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Modena, Fiesa-Confesercenti: “Bene la lotta integrata ma che la scelta resti facoltativa per i produttori”

“La tutela dell’ambiente resta un punto fermo fondamentale, anche quando si tratta di produzione agroalimentare. Quindi, ben vengano i progetti di miglioramento di lotta integrata a riguardo, riteniamo sia opportuno che, per i produttori di frutta e verdura questa scelta resti facoltativa. Semplicemente per preservare l’eccellenza dei prodotti molto graditi sul mercato che correrebbero il rischio di essere uniformati ad altri.” Questo è il modo in cui si è espresso Daniele Mariani, presidente di FIESA-Confesercenti Modena e presidente nazionale di Assofrutterie, in occasione di un incontro nazionale svoltosi nei giorni scorsi.

Il Progetto di lotta integrata è nato per limitare l’uso della chimica nelle produzioni agricole. È stato portato avanti dalla Regione Emilia Romagna e fatto poi proprio anche dal Ministero. La proposta avanzata recentemente sul progetto in questione, alle categorie interessate fissa però alcuni limiti ancora più restrittivi che sono motivo di qualche riflessione per FIESA Modena. “Un ambiente più sano, una filiera produttiva controllata e certificata, con i prodotti destinati alla tavola ottenuti in modo sostenibile. Con la lotta integrata protesa verso il biologico, ci pare di capire sia questa la direzione, e che si voglia modificare i metodi di coltivazione aggiornandoli con sistemi più congrui per la salvaguardia ambientale unitamente ad un ridotto consumo delle acque come dell’uso degli antiparassitari. Un progetto indubbiamente importante. Come importante però resta il fatto che tale scelta è cioè di modificare le coltivazioni da parte dei produttori come degli agricoltori rimanga facoltativa. Per la semplice ragione che oggi si riescono a produrre eccellenze dal punto di vista ortofrutticolo che vanno aldilà della lotta integrata e la cui domanda sul mercato è comunque importante. Da notare che molte delle nostre IGP, risultano al di fuori dei parametri indicati per la lotta integrata, non per questo sono dannose alla salute. La generalizzazione della produzione porrebbe il rischio di una perdita di questi prodotti oltre che di un appiattimento dei sapori”, dice Mariani.

“Inoltre – aggiunge – si pone anche un’altra questione sempre a riguardo. E cioè quella di migliorare il sistema di commercializzazione di frutta e verdura. Sarebbe opportuno che i centri di distribuzione lavorassero i prodotti di calibro uniforme. In modo di avere lo stesso peso per ogni collo prodotto. Questo porterebbe, ad uno snellimento della lavorazione dei prodotti successiva ed il commerciante al minuto avrebbe di conseguenza l’opportunità di lavorare il prodotto in modo uniforme”, conclude Mariani.

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