
La Regione Emilia-Romagna ha ribadito con chiarezza che non intende procedere ad alcun dimensionamento scolastico imposto dal ministro Giuseppe Valditara. Le richieste ministeriali, che puntano alla riduzione delle autonomie scolastiche, sono inaccettabili perché si limitano ai numeri e non tengono conto delle esigenze reali dei territori, in particolare di quelli più fragili come le aree montane. Su questa stessa linea si collocano, con piena convinzione, la Provincia di Reggio Emilia e il Comune di Reggio Emilia, che già in diverse occasioni hanno manifestato la loro contrarietà alle riduzioni imposte dal Governo.
«Che l’organizzazione della rete scolastica venga decisa da un commissario calato da Roma, senza alcuna interlocuzione né reale volontà di ascolto dei territori, è il vero problema – dichiarano la vicepresidente della Provincia con delega alla Scuola Francesca Bedogni e l’assessora comunale all’Istruzione Marwa Mahmoud –. In un momento in cui la scuola è chiamata ad affrontare trasformazioni profonde e sfide sempre più complesse, servono partecipazione, investimenti e visione, non tagli lineari e accorpamenti forzati».
Per queste ragioni, né la Provincia né il Comune di Reggio Emilia procederanno ad alcuna deliberazione entro il termine imposto dal Ministero del 31 ottobre.
«Non si tratta di una sospensione – proseguono Bedogni e Mahmoud – ma di una scelta consapevole e condivisa: non approveremo alcun dimensionamento deciso unilateralmente dal Governo, in piena coerenza con la posizione assunta dalla Regione Emilia-Romagna».
Gli incontri della Conferenza territoriale e del Tavolo di concertazione, svoltisi lunedì, hanno consentito un confronto ampio e costruttivo sull’intera situazione, partendo anche da esperienze già discusse in passato, come quella dei CPIA. Allo stesso modo, il Comune di Reggio Emilia sta facendo valutazioni in merito ad altre situazioni cittadine discusse anche nella mattinata odierna insieme ai dirigenti scolastici del primo ciclo.
«Auspichiamo – concludono Bedogni e Mahmoud – che Enti locali e organizzazioni sindacali restino uniti dalla parte della scuola, per difendere la scuola pubblica e contrastare una decisione sbagliata del Ministero, unico responsabile della situazione che si è creata. Un commissariamento dall’alto, privo di ascolto e conoscenza dei contesti, rischierebbe di colpire proprio le realtà più fragili e bisognose di sostegno».

