Strage 7 luglio 1960 Reggio Emilia, l’Assemblea legislativa regionale approva risoluzione per chiedere approfondimenti



    Martiri 7 luglio - foto piazzaApprovata dall’Assemblea legislativa, con il sì di Pd, M5s e Sel, astenuta la Ln, contrari Fi e Fdi-An, una risoluzione che sollecita la Giunta a sostenere iniziative di approfondimento sulla vicenda storica nota come strage di Reggio Emilia del 7 luglio 1960, in cui persero la vita cinque persone. L’atto di indirizzo è stato presentato da Piergiovanni Alleva (AltraER), primo firmatario, Roberta Mori, Silvia Prodi, Luca Sabattini, Ottavia Soncini, Stefano Caliandro e Antonio Mumolo (Pd), Igor Taruffi e Yuri Torri (Sel) e Giulia Gibertoni e Gian Luca Sassi (M5s).

    “La strage di Reggio Emilia- ha evidenziato Roberta Mori (Pd)- rappresenta una ferita ancora aperta che non trova rimarginazione. Un vuoto di giustizia che deve essere colmato con il raggiungimento della verità”. L’obiettivo, ha aggiunto, “è alimentare una memoria sempre più ricca di contenuti che possa tramandarsi nel tempo senza ombre. per questo, sosteniamo i famigliari che chiedono giustizia”. La consigliera ha poi inquadrato il contesto storico: la Cgil reggiana organizzò, il 7 luglio 1960, uno sciopero contro le rappresaglie delle forze dell’ordine nei confronti dei manifestanti che erano intervenuti a Genova per protestare contro il congresso del Msi; in seguito agli scontri, cinque persone persero la vita.

    Per Yuri Torri (Sel) occorrono “iniziative che coinvolgano enti di ricerca e istruzioni per ricostruire quel contesto storico e chiarire le cause delle morte di queste cinque persone,per la quale  non è ancora stato identificato un responsabile”. Per Reggio Emilia, ha aggiunto, “la vicenda ha un significato profondo, tanto da impegnare le istituzioni”. L’episodio, ha rimarcato, “è rimasto senza individuazione di responsabilità e non pienamente chiarito. Da qui l’invito alla Giunta a valorizzare ogni progetto o ricerca universitaria per accertare e chiarire la vicenda”.

    Per Tommaso Foti (Fdi-An) “questa risoluzione ha un altro obiettivo, chiedere la revisione del processo”. Una rivendicazione, ha aggiunto, “che non è di nostra competenza, solo i parenti delle vittime possono intervenire”. Sulla vicenda ha poi evidenziato che “il Msi aveva già svolto diversi congressi nazionali senza incidenti. Quella di Genova era una piazza in cui i vertici del Msi avevano già parlato numerose volte. Inoltre, il congresso fu vietato dallo stesso Tambroni per motivi di ordine pubblico. Nella vicenda pesò il fatto che il governo di minoranza di allora ottenne la fiducia dal Msi”.

    Per Gian Luca Sassi (M5s) “la manifestazione va inquadrata nel suo periodo storico”. E’ giusto, ha sottolineato, “preservare la memoria di quei fatti, approfondire la conoscenza di quella fase storica, sostenere la ricerca storica, oltre ad agire sul presente e sul futuro per migliorare il sistema del lavoro, promuovere la legalità e favorire la partecipazione”.

    “Questo è un tentativo della maggioranza- ha sottolineato Enrico Aimi (Fi)- di attribuire delle responsabilità nonostante una sentenza”. La revisione del processo, ha aggiunto, “può essere richiesta solo se ci sono elementi nuovi e forti, diversamente dobbiamo attenerci a quello che era scritto nella sentenza”.

    “Critico i metodi dalla maggioranza- ha riferito Gabriele Delmonte (Ln)- questa risoluzione è inutile, abbiamo già approvato una legge che incentiva la ricerca storica del Novecento. L’impegno già c’è. Si vuole strumentalizzare la vicenda”.

    Galeazzo Bignami (Fi) ha criticato l’intervento di Sassi: “Noto che Sassi è più a sinistra della sinistra, così si capiscono alcuni comportamenti del M5s”. Sul tema della risoluzione ha poi rilevato che “non si parla mai delle migliaia di persone uccise nel dopoguerra dai partigiani”.