Filippi (FI): “Creiamo posti di lavoro con i progetti sull’A22”



    La situazione economica della Provincia di Reggio Emilia, della nostra regione e dell’Italia è oggi di estrema gravità, e purtroppo non si vedono segni palesi di miglioramento.
    Il problema LAVORO è sempre più drammatico, con i noti livelli di disoccupazione e inoccupazione. Una situazione veramente difficile che richiederebbe di concentrare ogni risorsa disponibile ed ogni sforzo per creare occupazione anche attraverso la realizzazione di opere di pubblica utilità.
    I vincoli europei e quelli legati al patto di stabilità impediscono l’utilizzo di risorse presenti in cassa ma non utilizzabili. In questo groviglio di vincoli, vi sono però degli atteggiamenti e delle normative che impediscono, sembra quasi per cattiva volontà, di utilizzare anche risorse non pubbliche già disponibili.
    Un esempio clamoroso di questa situazione è rappresentato dalle opere già progettate dell’autostrada del Brennero. Come è noto A22 è una solida autostrada italiana che collega la pianura Padana all’Austria e alla Germania. È partecipata dai nostri Enti territoriali, anche se improvvidamente alcuni di questi, all’inizio degli anni 2000, hanno preferito fare cassa e cedere la propria partecipazione. Hanno infatti venduto le loro quote: Camere di Commercio, alcuni Enti locali, il comune di Modena, il comune di Carpi, alcune banche ecc.; tanto che gli Enti emiliani che all’inizio possedevano complessivamente oltre il 15%, ora posseggono meno del 7% di A22.
    Eppure la redditività delle partecipazioni negli ultimi dieci anni è continuamente aumentata, ad esempio la provincia di Reggio Emilia che ora vuole vendere la sua partecipazione per sanare i buchi dell’Ente Fiere di Reggio Emilia, incassa per il suo territorio all’incirca 650.000 euro di dividendi all’anno.
    A22 ha in programma una serie di opere straordinarie per valenza pubblica e per valore complessivo. Mi pare utile farne un elenco, tralasciando l’importante ruolo nel raddoppio ferroviario attraverso il Brennero, della più grande via di comunicazione transalpina finanziato dall’autostrada medesima.
    Sottolineo innanzi tutto i 750 milioni di Euro destinati alla costruzione della terza corsia autostradale da Verona a Modena, opera bloccata da ormai due anni, dopo l’approvazione di tutti i progetti, per pastoie legate al rinnovo della concessione.
    Vi è poi la Cispadana – da Reggiolo a Ferrara – che non è mai partita nonostante tutti gli annunci fatti, la sua realizzazione comporta una spesa di un miliardo e 150 milioni di Euro a carico dell’ATI che ha come maggiore azionista del project financing l’Autobrennero.
    Da non dimenticare il raccordo Modena – Sassuolo, già assegnato per la costruzione e la concessione. Il costo del raccordo è di circa 650.000 Euro, per due/terzi a carico dell’ATI che ha come socio di maggioranza assoluta l’ Autobrennero.
    E infine, ma non per importanza, la Ferrara – Mare autostradale, opera di cui l’A.T.I. (società partecipata con il 51% da A22) ha già registrato la concessione sia per la gestione, sia per la costruzione per un costo di 560 milioni di Euro.
    Insomma, A22, questo grande tesoro, uno dei pochi rimasti pubblici, ha la possibilità di realizzare opere per circa 3 miliardi di Euro, buona parte delle quali riguardano la provincia di Reggio Emilia.
    Perché non si riesce a partire con i lavori? O non si vuole iniziare? Perché si trascura la preparazione dei piani attuativi finanziati da queste ingenti risorse, che non hanno eguali, e che potrebbero essere doppiamente utili in un momento così drammatico? È trascuratezza o è il dominio da parte della burocrazia? C’è qualcosa che non ci risulta chiaro.
    Di questa situazione è ben consapevole l’assessore ai trasporti della regione Emilia-Romagna che è stato seduto per anni nel consiglio di amministrazione della società autostradale.

    (Fabio Filippi)