“Intervenire sulla legge nazionale sulla caccia, la 157 del 1992, ovvero riformarla e adattarla alle nuove ed urgenti esigenze del territorio: è il primo passo da fare poiché l’attuale normativa pone dei vincoli nella gestione e nel contenimento di determinate specie invasive – e decisamente numerose- tali da mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini, oltre che a compromettere le colture agricole”. Cristiano Fini, presidente di Cia – Agricoltori Italiani dell’Emilia Romagna, chiede un cambiamento normativo radicale a seguito dell’incidente mortale causato dal passaggio di un branco di cinghiali in autostrada A1. “Purtroppo il decesso di una persona e il ferimento di altri automobilisti riporta alla ribalta un problema che sottolineiamo da tempo – commenta Fini – quindi vanno rivisti alcuni parametri nel definire il concetto di ‘carichi sostenibili’, ovvero qual è il numero equilibrato di animali tale da non creare danni all’agricoltura e soprattutto da non compromettere l’incolumità delle persone. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento esponenziale degli ungulati in montagna e soprattutto in pianura – sottolinea – dove caprioli e cinghiali ormai hanno preso residenza tra le colture di pregio della Pianura Padana. La situazione in Italia è ormai fuori controllo ed anche in Emilia Romagna non mancano i problemi, in considerazione del fatto che sono in calo i cacciatori: poco meno di 34.000 cacciatori residenti a cui si aggiungono oltre 7000 doppiette provenienti da altre regioni. Le misure adottate in questi ultimi anni hanno funzionato parzialmente ed è per questo non è più rinviabile un nuovo piano operativo, modificando la legge quadro che regola la materia.
La questione animali selvatici -ricorda il presidente della Cia Emilia Romagna – è stata anche al centro della nostra ultima Assemblea nazionale dove abbiamo chiesto alle Istituzioni di agire: ripensando la normativa vigente, riformando gli ambiti territoriali venatori e superando il regime del de minimis nel rimborso dei danni agli agricoltori che, di fatto, paralizza il sistema. Soprattutto -conclude infine Fini – oggi occorre introdurre il concetto di “corretta gestione” accanto a quello di protezione, parlando di “carichi sostenibili” di specie animali nei diversi territori e ambienti, tenendo conto degli aspetti naturali, ma anche produttivi e turistici.”