La messa in sicurezza del territorio dalle avversità ambientali e la prevenzione attiva laddove esistano dei rischi concreti in zone nevralgiche sono prerogative del sistema di bonifica così come il monitoraggio e la conseguente segnalazione immediata delle possibili cause che li determinano. All’indomani della conclusione del dibattito in Commissione Regionale Ambiente sulle reali cause che hanno contribuito in modo decisivo a creare lo sgretolamento dell’argine del Secchia nel modenese – attribuite in modo diretto all’erosione progressiva esercitata da nutrie, tassi, istrici e volpi – l’UNIONE BONIFICHE DELL’ EMILIA ROMAGNA per bocca del suo presidente Massimiliano Pederzoli sottolinea quanto sia fondamentale un’opera di salvaguardia su tutto il territorio e come sia impellente su tutta la rete una verifica immediata volta a scongiurare ulteriori disastrose inondazioni per comunità e aziende agricole messe pesantemente in ginocchio. Pederzoli, che fu tra i primi a denunciare pubblicamente il fenomeno dell’attività grave e costante di questi animali, privi di antagonisti sul loro habitat, rimarcò in quei giorni l’importanza di fare chiarezza su un possibile piano di abbattimento per evitare la diffusione a dismisura delle specie che scavano tane profonde negli argini dei nostri corsi d’acqua, argini che devono proteggere tutti, uomini e cose. “Quando denunciavamo apertamente il fenomeno mesi fa – rimarca Pederzoli – qualcuno sorrideva, ora che c’è la scientificità di una Commissione è un dato conclamato. La strada da percorrere resta comunque una sola e se non troviamo al più presto una soluzione preventiva sull’attività di questi animali pericolosi finiremo per ridurre ad un groviera. Basta coi dibattiti che non finiscono mai, servono soluzioni per fronteggiare efficacemente un sistema sempre più vulnerabile”.