Operatore di un patronato arrestato a Reggio Emilia, avrebbe chiesto denaro a cittadini ucraini fuggiti dal paese



L’ipotesi investigativa, sostenuta dalla Procura della Repubblica diretta dal dott. Calogero Gaetano Paci, è che un impiegato di un patronato cittadino chiedesse indebitamente denaro a cittadini ucraini fuggiti dal paese in guerra.

La Questura di Reggio Emilia, in particolare, a seguito dello scoppio della guerra Ucraina aveva gestito, nell’anno 2022, un significativo numero di richieste di protezione temporanea avanzate da cittadini ucraini (2.183), per lo più donne e bambini, fuggiti dalla propria patria.

Nell’ambito della trattazione delle pratiche, però, i poliziotti dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Reggio Emilia rilevavano che, in alcune circostanze, i richiedenti avevano versato, apparentemente senza motivo, del denaro ad un impiegato operante in un patronato cittadino. Gli Istituti di Patronato e di Assistenza Sociale – ricordiamo – sono persone giuridiche di diritto privato che svolgono un servizio di pubblica utilità. Alcune attività, istituzionali, svolte dai patronati sono finanziate dallo Stato e, per questa ragioni, tali attività devono essere prestate a titolo gratuito.

Le successive meticolose indagini svolte dalla Squadra Mobile reggiana, anche con l’ausilio di supporti tecnologici ed attività di acquisizione documentale, consentivano di rintracciare ulteriori richiedenti asilo ucraini che si erano rivolti al patronato per ricevere informazioni sull’iter da percorrere per ottenere il rilascio di un titolo di soggiorno e, in ipotesi investigativa, avevano ricevuto la richiesta, illecita, di denaro.

Le richieste di denaro, sempre formulate dal medesimo operatore del Patronato, peraltro, non venivano supportate dal rilascio di ricevute né dallo svolgimento di qualsivoglia attività.

A seguito di perquisizione dei locali del patronato, peraltro, il destinatario dell’odierna misura, ragionando con i colleghi, avrebbe tentato di abbozzare la propria difesa ipotizzando di poter imputare i pagamenti – richiesti per prestazioni che avrebbe dovuto erogare gratuitamente – ad un tesseramento al patronato.

Il Gip del Tribunale di Reggio Emilia, sulla scorta dei dati raccolti nel corso delle indagini, ha disposto la misura cautelare detentiva degli arresti domiciliari a cui oggi gli investigatori della Questura reggiana hanno dato esecuzione.

L’operazione in parola, ancora in fase di indagini preliminari e con la doverosa presunzione di innocenza del destinatario del provvedimento restrittivo, testimonia il fattivo impegno della Polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica, nell’attività di contrasto alla commissione di reati contro la Pubblica Amministrazione.

Si sottolinea che l’operatore di patronato, infatti, in ragione della funzione pubblica dell’Istituto è qualificato come operatore di pubblico servizio, con tutte le conseguenze giuridiche che derivano.