Sanità, una presa in carico più puntuale per sviluppare un modello di assistenza che prevenga difficoltà psicologiche e sociali



La Regione Emilia-Romagna rafforza il proprio impegno per rendere ancora più puntuale il modello di presa in carico di bimbe e bimbi con risposta dubbia ai test di screening uditivo alla nascita. L’obiettivo è quello di perfezionare le diagnosi precoci di ipoacusia congenita e mettere in campo percorsi di assistenza che prevengano il più possibili future difficoltà psicologiche, scolastiche e sociali.

Sono le nuove linee guida per lo screening uditivo neonatale presentate oggi in commissione assembleare dall’assessore alle Politiche per la Salute, Massimo Fabi. Linee guida elaborate e condivise anche con le associazioni di pazienti Adda, Fiadda, Fondazione Gualandi, Asi ed Ens.

“In Emilia-Romagna ogni anno nascono 121 bambini affetti da sordità, con un’incidenza di poco più di 3 bambini ogni 1.000 nati. E lo screening è uno strumento fondamentale per una diagnosi precoce, tanto che già dal 2011 la Regione ha dato indicazione alle aziende sanitarie di inserirlo tra i trattamenti neonatali- ha ricordato l’assessore -. L’attuazione immediata di terapie e interventi, in caso di necessità, infatti riduce sensibilmente la disabilità e favorisce in modo rilevante un normale sviluppo del linguaggio e un pieno inserimento sociale. Ringrazio le associazioni dei pazienti per il contributo e la collaborazione ad aggiornare le linee guida- ha proseguito Fabi-: la loro esperienza quotidiana è fondamentale per migliorare la nostra attività e renderla sempre più efficace”.

Tra le novità introdotte quest’anno, ci sono alcune modifiche alla lista dei fattori di rischio audiologici e dei tempi di sorveglianza. Inoltre, è stata ribadita l’importanza della formazione del personale coinvolto nel percorso e l’elaborazione di un opuscolo informativo condiviso per tutti i punti nascita. In ambito riabilitativo viene confermata la necessità di assicurare tempestivamente i servizi di riabilitazione per permettere il più adeguato sviluppo comunicativo e linguistico compatibile con la patologia di base e viene confermato il criterio di priorità dei bimbi con sordità rispetto alle liste d’attesa con trattamenti logopedici. Infine, viene meglio definito il percorso di presa in carico sia in termini di tipologia di trattamento diretto e indiretto, sia in termini di trattamento rispetto alla tipologia di ipoacusia. Ultimo aspetto: viene sottolineato il modello operativo di rete necessario per consentire la maggior evoluzione possibile dello sviluppo del bambino per prevenire difficoltà psicologiche, scolastiche e sociali.

Inoltre, all’interno del Tavolo regionale per le disabilità uditive, è stata condivisa la volontà di sostenere la diffusione di sistemi di sottotitolazione, anche in tempo reale grazie alle nuove tecnologie, il riconoscimento della LIS (Lingua italiana dei segni) e della LIST (Lingua dei segni tattile) come mezzo consolidati per affrontare i deficit comunicativi e l’importanza di nuovi strumenti come gli impianti cocleari e altri di ultima generazione per realizzare la piena autonomia e inclusione sociale delle persone con disabilità uditive.

I numeri in Regione

Ogni anno nascono in Emilia-Romagna 121 bambini affetti da sordità: ovvero 3,02 ogni 1.000 nati. Sono calate le nascite, ma è aumentata la sopravvivenza dei gravi pretermine con conseguente aumento del numero assoluto di neonati con danni uditivi. Va considerato che attorno a ogni bimbo nato sordo ruotano almeno 15 figure tra genitori, insegnanti, educatori e medici e in particolare quelli in cui si rende necessario avviare tempestivamente una riabilitazione sia di tipo protesico che chirurgico (impianti cocleari) sono presi in carico presso i servizi territoriali e rappresentano, per la fascia di età 0-17, quasi il 2% di tutti i bambini in carico alle Unità della nostra Regione.

In termini numerici è invece estremamente più diffuso il numero delle persone adulte affette da sordità: in un recente studio è stato identificato che circa il 4% della popolazione emiliano-romagnola, ovvero 200mila individui, sono affette da situazioni di ipoacusia con compromissione parziale o grave della comunicazione sociale.