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Modena, il Documento unico di programmazione approvato con il voto della maggioranza

Tra il 2016 e il 2017 nella città di Modena i rapporti di lavoro attivati sono cresciuti del 25 per cento (più 8.687 arrivando a 43 mila 159), ma la crescita si è concentrata sui contratti a tempo determinato, mentre sono risultati in calo quelli a tempo indeterminato. È uno degli aspetti su cui si è soffermato l’assessore al Bilancio Andrea Bosi illustrando nei giorni scorsi in Consiglio comunale il Documento unico di programmazione 2019-2021 che, per la prima volta, nell’analisi di contesto prevista nella sezione strategica, presenta anche gli indicatori a livello territoriale del benessere equo e sostenibile (il cosiddetto Bes) tra i quali, oltre all’occupazione, anche salute, istruzione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, sicurezza, ambiente e qualità dei servizi.

Tra le numerose slide illustrate in aula, Bosi ha sottolineato anche il “dato negativo” dei giovani che non studiano e non lavorano con una percentuale che a Modena risulta più alta rispetto al resto del territorio provinciale (oltre il 26 per cento contro il 15), mentre risultano particolarmente positivi altri dati, come quelli, per esempio, che si riferiscono “all’aumento del verde urbano, pari a oltre 52 metri quadrati per abitante contro i 31 della media nazionale, o ai servizi comunali per l’infanzia: a Modena ne può usufruire il 31 per cento dei bambini da zero a due anni contro una media nazionale del 12 per cento”.

La sezione operativa del Dup farà parte della proposta di bilancio preventivo, ma il documento già in questa fase prevede la conferma della scelta di non aumentare tributi e tariffe rispetto agli anni precedenti, così come la prosecuzione del contrasto all’elusione e all’evasione e l’intensificazione delle azioni per migliorare la capacità di riscossione delle entrate.

Il Consiglio comunale lo ha approvato con il voto a favore della maggioranza (Pd e Art.1-Mdp-Per me Modena, con il consigliere Marco Chincarini ha votato contro e il consigliere Domenico Campana che si è astenuto) e quello contrario di M5s, FI, Energie per l’Italia, CambiaModena, Lega nord.

Il documento prevede che le priorità, anche per i prossimi anni, siano la difesa e la qualificazione dei servizi di welfare, la manutenzione e cura della città, la sicurezza stradale e urbana, e la prosecuzione dei progetti di riqualificazione in corso, il monitoraggio del mercato del lavoro, “già iniziato – ha annunciato l’assessore Bosi – con un’attenta analisi sulla qualità dei contratti attivati, superando il mero aspetto quantitativo, che pure è positivo”, lo sviluppo della smart city e dell’innovazione urbana.

GLI INTERVENTI DEI CONSIGLIERI IN AULA

Il Consiglio comunale di Modena ha approvato, nei giorni scorsi, il Dup, Documento unico di programmazione con il voto a favore della maggioranza (Pd e Art.1-Mdp-Per me Modena, con il consigliere Marco Chincarini ha votato contro e il consigliere Domenico Campana che si è astenuto) e quello contrario di M5s, FI, Energie per l’Italia, CambiaModena, Lega nord. Il documento è stato presentato in aula dall’assessore al Bilancio Andrea Bosi che ha evidenziato tra le priorità “gli investimenti, la sicurezza e i provvedimenti dello sblocca Modena. Scelte con le quali continuiamo ad applicare gli indirizzi di mandato”.

Aprendo il dibattito, Marco Malferrari, Art.1-Mdp-Per me Modena, ha osservato che Modena, “che pure non è una città grande, fa in modo di reperire le risorse per affrontare le sue criticità, pur avendo dovuto rinunciare a molte delle sue entrate fiscali ed essendo stata, come gli altri enti locali, finanziariamente indebolita dal governo centrale”.

