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Dalla fusione delle Confederazioni di Bologna e Modena è nata Cia Emilia Centro

Oltre ottomila imprese agricole associate, sessanta tra sedi e uffici periferici, 120 addetti: è ciò che esprime la neonata Cia – Agricoltori Italiani Emilia Centro, frutto della fusione di due realtà importanti come quella di Bologna e Modena. Il 16 dicembre scorso si è, infatti, costituita formalmente a Bologna, alla presenza del notaio Federico Tonelli, la nuova Confederazione che nel suo dato aggregato esprime un valore della produzione di oltre 9 milioni di euro. A decretare l’unione sono stati i componenti le assemblee delle due associazioni (Modena e Bologna) che hanno, inoltre, approvato un nuovo statuto ed individuato in Bologna la sede legale.

Gli organi dirigenti hanno, nella stessa sede, eletto il presidente di Cia – Agricoltori Italiani Emilia Centro: si tratta di Marco Bergami, cerealicoltore e già al vertice della associazione provinciale bolognese. Vice presidente è stato eletto Alberto Notari, già presidente della Cia di Modena. Direttore della nuova realtà è Gianni Razzano, a capo inoltre anche della Confederazione emiliano romagnola. Un iter che si è concretizzato a distanza di 4 anni dal primo progetto che le due province hanno voluto portare avanti in una situazione di reciproca solidità economica.

“È un punto di partenza per la Confederazione che ha fortemente voluto la fusione di due realtà già solide e strutture – ha detto il neo presidente Bergami – ma che ha voluto accettare le sfide future, preparandosi e ‘attrezzandosi’ per essere competitiva nell’erogare servizi qualificati, oltre che esprimere una rappresentanza sindacale ancora più forte e incisiva. Cia Emilia Centro – ha proseguito Bergami – si configura come una delle più importanti realtà italiane del sistema confederale, anche come numero di associati, in un territorio che esprime, dal punto di vista produttivo, le principali eccellenze nazionali. Trent’anni fa la Cia sposò lo slogan ‘uniti si vince’, un concetto ancora attuale che abbiamo riproposto e che ha trovato concretezza in questa fusione”. L’obiettivo della associazione ‘allargata’, fin dall’inizio è stato quindi quello di rispondere alle esigenze delle aziende senza incidere sui costi, apportando contestualmente adeguamenti tecnologici, oltre che rendere più funzionali sedi e uffici territoriali. Il progetto riguarda, pertanto, l’aggregazione omogenea di due associazioni territoriali che si riconducono alla stessa matrice, che operano attraverso il medesimo brand, che aderiscono alla stessa Confederazione, che operano in termini di rappresentanza attraverso uguali articolazioni in un territorio attiguo appartenente ad un medesimo ed omogeneo contesto geografico e di attività produttiva.

“Dopo un lungo percorso abbiamo portato a termine la creazione di una struttura ancora più forte ed efficace per migliorare i servizi alle aziende agricole associate – ha sottolineato Notari -, abbiamo dato vita ad una struttura che non rappresenta un punto di arrivo ma una piattaforma dinamica con lo scopo di rimanere vicini alle imprese in questo particolare momento di fortissima difficoltà”. L’operazione di fusione per unione delle due Confederazioni si colloca in un progetto strategico volto a creare un assetto organizzativo in grado di rispondere meglio alle finalità e scopi propri dell’associazione, oltre che a rafforzare l’autonomia decisionale a livello territoriale e, di conseguenza, la possibilità di tutelare gli agricoltori nei vari tavoli negoziali e di rappresentanza.

“La creazione di un’unica entità permetterà inoltre di ottenere delle economie di scala con abbattimento dei costi fissi, comuni alle due entità – ha precisato il direttore di Cia Emilia Centro Gianni Razzano – ma, soprattutto, il progetto nasce come esigenza di adeguare la rappresentanza al nuovo scenario economico, politico e sociale. In una decina d’anni il numero dei soci delle due province ha subito una flessione ‘fisiologica’, dovuto soprattutto al ricambio generazionale che ha portato l’allargamento della maglia poderale di molte imprese. Sì è cercato, quindi, di fare ‘massa critica’ in termini economici e di rappresentatività all’interno dei tavoli regionali negoziali. Il risultato di questo lavoro ha generato una struttura centralizzata tra associazioni che perseguono uno scopo comune e che agiscono in un territorio contiguo con associati che presentano interessi e problematiche affini oltre che a massimizzare i vantaggi dell’aggregazione politica e di rappresentanza. Sottolineo – ha detto infine Razzano – che il nostro progetto è ‘inclusivo’ e aperto a chi intende condividerlo”. Cia Emilia Centro beneficerà di economie gestionali ed operative di scala realizzate attraverso l’estensione territoriale dei propri servizi integrati, con la possibilità di fornire ai soci un’assistenza specializzata ed una rinnovata operatività sindacale in loro supporto. La nuova realtà segue le linee guida indicate in sede congressuale dalla Cia nazionale che ha approvato aggregazioni tra le diverse confederazioni, indicando per la Regione Emilia Romagna la necessità di portare il numero delle province da 9 a 4. “In accordo a quanto deliberato da Roma, oggi è necessario rivedere e superare il fattore dimensionale delle province – ha concluso il presidente di Cia Emilia Romagna, Cristiano Fini, intervenuto alla assemblea di fusione- mantenendo ferma la stretta vicinanza all’associato e al suo contesto territoriale per riuscire ad accompagnare le imprese nella sfida competitiva delle aree vaste, dei nuovi interlocutori e dei nuovi mercati”.
Con la fusione, infine, gli imprenditori aderenti alle due associazioni di provenienza risulteranno associati a Cia Emilia Centro.

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