
Avere il coraggio di riconoscere la malattia e poterla affrontare senza nasconderla a se stessi o ai propri familiari. È questo il messaggio che parte dal cortometraggio presentato oggi, mercoledì 17 settembre, nel corso di una conferenza stampa al Policlinico di Modena.
Il progetto, promosso dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, nasce grazie a un grant vinto nell’ambito del bando internazionale “Improving the quality of care of patients with urothelial cancer” indetto da Merck nel 2023, con il contributo non condizionato della stessa azienda. La realizzazione del filmato e del materiale divulgativo collegato, disponibile su Youtube al link https://youtu.be/P_L6dLz4JXw, è stata affidata alla società GreatPixel di Milano.
L’iniziativa vede in prima linea la Struttura Complessa di Oncologia del Policlinico di Modena, diretta dal Professor Massimo Dominici, in collaborazione con la Struttura Complessa di Urologia dell’Ospedale Civile di Baggiovara, diretta dalla Dottoressa Stefania Ferretti.
Il video è stato sviluppato con il contributo dei clinici e dell’associazione Palinuro, punto di riferimento per i pazienti con neoplasie uroteliali, per accompagnare chi affronta il percorso di diagnosi e cura e far sentire la vicinanza non solo dei medici, ma anche di familiari e associazioni. Nelle prossime settimane è prevista una campagna di promozione che si svilupperà sia in digitale, tramite i social e i canali web dell’AOU di Modena, sia con materiali informativi cartacei che verranno distribuiti in vari luoghi di frequentazione da parte dell’utenza ospedaliera. Alla presentazione del cortometraggio alla stampa è stato ospite anche il Professor Pasquale Rescigno dell’Università di Newcastle dove si occupa di studi clinici di fase uno e ricerca traslazionale sui tumori urologici.
«Questo progetto – commenta l’Ingegnere Luca Baldino, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena – rappresenta un esempio concreto di come la ricerca, l’innovazione e la collaborazione possano tradursi in strumenti capaci di migliorare la qualità della vita dei pazienti. L’assegnazione di questo grant internazionale e la realizzazione del cortometraggio dimostrano l’eccellenza e l’impegno dei nostri professionisti, che ogni giorno lavorano non solo per curare, ma anche per accompagnare i pazienti e le loro famiglie in un percorso complesso come quello oncologico».
«Siamo sempre stati convinti che il nostro ruolo non si limiti alla sola prescrizione di farmaci ma debba includere anche il supporto globale ai pazienti oncologici», sottolinea il Dottor Roberto Sabbatini, responsabile del Day Hospital Oncologico dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, che ha seguito il progetto insieme alla Dottoressa Stefania Pipitone del Centro Oncologico Modenese.
«Il tumore della vescica è una delle neoplasie urologiche più comuni, al quarto posto per incidenza negli uomini e al decimo nelle donne – ha spiegato il Professor Massimo Dominici. Il fumo di sigaretta rappresenta il principale fattore di rischio prevenibile, ma anche l’esposizione a sostanze chimiche o la familiarità possono contribuire allo sviluppo della malattia. Riconoscerne i sintomi, come la presenza di sangue nelle urine, è fondamentale per una diagnosi precoce, che nel 80% dei casi consente di individuare la patologia in stadi iniziali e quindi più trattabili».
Le procedure diagnostiche comprendono citologia urinaria, ecografia e cistoscopia. Nei casi superficiali la malattia può essere trattata con resezione endoscopica eventualmente associate a terapie intravescicali, mentre nelle forme più aggressive si ricorre alla cistectomia radicale e, quando necessario, alla chemioterapia associata alla immunoterapia o ad anticorpi farmaco-coniugati.
«Come chirurghi urologi – sottolinea la Dottoressa Stefania Ferretti, Direttore Facente Funzione della Struttura Complessa di Urologia dell’Ospedale Civile di Baggiovara – abbiamo un ruolo centrale sia nella diagnosi che nel trattamento del tumore della vescica. È fondamentale non ignorare segnali come la presenza di sangue nelle urine, soprattutto nei fumatori, perché una diagnosi precoce consente di intervenire con tecniche mininvasive. Oggi disponiamo di strumenti endoscopici che, attraverso le vie urinarie naturali, permettono di rimuovere la parte malata con energia bipolare o con il laser, realizzando resezioni en bloc seguite da terapie endovescicali mirate. Nei casi più complessi, quando la malattia interessa gli strati profondi della vescica, ricorriamo a interventi di chirurgia radicale con ricostruzione delle vie urinarie tramite segmenti intestinali. Anche in questi scenari le nuove tecniche robotiche mini-invasive garantiscono una maggiore precisione e una ripresa più rapida della vita quotidiana».
«Il grant internazionale che ha reso possibile il progetto – conclude il Professor Dominici – conferma il livello raggiunto a Modena nella cura dei tumori urologici e nella capacità di dialogare con partner accademici, istituzionali e associativi. Accanto alle terapie più avanzate, riteniamo fondamentale da un lato promuovere la cultura della prevenzione, come smettere di fumare, e dall’altro anche la vicinanza umana: solo integrando scienza, tecnologia e attenzione alla persona possiamo migliorare davvero la qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie».