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Sgominata organizzazione criminale dedita allo sfruttamento della prostituzione e al traffico di droga

Telepass, così è stata appositamente denominata l’indagine condotta sotto il costante coordinamento della Procura reggiana, dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Castelnovo Monti, in quanto il capo dell’organizzazione, una donna albanese, negli spostamenti dalla provincia di Brescia dove vive a quella reggiana dove sfruttava la prostituzione di giovani connazionali, quando giungeva al casello autostradale era solita posizionarsi dietro mezzi muniti di telepass in modo da accodarsi e passare senza pagare il pedaggio.

Una complessa ed articolata attività investigativa quella avviata  sin dal 2016 dai carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Castelnovo Monti nei confronti di un sodalizio criminale di matrice albanese con compiacenze rumene e italiane che ha consentito di ricostruire l’illecita attività di sfruttamento della prostituzione praticata da numerose albanesi in provincia di Reggio Emilia ed accertare anche a carico di alcuni degli indagati una parallela e altrettanta proficua illecita attività correlata al traffico di sostanze stupefacenti.

La Dr.ssa Giulia Stignani della Procura di Reggio Emilia, concordando con le risultanze investigative dei carabinieri, supportate da attività tecniche di intercettazione e da numerosi servizi di osservazione, controllo e pedinamento, ha richiesto ed ottenuto dal GIP del Tribunale di Reggio Emilia una misura misure cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di 9 indagati.

Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere (art. 416 C.P.) finalizzata al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione e, in concorso tra loro e nell’unità del disegno criminoso, di una serie di singoli reati della stessa indole (artt. 3 e 4 L. n. 75/1958, c.d. “Merlin”) pluriaggravati dalla commissione verso una pluralità di soggetti e talvolta verso congiunti, nonché di innumerevoli reati concernenti lo spaccio e la cessione di sostanze stupefacenti (art. 73 c.1 D.P.R. n. 309/90), perpetrati nell’ambito delle attività di gestione e controllo del meretricio nella città di Reggio Emilia, in favore di prostitute e clienti.

Alle prime ore dell’altra mattina tra la Lombardia e l’Emilia Romagna i militari della Compagnia di Castelnovo ne’ Monti, con il supporto di quelli della Compagnia di Brescia, hanno dato esecuzione all’ordinanza applicativa di misure cautelari in questione rintracciando tra le province di Brescia e quella di Reggio Emilia 4 dei 9 indagati che sono stati tratti in arresto. Tra loro il capo dell’organizzazione ovvero la 35enne albanese L.S., residente a Rezzato (BS) finita in carcere, e l’autista delle lucciole che si preoccupava di accompagnare le meretrici sul posto di lavoro (dietro compenso in danaro o attraverso prestazione sessuale) L.R. 61enne calabrese d’origine residente a Reggio Emilia finito ai domiciliari.

In carcere sono finiti anche la 38enne rumena I.P., pure lei residente a Rezzato, prima collaboratrice del capo dell’organizzazione che aveva tra i compiti quello di controllare le ragazze, contribuendo anche alla ricerca delle postazioni dove farle lavorare, riscuotendo dalle stesse parte dei ricavati dell’attività di prostituzione, ed E.O., albanese 27enne in Italia senza fissa dimora e rintracciato nel bresciano che aveva il compito di controllare durante l’attività le ragazze sfruttate.

Proseguono le ricerche dei restanti 5 componenti della banda, risultati allo stato irreperibili e attivamente ricercati nell’intero territorio nazionale in quanto colpiti dalla stessa ordinanza di custodia cautelare in carcere.

L’indagine iniziata nel 2006 scaturiva da un’attività investigativa antidroga avviata di iniziativa dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Castelnovo Monti su una fitta rete di spaccio di stupefacenti (nel corso della quale furono arrestate 17 persone e sequestrati diversi etti di cocaina e una pistola) localizzato nei centri della Val d’Enza in provincia di Reggio Emilia, a riscontro della quale nel gennaio 2017 veniva tratto in arresto un 36enne cittadino albanese, tra i cui contatti telefonici era presente quale fornitrice abituale di quantitativi di droga, una connazionale 32enne, risultata poi essere uno dei capi e organizzatori del sodalizio criminale.

La successiva attività tecnica, corroborata da numerosissimi servizi di osservazione e pedinamento, ha permesso di ricostruire un quadro esaustivo delle attività criminali gestite dagli associati, consistenti in prevalenza sullo sfruttamento di dieci giovani donne provenienti dall’Est Europa, incentrato sul tratto di strada lungo la via Emilia a confine con la Provincia di Parma.

L’indagine, convenzionalmente denominata “Telepass”, si è successivamente ramificata disvelando anche le azioni delittuose di una serie di soggetti di nazionalità albanese dediti stabilmente alla commissione di furti e rapine in abitazione.

 

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