Peso del fisco, ecco i dati modenesi

In diminuzione la pressione fiscale: in città si lavora sino al 7 luglio per pagare le tasse. Modena risale la classifica portandosi al 39° posto nazionale



Dopo tre anni di stop a causa della pandemia, ritorna l’indagine sul fisco realizzata dall’Ufficio Studi di CNA Nazionale, una preziosa e dettagliata fotografia sul peso delle tasse sulle piccole imprese, “che rappresentano il 98% delle imprese italiane, ma di cui troppo spesso ci si dimentica di questa realtà”, commenta Claudio Medici, presidente di CNA Modena, all’indomani della presentazione della ricerca a Roma, alla presenza del vice ministro all’Economia, Maurizio Leo, e dei senatori Massimo Garavaglia, Antonio Misiani, Mario Turco.

L’Osservatorio mostra che l’anno scorso la tassazione media sulle imprese è scesa al 52,7% (valore medio nazionale) grazie alla deduzione Imu del 100%, l’eliminazione dell’Irap e la rimodulazione dell’Irpef, tutti interventi sollecitati da tempo di Cna e che finalmente sono diventati fatti concreti. La pressione fiscale così è scesa di 7,5 punti percentuali e si è ridotta anche la distanza tra i comuni più virtuosi e quelli dove il peso delle tasse è maggiore, da 16 punti a 11,3. Bolzano resta al primo posto con un total tax rate pari al 46,7% mentre all’ultimo posto tra i capoluoghi di provincia c’è Agrigento con il 58%. Le differenze nella tassazione dipendono dalla Tari e dalle rendite catastali che non sono allineate ai valori commerciali. Anche se la pressione fiscale è scesa resta comunque elevata. A Bolzano l’impresa deve lavorare fino al 18 giugno per pagare il socio Stato mentre ad Agrigento è necessario sgobbare fino al 30 luglio.

In questo contesto il comune di Modena, che rimane quarto in regione per peso totale delle imposte, risale di ben 17 posizioni a livello nazionale, passando dal 56° al 39° posto, con quasi un punto percentuale in meno rispetto alla media nazionale.

La ricerca prende come riferimento una tipica impresa manifatturiera rappresentativa del tessuto economico italiano, nel caso specifico, un’azienda individuale con quattro operai e un impiegato, operante in un laboratorio artigiano di 350 metri quadrati, con annesso negozio destinato alla vendita di 175 mtq e relativi macchinari e arredamenti, oltre che di un automezzo, ricavi per 431.000 euro e un reddito d’impresa di 50.000 euro.

Questa impresa a Modena, tra tassazione nazionale, comunale e regionale, pagherà il 51,8% di tasse (quattro anni fa era il 58,6%), il cui pagamento richiederà 189 giorni di lavoro (nel 2019 erano 214), “liberandosi” dal peso delle tasse il 7 luglio (poco meno di un mese rispetto al 1° agosto del 2019). Un risultato dovuto essenzialmente ad un’aliquota Imu e ad una tari tra le più basse in regione.

 

La situazione in Regione

Come anticipato, la classifica regionale vede Modena confermare il quarto posto del 2019, mentre Piacenza passa dal sesto al secondo posto mentre Ravenna scala verso il basso di quattro posizioni.

Pur apprezzabile, il miglioramento sul peso fiscale che grava sulle piccole imprese non appare certo sufficiente. La strada da percorrere deve andare verso un sistema più equo, che scoraggi in modo più incisivo la concorrenza sleale attuata dagli evasori e che, al contrario, premi la fedeltà fiscale degli imprenditori onesti. Oggi, invece, dietro lo schermo del contrasto all’evasione fiscale abbiamo registrato un incremento costante degli obblighi informativi a carico delle imprese, molti di questi già in possesso dello Stato. Questo sistema fiscale, di per sé complicato, è poi diventato nel corso degli anni, quasi ingestibile e comunque estremamente costoso per le imprese, con il rischio di incorrere in errori che possono avere conseguenze gravi sotto il profilo sanzionatorio. “Insomma, un sistema fiscale malato che richiede interventi immediati”.