A Scandiano una panchina per Giulio Regeni

L'inaugurazione nel giorno del compleanno del ricercatore, 15 gennaio



A otto anni dal suo omicidio, il Comune di Scandiano, insieme ad Amnesty International, ha voluto commemorare Giulio Regeni intitolandogli una panchina gialla nel parco della Resistenza. Sulla balconata del Municipio è stato esposto, negli ultimi anni, uno striscione che chiedeva verità sulla tragica vicenda: l’amministrazione ha però pensato di fare un ulteriore gesto per mantenere viva la memoria di Regeni con una installazione permanente.

Il giallo è diventato il colore simbolo della battaglia della famiglia Regeni e di Amnesty, che continuano a chiedere che sia fatta luce sulle vere circostanze del rapimento e dell’omicidio del giovane ricercatore.

“Il Comune di Scandiano ha voluto ribadire l’importanza della libertà di ricerca in tutto il mondo, – ha dichiarato la vice sindaca Elisa Davoli – oltre a continuare a chiedere verità e giustizia per il ricercatore friulano, ucciso in Egitto nel 2016. La panchina è però icona dell’impegno di tutta la comunità, tutte e tutti sono invitate/i a partecipare”.

La cerimonia di intitolazione si svolgerà il 15 gennaio alle ore 18.30, nel giorno che sarebbe stato il 36° compleanno di Giulio, alla presenza di un rappresentante di Amnesty International.

“Oltre alla funzione commemorativa, la scelta di collocare la panchina in questo spazio verde pubblico, che è un luogo di aggregazione molto importante per gli scandianesi, nasce proprio dall’intento di catturare l’attenzione dei passanti e di far riflettere su tematiche fondamentali come, appunto, la tutela dei diritti” ha concluso Davoli.

“Questa panchina gialla è il simbolo di un impegno preso otto anni fa e che continueremo a onorare: l’impegno di chiedere verità per Giulio Regeni a un Paese, l’Egitto, in cui persiste il diniego totale dei diritti fondamentali (libertà di opinione, di informazione, di associazione) e in cui proseguono torture, sparizioni, processi irregolari e l’aumento dell’uso della pena di morte” confermano gli attivisti del gruppo reggiano di Amnesty International.