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Fonderie Modena: “prosegue il percorso previsto dal protocollo”

Foto: Google Maps

Sta proseguendo il percorso previsto dal Protocollo per le Fonderie cooperative definito consensualmente da Comune e azienda con l’obiettivo di chiudere il sito di via Zarlati, trasferire una parte del ciclo lavorativo in un’altra area, tutelando l’occupazione, e bonificare e valorizzare la zona dismessa. È già stato attivato un tavolo regionale per il monitoraggio del piano di riduzione del personale e le prossime azioni in programma sono la sottoscrizione di una convenzione con Democenter per affiancare Fonderie nel reperimento delle risorse necessarie all’avvio della nuova attività e con il Consorzio attività produttive per la ricerca di un immobile adeguato.

Lo ha specificato l’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli rispondendo oggi, giovedì 7 novembre, in Consiglio comunale all’interrogazione presentata da Alberto Cirelli (Pd) che, in riferimento alla recente notizia di fonte sindacale sulla possibilità di chiusura dell’azienda, chiedeva se il nuovo Protocollo siglato a marzo sia ancora valido, se i livelli occupazionali sono a rischio e se si intende iniziare a breve un percorso partecipato con il Quartiere, le associazioni e i cittadini, per formulare proposte di riconversione dell’area.

A questo proposito, l’assessora Vandelli ha annunciato che “entro la fine dell’anno, come previsto dal protocollo, partirà il laboratorio partecipativo per la valorizzazione dell’area all’interno del rinnovato progetto del Piano operativo di riqualificazione urbana per il quadrante di Modena ovest (Poc Mo.w) basato sullo sviluppo sostenibile”. L’assessora ha quindi ricordato che il Poc Mo.w è già stato incluso tra le aree che godono di maggiori riduzioni del contributo di costruzione ma, come prevede la stessa delibera, “non è escluso che riqualificazioni di aree come quella delle Fonderie possano godere dell’esenzione totale”.

Dopo aver ricordato anche che da due anni è attivo un tavolo comunale al quale, oltre agli assessori ad Ambiente, Urbanistica e Lavoro, partecipano i rappresentanti del Quartiere, delle organizzazioni sindacali e dei comitati, l’assessora ha anche sottolineato ulteriormente la delicatezza della fase in corso che deve portare alla chiusura del sito attuale e alla delocalizzazione dell’azienda. “È un processo complesso che richiede grande responsabilità da parte di tutti, non si possono fare affermazioni con leggerezza perché hanno conseguenze. Il Protocollo – ha aggiunto Vandelli – ha, appunto, la finalità di definire e rendere pubblici con chiarezza tutti i passaggi, che si stanno realizzando: l’azienda c’è e rimane fino alla naturale scadenza dell’autorizzazione ambientale e alla città serve una cooperativa che rimanga attiva e possa essere un interlocutore non solo per i prossimi due anni ma nel tempo lungo”.

IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

L’interrogazione su Fonderie cooperative illustrata dal consigliere Cirelli (Pd) nella seduta del 7 novembre è stata trasformata in interpellanza e diversi consiglieri sono intervenuti nel dibattito.

Per Sinistra per Modena Camilla Scarpa ha sottolineato la complessità della vicenda riepilogando sinteticamente le varie fasi che l’hanno contraddistinta e ha chiesto all’amministrazione “di aprire una nuova fase di confronto e quindi un Tavolo con proprietà e lavoratori per il raggiungimento di un nuovo protocollo che tuteli maggiormente gli aspetti occupazionali, come non è stato fatto finora, affinché anche in questo caso, come già in altri, l’amministrazione svolga un ruolo attivo per gestire la crisi occupazionale che si sta aprendo”.

Elisa Rossini di Fratelli d’Italia-Popolo della Famiglia ha sottolineato che “il forte rischio occupazionale era già annunciato; i consiglieri di opposizione avevano ben evidenziato la delusione per il precedente protocollo a causa dell’incapacità di individuare un’altra zona in cui trasferire l’attività. La Giunta – ha concluso – deve prendersi la responsabilità del fallimento del primo protocollo e intervenire al tavolo con i sindacati per garantire l’attuazione del secondo”.

Per Giovanni Silingardi del Movimento 5 stelle “l’errore è stato lo sviluppo urbano in una zona industriale artigianale dove già c’erano le Fonderie”. Ha inoltre ricordato che “già nel 2004 l’Ausl parlò di incompatibilità tra fonderia e territorio urbanizzato e nel 2014 disse che il fenomeno delle emissioni non è da sottovalutare”. Ha quindi invitato l’amministrazione “a prestare la massima attenzione al tema della salute di residenti e lavoratori e al tema dell’occupazione, ma senza metterli in contrapposizione”.

Per Giovanni Bertoldi della Lega “l’amministrazione si è nascosta dietro un’intesa che probabilmente sapeva che non si sarebbe portata avanti. E dopo aver accennato al fatto che i monitoraggi vengono fatti di giorno e non di notte, ha detto di avere l’impressione “che l’approccio sia stato troppo soft; che si sarebbe dovuto prevenire il problema, che sono stati fatti errori in passato che ora paghiamo” e ha aggiunto: “Credo che la sorte dell’impianto fosse già segnata e che si sia cercato di protrarre un destino segnato, con esito deludente”.

Andrea Bosi intervenendo in qualità di assessore al Lavoro ha replicato:  “L’amministrazione non si nasconde, abbiamo portato avanti il confronto con la proprietà, i lavoratori e i comitati che raccoglievano le firme per la chiusura immediata dello stabilimento. C’è un tema di sostenibilità ambientale, ma anche sociale e dei lavoratori che hanno il diritto di lavorare in un ambiente salubre e di continuare a lavorare. Abbiamo cercato di far sfociare il confronto in una soluzione come è stato il protocollo d’intesa e accolgo con favore la proposta di attivare un tavolo di confronto”.

Per il Pd il capogruppo Antonio Carpentieri ha ricordato come il protocollo sia frutto di un accordo tra le parti e non abbia potere coercitivo; superato dai fatti il primo protocollo, il nuovo costituisce il miglior punto di caduta”. E l’interrogante Alberto Cirelli ha rimarcato che “l’accordo del 2019 è un eccellente punto di caduta perché garantisce la salute, la riqualificazione urbanistica della zona e nel limite del possibile l’occupazione e ha richiamato a vigilare affinché quel protocollo venga mantenuto”. Ma ha anche invitato a non fare strumentalizzazioni perché “i problemi complessi vanno affrontati con responsabilità ed equilibrio. E non si tutela la salute spaventando la gente, ma chiedendo dati e numeri ed esigendo controlli continui e seri”.

In conclusione l’assessora Vandelli ha nuovamente ricordato le ragioni per cui il primo protocollo è stato superato dai fatti (l’impossibilità per l’azienda di reperire i 40 milioni di euro necessari) e ha richiamato i consiglieri di opposizione alla responsabilità di quanto detto e delle illazioni fatte in una sede istituzionale di cui lei stessa si scuserà con la cooperativa, “perché se un’azienda è macchiata dalla logica del sospetto non va da nessuna parte, invece Modena si è accreditata al mondo delle imprese come città affidabile”.

 

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