conquista del tempo.
Non meno che l’eterno è l’orizzonte in cui Emanuele Severino colloca il destino dell’uomo e la gloria che lo attende. Enzo Bianchi si soffermerà sullo “spettacolo” della Passione di Cristo nel suo rapporto inscindibile con l’evento della Resurrezione quale è testimoniato soprattutto dal Vangelo di Giovanni. Anche la gloria letteraria, sosterrà Marc Augé, membro del Comitato scientifico del festival, si inserisce nel tempo e come quella politica o militare si misura solo nello sguardo della posterità, benché nel mondo contemporaneo prevalga una celebrità istantanea.
A queste impronte se ne aggiungono di più materiali e concrete, perché le politiche di distinzione si scorgono anche nei manufatti urbani, là dove le città si segmentano in quartieri, alti e bassi, che riflettono una differenziazione sociale, come mostrerà Bernardo Secchi.
Nell’epoca contemporanea ciascuno può viceversa erigere un monumento a se stesso, nella peculiare combinazione di rispecchiamento e condivisione che caratterizza il selfie, la traccia fotografica di sé che si lascia sui social media per affermare la propria identità digitale: ne parlerà Vanni Codeluppi.
7. La lezione dei Classici
Completerà il programma filosofico la sezione “Lezione dei classici”, secondo la formula sperimentata con successo a partire dal 2009: grandi interpreti del pensiero filosofico discutono le opere che hanno maggiormente segnato la riflessione sul tema della gloria.
La questione del thymos nella Repubblica di Platone, intesa come forma originaria dell’aspirazione alla grandezza e all’elevatezza, verrà commentata da Mario Vegetti, che ne mostrerà anche la connessione con la teoria dell’immortalità dell’anima. Enrico Berti, in una lezione dedicata all’Etica Nicomachea di Aristotele, ricostruirà viceversa la dottrina della magnanimità (megalopsychia), mentre sempre lungo la linea delle qualità morali necessarie alla gloria Carla Casagrande si soffermerà sulla teoria dell’onore nella Summa teologica di Tommaso d’Aquino.
In contesto moderno, Carlo Varotti affronterà un autore chiave rispetto al tema, ossia Francesco Guicciardini, che nel suo Dialogo del reggimento di Firenze ha discusso le conseguenze dell’ambizione sulla stabilità degli ordini politici. Michelangelo Bovero, invece, ricostruirà il complesso rapporto tra gloria e vanagloria negli Elementi di legge naturale e politica di Thomas Hobbes, intesi come motore dell’azione e come nucleo passionale del potere politico. Sarà Remo Bodei, in un’analisi della Fenomenologia dello spirito di Hegel, a discutere la questione del riconoscimento, di cui quest’opera costituisce il punto di partenza teorico.
Venendo al Novecento, Francesco Tuccari riprenderà la teoria del potere carismatico e l’analisi della leadership politica elaborata da Max Weber in Economia e società, mentre Giuseppe Ruggieri mostrerà la connotazione estetica della teologia della Gloria di Hans Urs von Balthasar.
Un outsider di lusso come Alessandro Bergonzoni trascinerà infine il pubblico “all’ombra della gloria del palmo di mano”, in una vorticosa scalata di giochi linguistici e associazioni concettuali.
LA GLORIA È SERVITA. I MENU FILOSOFICI DI TULLIO GREGORY
Il noto filosofo e gourmet ha ideato un percorso gastronomico che verrà proposto per tre giorni in oltre 70 ristoranti ed enoteche di Modena, Carpi e Sassuolo. Tradizione, ironia e buona cucina ispirano anche la “razionsufficiente”, il cestino del festival per pranzare e cenare a 5.00 euro, e “la portata dello chef”, lo street food dei grandi chef modenesi
È la gloria l’ingrediente principale dei nove “menu filosofici” ideati da Tullio Gregory che verranno proposti dal 12 al 14 settembre in oltre 70 ristoranti ed enoteche di Modena, Carpi e Sassuolo. L’iniziativa, ormai consolidata, sottolinea la centralità del convito nella civiltà umana e ne celebra gli artefici di cucina e di bottega.
Tullio Gregory firma la sezione “cucina filosofica” del festivalfilosofia fin dalla prima edizione. Già professore di Storia della Filosofia alla “Sapienza” di Roma, fondatore del Centro Studi del Cnr sul Lessico intellettuale europeo, direttore dell’Enciclopedia Italiana di scienze, lettere e arti, edita dall’Istituto Treccani, membro del Comitato scientifico del festivalfilosofia e noto gourmet, Gregory ha ideato menu per pranzi e cene filosofici all’insegna della tradizione e a partire dai prodotti tipici modenesi e della cucina dell’Emilia-Romagna (menu completi e indirizzi dei ristoranti si possono consultare nel sito www.festivalfilosofia.it).
Spiega Gregory: “Vi è chi cerca la gloria in cielo, chi in terra; chi nella contemplazione del vero, chi nella manipolazione del falso; chi sui campi di battaglia, chi negli spettacoli televisivi: ognuno cerca la gloria secondo miti e riti antichi e moderni, inseguendo modelli aristocratici o populisti, del santo martire o dell’icona pop. Noi abbiamo pensato di proporre una via antropocentrica alla gloria, anche per reagire alle tante polemiche contro questo povero uomo: celebreremo le glorie del creato nelle mediazioni dell’homo faber e edens, dei cuochi, gloriosa stirpe di antichi sacerdoti del nostro vivere quotidiano: con loro potremo ripercorrere le strade maestre della cucina emiliana, in modo sobrio e umano, anche per uscire dalle strettoie problematiche dei vari ideali di gloria legati alla spettacolarità e al potere, al narcisismo, all’immagine e all’apocalisse del consenso”. Da qui l’idea di articolare i menu filosofici per rispondere al desiderio di una “gloria tutta mondana”, pronta a essere consumata in gustose portate create dalla tradizione enogastronomica emiliana.