Adolfo Morandi, FI, ha affermato che “senza crescita e senza reddito non ci sono nemmeno servizi. Ma nonostante i programmi annunciati, a Modena è tutto fermo e non mi pare che si pensi alla crescita della città. Risorse il Comune ne ha ancora, ma potrebbe spenderle meglio, invece non mi sembra ci siano una strategia per il futuro e una visione innovativa”.

“È vero che approviamo un documento di programmazione senza conoscere la situazione reale – ha sottolineato Simona Arletti per il Pd – ma questo perché il Governo è molto in ritardo nel fare la sua parte anche se è già chiaro che risorse per gli enti locali non ce ne saranno e che il sistema sarà sempre più centralizzato. Noi abbiamo avviato progetti che cambieranno il volto di questa città ma i tagli di spesa e il blocco dei contributi impediranno agli enti locali di agire”. Grazia Baracchi ha ricordato come il Comune, nel corso della consigliatura, abbia operato per il sostegno allo studio in diversi modi tra i quali la creazione dei comprensivi, di istituti innovativi per la prima infanzia e le risorse, anche di personale, per gli alunni con bisogni speciali. “Il sostegno all’autonomia scolastica – ha detto – è un obiettivo strategico che troviamo ancora perché i processi di cambiamento sono lunghi e devono essere monitorati per dare risultati”. Per Caterina Liotti, sia l’articolazione dei dati che gli obiettivi strategici indicati dal Dup avrebbero potuto tenere in maggior conto le differenze di genere: “Il Dup avrebbe potuto essere l’occasione di individuare obiettivi strategici che tengano conto che i modenesi sono in maggioranza donne. Se si migliorano le politiche, si riducono le disuguaglianze che invece a livello nazionale stanno peggiorando”.

Per Mario Bussetti, M5s, nel Dup “ci sono talmente tante direzioni che è impossibile cogliere le vere priorità, inoltre alcuni obiettivi sono così generici che è impossibile non condividerli ma risultano vuoti. Una delle priorità dichiarate è il lavoro – ha proseguito – ma viene concretizzata nel correre dietro a ogni imprenditore: manca una visione strategica, la definizione di un settore portante, che sia manifatturiero, turistico, tecnologico, e così non si affrontano nemmeno i problemi connessi a ognuno di questi settori, compresi i costi ambientali pagati dalla città”.

Giudizio negativo sul Dup, “che non contiene nulla di innovativo”, per Antonio Montanini, CambiaModena. Secondo il consigliere “si ripetono modelli di gestione magari consolidati dall’esperienza ma che, nella percezione dell’opinione pubblica, non sono più all’avanguardia”. Focalizzando l’intervento sul lavoro, Montanini ha affermato che “servirebbero dati comunali, e non solo provinciali, per valutare le nostre performance occupazionali, capire quanto lavoro reale siamo riusciti a creare sul territorio e quindi a elaborare politiche conseguenti che ci aiutino a raggiungere e mantenere buoni risultati, perché dove c’è benessere c’è anche equilibrio sociale”.

Giuseppe Pellacani di Energie per l’Italia ha dato una “valutazione negativa” al documento: “Si sta utilizzato uno strumentario classico, la cassetta degli attrezzi già usata per i documenti precedenti: da un lato poche idee innovative, poco coraggio e una definizione degli indirizzi connotata da assoluta genericità, oltre che da scarsa interconnessione tra i diversi punti individuati. Questa visione sfuocata – ha aggiunto – quando si va a declinare in interventi concreti, consente di giustificare qualunque scelta di volta in volta”.

Della stessa idea Luigia Santoro della Lega nord: “Tutti i punti sono trattati in modo generico e onnicomprensivo; lasciano ampi spazi. Ci sono molte parole, sembra il libro dei sogni cui non corrispondono situazioni reali, e abbiamo sempre gli stessi problemi su strade, trasporto pubblico e sicurezza, perché nel tempo non si è risolto molto”. La consigliera ha inoltre sottolineato che “questo Comune non fa politiche per favorire la natalità e ridurre l’invecchiamento della popolazione, sceglie piuttosto di fare politiche assistenziali”.

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