5°Osservatorio Intesa Sanpaolo-Mediocredito Italiano: in Emilia Romagna 1.128 Reti d’impresa



    denaro_euroIl quinto Osservatorio Intesa Sanpaolo–Mediocredito Italiano sulle Reti d’Impresa fotografa un fenomeno molto vivace che si sta avvicinando al traguardo delle 10.000 aziende in rete. Lo dicono i dati al 31 ottobre 2014: sono 1.770 i contratti di rete registrati in Camera di Commercio, con il coinvolgimento di 9.129 imprese.

    La classifica regionale è guidata dalla Lombardia con 2.019 imprese in rete, seguono l’Emilia Romagna con 1.128 imprese e la Toscana con 982 imprese coinvolte. Circa il 45% delle imprese italiane in rete si trova in queste tre regioni. L’Abruzzo è la più attiva, con lo 0,46% delle imprese regionali in rete. A livello nazionale, invece, ci si ferma allo 0,18%. Nella classifica per provincia, il primato spetta a Milano con 667 imprese, mentre Bologna è quinta con 252 imprese, seguita da Modena con 247. Reggio Emilia registra 108 imprese coinvolte in contratti di rete, Ravenna 103, Forlì-Cesena 102, Parma 92, Rimini 86, Piacenza 80 e Ferrara 59.

    Il grado di differenziazione produttiva e dimensionale all’interno delle reti è molto elevato. L’83,9% dei contratti unisce imprese specializzate in comparti produttivi differenti. Il 55,5% delle reti è composto da imprese appartenenti a macrosettori diversi (agro-alimentare, industria in senso stretto, costruzioni, servizi), mentre il 28,4% delle reti ha al proprio interno imprese del medesimo macrosettore, ma appartenenti a comparti produttivi diversi. Inoltre, poco meno di una rete su tre è composta da imprese della stessa classe dimensionale. In particolare, nel 60% dei contratti di rete si vede la compresenza di microimprese e di imprese di un’altra classe dimensionale.

    Molte reti sono dotate di un buon patrimonio di competenze in ambito tecnologico e commerciale. Le imprese manifatturiere in rete, infatti, sono più presenti all’estero con attività di export, partecipate e marchi registrati a livello internazionale, fanno più innovazione e sono più attente all’ambiente.

    Cresce il numero di reti che ha come obiettivo la sostenibilità ambientale: i contratti “green” sono 244, pari al 13,8% del totale, con il coinvolgimento di  1.274 imprese, attive nel settore delle energie rinnovabili, del risparmio energetico, del riutilizzo di materiali, della produzione di beni per servizi ambientali, della riduzione delle emissioni di CO2 e della riqualificazione energetica.

    Nei contratti “green” il 16,4% delle imprese è dotata di un certificato ambientale, contro il 9,7% delle imprese in reti “no green” e il 2,8% delle imprese non in rete. Differenze significative emergono anche per quanto riguarda innovazione e presenza sui mercati internazionali. La sostenibilità ambientale sembra dunque un obiettivo che può essere raggiunto attraverso la compresenza di diverse leve strategiche, che includono la capacità di innovare e di presidiare con successo i mercati esteri. Gli obiettivi di salvaguardia dell’ambiente e di sviluppo di tecnologie e di beni con contenuto ambientale possono, infatti, essere raggiunti solo attraverso un impegno consistente in ricerca e sviluppo. La presenza sui mercati esteri, nel caso delle imprese manifatturiere, consente poi di sfruttare al meglio l’introduzione di nuovi prodotti a basso impatto ambientale.

    Le reti “green” sono particolarmente diffuse nella filiera delle costruzioni (costruzioni, studi di architettura e ingegneria, servizi per edifici, immobiliare), dove 386 imprese su un totale di 1.423 imprese in rete hanno sottoscritto contratti verdi (il 27% circa). Gli obiettivi delle reti di questa filiera sono principalmente rivolti alla riqualificazione energetico-ambientale degli impianti e degli edifici civili e ricettivo-turistici, e alle bonifiche ambientali. Le reti “green” hanno una buona diffusione anche in alcuni settori dell’industria in senso stretto, come le utilities (33%), che sono sempre più coinvolte nello sviluppo e nella produzione da fonti rinnovabili, la metallurgia (37,3%), che punta ad abbattere i costi produttivi attraverso il risparmio energetico, e l’automotive (33,3%), che ha progressivamente intensificato gli investimenti rivolti alla ricerca e allo sviluppo di nuovi autoveicoli a basso consumo energetico.

    Il quinto Osservatorio Intesa Sanpaolo – Mediocredito Italiano sulle Reti d’Impresa ha infine analizzato gli effetti dei contratti di rete sui risultati economico-reddituali nel biennio 2012-2013 delle imprese entrate in rete nel corso del 2011. Sul fronte del calo del fatturato, le imprese in rete hanno registrato un decremento più contenuto rispetto a quello delle imprese non in rete (-3,6% vs. -4,9%). Sul fronte reddituale, invece, i riscontri sono più marcati, con un recupero maggiore per le imprese in rete, che in termini di EBITDA margin hanno guadagnato 2 decimi di punto percentuale (salendo al 7,9% nel 2013 dal 7,7% del 2011) rispetto ai 2 decimi persi dalle altre imprese (da 7,8% a 7,6%).