Ecco dunque serviti in tavola i principi di gloria, vertici della nostra cultura – aristocratica e democratica – che si concretizzano nel trionfo della pasta sfoglia: dalle lasagne, ai tortelli ai tortellini, per finire con la torta di tagliatelle. Si passa poi alla gloriosa enciclopedia, non quella celeberrima di Diderot e d’Alembert, ma quella dell’animale per eccellenza enciclopedico, il maiale, servito in tutte le sue declinazioni: gnocco fritto e tigelle con lardo e affettati misti, gramigna al torchio rigorosamente con salsiccia, cotechino di Modena e piedini di maiale in agrodolce. È il bollito misto, accompagnato da saba, salsa verde e mostarde locali a conquistare la sommità della gloria mundi, mentre i profumi di gloria sono quelli degli arrosti misti di galletto, faraona e coppa di maiale. Ai più golosi si consiglia un intermezzo di metamorfosi gloriose con delle croccanti fritture alla modenese con calzagatti, carne, verdure, frutta e crema; chi ama il pesce può tuffarsi invece nella gloria liquida del baccalà, dell’anguilla e dei pesci poveri, ricchi di fosforo, necessario ai nostri stanchi pensieri. La gloria volatile del ragù di anatra e del piccione in casseruola racchiude le migliori proposte per gustare questi animali, quasi sempre di cortile (ma in fondo siamo tutti animali da cortile). Il pancotto, gli spaghetti alla cipolla e il tortino di patate conducono i commensali a un ascetismo glorioso, ma soprattutto goloso.
Si chiude con i notturni di gloria, un menu più semplice ma altrettanto saporito pensato per le ore piccole nelle enoteche, dove i pasti sono più rapidi, all’insegna di stria, gnocco al forno, prosciutto e affettati, parmigiano reggiano, pecorini e lambruschi modenesi, per chi è alla ricerca di fugaci ma appetitosi incontri.
Non manca una soluzione veloce ed economica per pranzare e cenare, che permette di seguire i ritmi delle lezioni magistrali e di assaporare piatti e prodotti tipici della provincia di Modena. È la “razionsufficiente”, in vendita a 5,00 euro nei giorni del festivalfilosofia: un primo caldo, un secondo di carne o pesce, un contorno di verdura o legumi, pizze o panini con misti di formaggi o di affettati, frutta, dolce e acqua: tanti mix secondo la fantasia della bottega. Il cestino del pranzo è in vendita a Modena al mercato coperto Albinelli, vicino a piazza Grande, a Carpi al Circolo culturale Mattatoio, vicino a Piazzale Re Astolfo, e a Sassuolo in diversi esercizi tra Piazzale della Rosa e Piazza Garibaldi.
E anche quest’anno ad arricchire l’offerta gastronomica torna l’iniziativa “La portata dello chef”: poche essenziali ricette, realizzate da mani esperte con i prodotti tipici di Modena, stimolate da estro creativo. È lo street food proposto dagli Chef del Consorzio Modena a Tavola nel chiosco di Piazza Matteotti a Modena.
CUCINA FILOSOFICA 2014
- Principi di gloria
Lasagne al forno
Tortelli di ricotta con le biete
Pasticcio di tortellini in crosta
Riso con le verze
Torta di tagliatelle
- Gloria mundi
Tortellini in brodo o quadretti in brodo
Bollito misto
Saba, salsa verde e mostarde locali
Cipolline in agrodolce
Zuppa inglese
- Profumi di gloria
Tagliatelle al ragù o rosette al forno
Arrosti misti di galletto, faraona e coppa di maiale
Patate arrosto
Bensone con vino bianco dolce
- Gloria volatile
Maccheroni al pettine con ragù di anatra
Piccione in casseruola
Radicchio verde con aceto balsamico tradizionale di Modena
Crostate della nonna con prugne e mele cotogne
- Gloriosa enciclopedia
Gnocchini fritti e tigelle con lardo, prosciutto di Modena Dop e affettati misti
Gramigna al torchio con salsiccia
Cotechino di Modena Igp in galera o piedini di maiale in agrodolce
Radicchi di campo al lardo con aceto balsamico tradizionale di Modena
Amaretti di Modena
- Metamorfosi gloriose
Calzagatti fritti
Tortelli di zucca o gnocchetti di patate
Fritto misto alla modenese con carne, verdure, frutta e crema
Mirtillo nero dell’Appennino
- Gloria liquida
Alici e pesciolini marinati o frittelle di baccalà
Risotto al baccalà
Anguilla in umido con le verze
Fragole all’aceto balsamico tradizionale di Modena
- Ascetismo glorioso
Pancotto
Spaghetti al torchio con cipolla o tagliatelle ai funghi porcini
Tortino di patate di Montese
Melanzane alla parmigiana
Torta di riso
- Notturni di gloria – Menù per enoteche
Stria, gnocco al forno e pane comune
Prosciutto di Modena Dop e affettati misti
Parmigiano Reggiano Dop 30 mesi e Pecorini dell’Appennino con marmellata di amarene brusche di Modena Igp
Selezione dei Lambruschi doc modenesi: Sorbara, Castelvetro, Salamino di Santacroce e Modena