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Acli, domani all’Urban Center Sala Borsa la presentazione dei dati della ricerca sull’immigrazione a Bologna

stranieri_3Che lavoro fanno i cittadini immigrati a Bologna? Quale titolo di studio hanno? Con chi vivono? Quanti anni hanno? Perché sono in Italia? A queste ed altre domande risponderanno domani, mercoledì 8 luglio, gli autori di una ricerca effettuata dal Patronato Acli di Bologna, sotto la guida del sociologo prof. Michele La Rosa. Alle 17, presso l’Urban Center di Sala Borsa, il Presidente delle Acli di Bologna, Filippo Diaco, con l’Assessore Nadia Monti e la Presidente nazionale del Patronato Acli, Paola Vacchina, illustreranno la situazione dei lavoratori immigrati bolognesi. «La ricerca ha richiesto un anno di lavoro», spiega il Presidente Diaco «e abbiamo concluso che il Patronato Acli è ancora un punto di osservazione privilegiato sulla Città e i Cittadini». Ogni anno, il solo Sportello immigrati delle Acli assiste oltre 3500 persone. «Di queste, un significativo campione ha risposto alla nostra intervista, rendendo più che attendibili i risultati. I dati che emergono», prosegue Diaco «sono molto significativi. Abbiamo scoperto, infatti, che il 22% possiede una laurea, il 39% un diploma di scuola superiore. Eppure, ben il 57,6 % è lavoratore domestico». Questi numeri inducono a una riflessione: «Dobbiamo capire» afferma Diaco «che la vera integrazione passa anche dalla realizzazione professionale e personale, perché il vero capitale è l’uomo, la persona nella sua dignità di lavoratore». Alle Acli non manca mai il corso di italiano gratuito per stranieri, «perché il 21,7% ha affermato di avere individuato nella scarsa conoscenza della lingua la principale difficoltà di integrazione». «Abbiamo dedicato alcune domande solo ai lavoratori domestici» prosegue Diaco «perché costituiscono una fetta assai rilevante dei lavoratori immigrati a Bologna: abbiamo cercato di capire perché scelgono questa professione, quali sono le provenienze più diffuse, se hanno incidenti sul lavoro e altro». Le conclusioni sono di notevole interesse: «Ci auguriamo che i dati di questa ricerca, oltre a fornire un utile specchio della situazione del nostro territorio, aiutino a superare le tante paure e i pregiudizi dei nostri concittadini». Solo la reciproca conoscenza apre la strada alla vera integrazione. «L’obiettivo delle Acli è quello di educare i lavoratori stranieri – e i datori di lavoro – ai propri diritti e doveri, per  evitare l’offerta e, dunque, lo sfruttamento della manodopera a basso costo, che genera una insana e spietata concorrenza fra poveri, ammorbando il mercato del lavoro. I cittadini immigrati che si rivolgono ai nostri servizi, infatti» conclude Diaco «trovano risposte riguardo ai propri diritti, ma anche agli obblighi connessi ai rapporti di lavoro. Puntiamo sull’educazione del lavoratore (e del datore di lavoro) per combattere il lavoro nero, lo sfruttamento, gli infortuni sul lavoro, l’illegalità, così come ci ha invitato a fare Papa Francesco durante l’udienza concessa alle Acli il 23 maggio scorso».

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