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Crisi settore metalmeccanico, 50 modenesi oggi a Roma

Claudio_Mattiello_FimC’erano anche cinquanta modenesi tra le migliaia di delegati sindacali, lavoratori e cassintegrati delle aziende metalmeccaniche in crisi che hanno partecipato stamattina al presidio organizzato dalla Fim-Cisl nazionale in piazza Montecitorio a Roma. «La crisi dell’industria e la mancanza di lavoro devono tornare a essere la priorità assoluta dell’azione politica – afferma il segretario provinciale della Fim-Cisl di Modena Claudio Mattiello – La mancanza di una politica industriale la pagano soprattutto i lavoratori metalmeccanici. Tra il 2008 e 2013 l’industria metalmeccanica modenese ha perso 440 aziende, mentre gli addetti sono calati di quasi 5 mila unità. Le ore di cassa integrazione autorizzate nel 2008 furono 143.666; l’anno scorso sono state 5,3 milioni». Le difficoltà del settore sono confermate dai dati regionali: in Emilia-Romagna, tra il giugno 2008 e lo stesso mese del 2013, il numero dei metalmeccanici è sceso del 13 per cento (da 275.378 a 240.348), quello delle aziende dell’11 per cento (da 30.336 a 27.043). «È una vera e propria catastrofe sociale, senza contare – continua Mattiello – che le previsioni per il 2014 non sono affatto incoraggianti. Il timore è che purtroppo tanti altri lavoratori si troveranno senza posto». L’unica nota positiva è rappresentata dalle esportazioni che, nonostante la crisi, sono tornate ai volumi del 2008. Oggi l’export del settore metalmeccanico emiliano-romagnolo vale oltre 32 miliardi di euro, a fronte dei 22,7 miliardi del 2009 e dei 26,7 miliardi del 2010. «Segno che ci sono dei punti fermi da cui ripartire – sottolinea Mattiello – Per farlo, però, occorre che tutti facciano la loro parte, a partire dalla politica e dalle istituzioni. Sull’altare del bene comune i lavoratori sono i soli che, con i loro sacrifici, stanno pagando un prezzo altissimo. Ora non possiamo più permetterci di perdere neanche un posto di lavoro. Per questo oggi siamo andati a Roma e abbiamo chiesto alla politica – conclude il segretario provinciale della Fim-Cisl – di sciogliere i nodi che rendono l’Italia e l’Emilia-Romagna non più competitive».

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