E’ stato coinvolto, ed ora condannato, nell’ambito della maxi operazione antiriciclaggio condotta nell’agosto del 2011 sotto la direzione della D.D.A. di Reggio Calabria che portò a bloccare una colossale operazione di riciclaggio di denaro, messa in piedi attraverso l’intermediazione di esponenti di spicco della ‘ndrangheta e di Cosa Nostra. Venti, all’epoca, le persone arrestate in tutta Italia con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, alla truffa e alla falsificazione di titoli di credito. Tra loro anche un imprenditore calabrese 60enne originario di Polistena trasferitosi nel reggiano dove l’altro pomeriggio è stato arrestato dai Carabinieri di Rubiera che hanno dato esecuzione all’ordine di carcerazione emesso dall’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi essendo divenuta esecutiva la sua condanna. Per quei fatti infatti l’imprenditore calabrese è stato condannato a 3 anni e 2 mesi di reclusioni che sottratti i periodi di carcerazione lo vedevano dover scontare un residuo pena pari a 2 ani 8 mesi e 4 giorni di reclusione. Dall’altro pomeriggio il 60enne A.N., si trova ristretto presso il carcere di Reggio Emilia dove è stato condotto dai Carabinieri. L’indagine Artù di cui si è fatto cenno in premessa, il cui primo riscontro è stato il sequestro a Rosarno (RC) il 29 settembre del 2009 di un Certificato di deposito (in oro) del valore nominale di 870 milioni di dollari, operato nei confronti di due persone originarie di Taurianova, vicini alla cosca egemone Fazzalari-Viola-Avignone, inflisse un durissimo colpo ai suoi organizzatori ed esecutori. Nell’agosto del 2009 il GIP del Tribunale di Reggio Calabria, al termine di una complessa ed articolata indagine, emise 20 ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti coinvolti nell’inchiesta tra cui l’odierno calabrese condannato per i suo coinvolgimento.