Si e’ concluso con venti condanne il processo davanti al tribunale collegiale di Bologna, presieduto dal giudice Gabriella Castore, nei confronti di un’organizzazione dedita alla manomissione delle macchinette slot in bar e circoli privati in diverse citta’ d’Italia.
L’inchiesta del Pm Marco Mescolini aveva portato a giudizio 34 persone, con reati che andavano dall’associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata all’erario, alla corruzione. Per 14 persone il collegio ha pronunciato assoluzioni. Le pene piu’ alte sono state inflitte a padre e figlio, ritenuti i promotori dell’associazione e condannati rispettivamente a sette anni e sette mesi e cinque anni di reclusione. Le altre condanne vanno da un massimo di tre anni e quattro mesi ad un minimo di un anno. Imputati erano molti baristi, poi tecnici informatici e imprenditori.
Secondo la ricostruzione che aveva portato al processo – l’indagine parti’ nel 2009 – le macchinette da gioco erano alterate trasformando semplici videogiochi in slot machine con l’inserimento di una doppia scheda, in modo tale che il gestore dell’apparecchio, con un telecomando, potesse azionare il cambio di funzione. Una frode informatica grazie alla quale, quando l’apparecchio funzionava come slot, era sottratto al controllo dei Monopoli di Stato.