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Legge di parità, il Consiglio comunale di Modena chiede politiche di genere in tutti i settori

Il Comune collabori per la messa in campo di tutte le azioni utili a sostenere l’applicazione della legge regionale sulla parità di genere e a integrare le politiche di genere all’interno di tutti gli organismi e i tavoli di confronto. Lo chiede il Consiglio comunale approvando un ordine del giorno presentato dalla maggioranza con il voto a favore di Pd, Sel, M5s, Per me Modena, CambiaModena. Il documento, illustrato in Aula da Simona Arletti (Pd), è stato emendato su proposta di Adriana Querzé (Per me Modena).

La mozione, di fatto, chiede alla Giunta di integrare le politiche di genere in tutti i settori in modo trasversale, invece che collocandole all’interno di un unico assessorato. Tra gli elementi oggetto di sollecitazione il sostegno della diffusione della cultura paritaria attraverso azioni di educazione e formazione alla cittadinanza di genere, alla non discriminazione e alla prevenzione e al contrasto di ogni forma di violenza; l’elaborazione di statistiche di genere; l’utilizzo di un linguaggio non discriminante e rispettoso; l’avvio di un percorso per costruire un Bilancio di genere dell’ente; il completamento del restauro di Villa Ombrosa destinata a futura “Casa delle donne”; “la promozione di ogni azione utile a integrare e migliorare la conciliazione degli orari e dei tempi della città e la condivisione del lavoro di cura tra uomini e donne, anche utilizzando le potenzialità della Smart city”, come previsto dall’emendamento approvato.

 “IMPEGNO TOTALE PER SOSTENERLA”

Il dibattito in Consiglio sulla normativa regionale. Il sindaco Muzzarelli: “Faremo altri atti per rafforzare l’impianto. In prima linea per il futuro della comunità”

“La legge sulla parità comprende scelte positive per tutta la comunità regionale; come Amministrazione faremo altri atti per rafforzare questo impianto. Siamo stati in prima linea sui concetti di libertà ed emancipazione, ora ci rimettiamo in prima linea, con un impegno totale, per nuovi traguardi che portino donne e uomini verso il futuro”.

Così il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli ha accolto la presentazione della legge regionale di Roberta Mori, presidente della Commissione assembleare per la parità, nella seduta del Consiglio comunale di giovedì 18 settembre. Sul tema è stato discusso e approvato anche un ordine del giorno presentato dalla maggioranza (a favore Pd, Sel, M5s, PerMeModena, CambiaModena, contro FI, Udc e Ncd).

Per il Pd, Caterina Liotti ha ricordato che la legge è frutto di un’iniziativa popolare e ha sottolineato che “bisogna evitare che rimanga solo sulla carta. L’Italia è tra i Paesi con il più basso livello di parità e non perché manchino le leggi ma piuttosto un ambiente che le possa rendere efficaci”. Per Grazia Baracchi “qualcosa si sta sbloccando e questa legge lo dimostra. Oggi è necessario spingere su un cambiamento aperto a tutti, un cambiamento pensato, dialogato e agito con gli uomini. In questo senso, è importante per le istituzioni continuare a proporre iniziative formative”. Secondo Giulia Morini la legge è un risultato importante: “La violenza è un fenomeno culturale, perché dietro ci sono stereotipi come quello dell’uomo forte che decide per la donna. È necessario attivare strumenti di supporto per consentire alla donna di uscire da situazioni di ricatti fisici, psicologici ed economici”. Federica Venturelli ha sottolineato che “aumentare la presenza delle donne nei posti di lavoro è fondamentale, ma non basta se non porta anche a politiche di conciliazione e a un nuovo modo di lavorare. Altrimenti queste donne rimarranno sempre a livelli più bassi e saranno costrette alla scelta penosa tra famiglia e carriera”. Simona Arletti ha sottolineato che “se si guardasse con occhi diversi, il problema della violenza alle donne sarebbe il più importante problema di salute pubblica del Paese”. La consigliera ha inoltre ricordato che “dalla salute della donna dipende la salute dei minori e anche quella degli anziani”. Soddisfazione per la legge regionale è stata espressa anche da Marco Cugusi di Sel: “È stata fortemente voluta dalle donne e dagli uomini di sinistra – ha detto – e rappresenta un sostegno alla già avanzata rete di servizi presenti in Regione, dai quelli per l’infanzia a quelli per favorire la fuoriuscita della donna da spirali di violenza”.

Giuseppe Pellacani dell’Udc ha parlato di “normativa in larga parte condivisibile”, ma ha espresso perplessità su “una serie di punti, perché si limitano a enunciazioni e non sono certo – ha aggiunto – che daranno i risultati sperati”. Il consigliere ha inoltre espresso contrarietà all’ordine del giorno. Anche Adolfo Morandi di FI ha sottolineato che “come enunciazioni di principio non si può che essere d’accordo, ma si ha la netta impressione che sia la legge che la mozione puntino molto sulle parole e non su fatti concreti. Il problema della parità di genere è presente – ha aggiunto – ma viene anche troppo enfatizzato”. Per il Movimento 5 stelle, Mario Bussetti ha espresso la posizione favorevole del gruppo alla legge e alla mozione: “Ci auguriamo che nel tempo si lavori molto di più sull’aspetto culturale – ha detto – perchè avere una rappresentanza imponendola significa che ancora una disparità in atto”. Elisabetta Scardozzi ha espresso l’auspicio “che in fase di attuazione ci sia massima trasparenza e controllo, ad esempio sulle modalità con cui gli enti locali stipulano convenzioni con soggetti del no profit per la gestione dei centri antiviolenza e delle case rifugio, e che ci si preoccupi della verifica di come verranno usati i fondi”. Un plauso all’impegno civile delle associazioni femminili per il lavoro fatto a monte della legge è arrivato da Antonio Montanini di CambiaModena che ha evidenziato come “il punto di partenza e la responsabilità di questa Amministrazione è far sì che questa legge non rimanga sulla carta: serve supporto logistico, organizzativo, sociale e psicologico”. Luigia Santoro del Ncd si è detta “poco appassionata a questi temi: le donne in gamba fanno carriera nel lavoro anche con una famiglia – ha affermato – al massimo è presente una questione di meritocrazia. Viste le scarse risorse economiche credo ci siano priorità diverse rispetto alla realizzazione della Casa delle donne”. Anche Adriana Querzé di Per me Modena ha parlato di “risultato importante di cui si sente la necessità. Credo che nelle politiche di genere serva concretezza”, ha aggiunto. “È necessario fare azioni e avere la forza di misurarne gli effetti, con l’onestà intellettuale di ammettere quando non hanno ottenuto risultati sufficienti”.

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