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La posizione del comune sul Carani: piena volontà di riaprirlo al pubblico

Carani-SassuoloLa ferma volontà di riaprire al pubblico il Teatro Carani, discutendo e trovando un accordo comune con la proprietà dell’immobile; ma non a qualsiasi costo.

E’ questa in sintesi, la posizione dell’Amministrazione comunale in merito alla riapertura del Teatro Carani chiuso al pubblico a seguito di un’ordinanza d’inagibilità datata 25 ottobre scorso e firmata dal Sindaco a seguito della relazione dei Vigili del Fuoco su invito del Prefetto dopo la caduta di una porzione del controsoffitto in galleria.

Il Sindaco Claudio Pistoni, nel corso del Consiglio Comunale di ieri sera, ha voluto fare il punto della situazione ricordando il susseguirsi degli avvenimenti: “Quando abbiamo firmato l’ordinanza – ha affermato il Sindaco – avevamo già in programma un incontro con la proprietà per il rinnovo dell’affitto; incontro che, dopo aver contestato l’ordinanza, ricorrendo anche al Tar ma senza chiedere la sospensiva, la proprietà ha disdettato. Naturalmente, dopo la stima dei lavori necessari a riparare solamente la parte crollata nell’ottobre scorso, abbiamo dovuto disdettare il contratto d’affitto anzitempo: un’Amministrazione comunale non può disporre a proprio piacimento dei soldi dei cittadini e non potevamo continuare a pagare un affitto per un locale che sarebbe rientrato nella disponibilità della proprietà poco dopo il termine dei lavori, poiché il contratto d’affitto scadeva a Luglio 2015. Abbiamo fatto tre proposte alla proprietà: l’acquisto della struttura nelle condizioni in cui si trova oggi a fronte di una permuta con altre proprietà immobiliari del Comune; la stipula di un contratto di affitto  di durata almeno ventennale, con oneri di ripristino a carico del Comune di Sassuolo da scomputare nel calcolo del canone dovuto da concordare; la stipula di un contratto di affitto, con durata da definire di comune accordo, con oneri di ripristino a carico della proprietà, da considerare nel calcolo del canone dovuto da concordare. Proposte che, la proprietà, per iscritto non ha ufficialmente rifiutato, limitandosi a confermare la propria idea di un affitto di cinque anni che, per l’Amministrazione, non può essere percorribile”.

“Sono tante le variabili che un’Amministrazione deve considerare – aggiunge il Sindaco – perché il Comune non è un privato cittadino o un’azienda: spende soldi pubblici e non può assolutamente andare ad arricchire il patrimonio di un privato. Non vogliamo assolutamente fare speculazioni economiche sulla riapertura del Carani, lo dimostra il fatto che nel bilancio abbiamo mantenuto la stessa cifra necessaria all’affitto pur consapevoli di non essere ancora giunti ad un accordo per il contratto. Vogliamo analizzare tutti gli interventi che sono assolutamente necessari per la riapertura del Carani assieme alla proprietà. E’ un passaggio semplice e naturale che chiunque di noi farebbe prima di affittare un appartamento vedendo crepe nel soffitto del salotto: qualcosa è successo per provocarle, vogliamo semplicemente capire cosa sia successo, cosa sia cambiato e quanto costa porvi rimedio.

Ciò che vogliamo è analizzare, assieme alla proprietà e con l’aiuto della Commissione provinciale per il Pubblico Spettacolo o di un componente, quale sia la situazione reale e gli interventi da effettuare per aprire nuovamente il teatro, poiché l’ultimo Cpi risale al 2001 (poi sempre rinnovato sulla base di autodichiarazioni asseverate da un tecnico che attestavano che nulla era cambiato). Non abbiamo agli atti – aggiunge il Sindaco – la valutazione sismica che l’ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n.3274 del 2003 impone alla proprietà, poi c’è il tema della vetustà dell’immobile, all’interno del quale non sono stati effettuati lavori da almeno vent’anni.

Fatti questi passaggi potremo aver chiaro, tanto noi quanto la proprietà, quale sia la spesa necessaria per riaprire al pubblico il teatro: in quel momento potremo rimodulare, cambiare o adattare alle esigenze comuni le nostre proposte, perché la priorità resta quella di restituire alla città il teatro, ma non possiamo farlo al buio o a scatola chiusa”

 

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