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Tiziano Motti: “Una legge è sbagliata? Ora i cittadini possono proporne di nuove…”

6Motti-2014-okVuoi proporre una nuova legge all’Unione Europea? Ora si può. E’ entrata in vigore l’iniziativa legislativa popolare: significa che un milione di cittadini residenti in almeno un quarto degli stati membri possono raccogliere le firme e presentare alla Commissione europea un nuovo progetto di legge. Più facile a dirsi che a farsi forse, ma non impossibile, basta rimboccarsi le maniche ed avere chiaro il procedimento.

«L’idea – spiega l’onorevole Tiziano Motti, eurodeputato della settima legislatura e presidente di Europa dei Diritti – è quella di avvicinare ancora di più l’Unione europea ai cittadini, farli sentire davvero partecipi del processo legislativo e, perché no, anche di responsabilizzarli. E’ uno strumento di democrazia che consente ai cittadini europei di portare all’attenzione delle istituzioni comunitarie problematiche concrete che si riflettono sulla loro vita quotidiana. Ed è proprio nel momento in cui la politica si avvicina al cittadino che si compie la democrazia».

Ma entriamo nello specifico della normativa: tanto per cominciare l’iniziativa deve riguardare un tema d’interesse per l’Ue che rientri nelle competenze della Commissione. Per fortuna la Commissione comunicherà prima della raccolta delle firme se la questione rientra nel suo mandato. Poi sono necessarie almeno sette persone che vivano in sette diversi Stati Membri al fine di costituire un comitato di cittadini. Ovviamente non possono essere deputati europei. A questo punto non resta che registrare l’iniziativa ed attendere il via libera della Commissione europea. Attenzione a fornire tutte le informazioni di base: il titolo dell’iniziativa, una breve sintesi dell’oggetto, un riferimento ai trattati della Ue e le informazioni  per contattare il comitato dei cittadini.

La Commissione risponderà entro due mesi, comunicando se l’iniziativa soddisfa le condizioni essenziali per procedere. A quel punto verrà introdotta nel registro online. Ricevuta risposta positiva dalla Commissione, via libera alla raccolta delle firme su carta o per via elettronica.

La Commissione europea fornisce gratuitamente un software open-source per la raccolta delle firme online. Poiché i dati necessari alla raccolta delle firme possono variare da un paese all’altro, occorre fare bene attenzione ai requisiti in ogni paese. Non è sufficiente raccogliere le firme in un solo paese. È infatti necessario che i firmatari provengano da almeno un quarto degli Stati membri dell’Ue. Poiché attualmente gli attuali Stati membri sono 27, le firme dovranno essere raccolte in almeno 7 Stati, raccogliendone un numero minimo in ogni Stato.

Allora, facciamo qualche calcolo… La formula è la seguente: numero dei deputati al Parlamento europeo eletti in ciascuno Stato moltiplicato per 750 (In Italia ce ne vorrebbero 54000). Le firme dovranno essere presentate a ciascuno Stato, il quale rilascerà’ un certificato. Occhio poi ai finanziamenti ricevuti per l’iniziativa: dovranno essere tutti dichiarati per  essere  pubblicati sul sito web della Commissione.

Infine, l’iniziativa verrà presentata alla Commissione europea e durante un’audizione pubblica al Parlamento europeo.

Questa bella novità è stata introdotta con il Trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1 dicembre 2009, ma ha richiesto poco più di due anni per venire messa a punto.

 

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