Torna a Bologna l’Assemblea annuale dell’Anci, giunta alla sua quarantaduesima edizione. I lavori, presieduti da Marco Fioravanti, sindaco di Ascoli Piceno e presidente del Consiglio nazionale Anci, si sono aperti nel pomeriggio alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per il decimo anno consecutivo presente all’assise di Anci. Saluti istituzionali affidati al presidente di Anci Emilia-Romagna e sindaco di Imola, Marco Panieri, al sindaco di Bologna Matteo Lepore, e al presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale. A seguire la relazione del presidente dell’Anci Gaetano Manfredi.
Il Sindaco Matteo Lepore è intervenuto in apertura dell’assemblea nazionale di ANCI
Il testo del discorso
“Signor Presidente della Repubblica, Signori Ministri, Autorità, colleghe e colleghi, Cardinale Zuppi. Benvenuti a Bologna.
Care Sindache e Sindaci, amministratori tutti grazie per aver scelto di essere qui.
Come sapete a Bologna non si perde neanche un bambino, ma nel caso chiamatemi se avete problemi.
Vi do il Benvenuto in una città che ha quasi mille anni di storia nella democrazia. Una città che ha fatto della solidarietà e della partecipazione al bene comune la propria forma di vita. Ringrazio ANCI nazionale, il suo Presidente Gaetano Manfredi e tutte le persone che in questi mesi hanno lavorato per rendere possibile questa grande Assemblea. Tra le istituzioni che hanno saputo interpretare il lungo cammino dell’umanità verso l’autonomia e la dignità, nessuna può vantare la stessa profondità storica del Comune. Nell’Italia delle mille città, il Comune è stato architettura civile della libertà, luogo dove le persone hanno imparato a costruire insieme un destino condiviso. A Bologna questo cammino inizia nel 1088 e nel 1116, le date di fondazione della nostra Università e del nostro Comune. Nel 1256, con un contratto chiamato Liber Paradisus, fu il Municipio a riscattare circa 6 mila servi della gleba abolendo, primi nel mondo, la schiavitù. Concessero 54.014 lire bolognesi ai signori della città, per affermare un principio: che nessun essere umano può essere proprietà di un altro. Un atto di libertà e di concretezza insieme: e così nasceva la nostra idea di cittadinanza. Il Novecento segna poi una svolta profonda. Con Francesco Zanardi, primo sindaco socialista, la città mette al centro “pane e alfabeto”: nutrimento e istruzione per tutti, panifici comunali, case popolari, scuole e cooperazione. Mi piace citarlo oggi qui di fronte a voi quando proprio pochi giorni fa un Sindaco che si definisce socialista è diventato sindaco di New York con lo stesso programma. Dopo la guerra, con il Sindaco Giuseppe Dozza, Bologna si rialza dalle macerie: la ricostruzione non è solo edilizia, ma morale e sociale. Il suo motto — “Non dobbiamo partire da ciò che abbiamo, ma da ciò che vogliamo” — è riprodotto fuori dalla porta del mio ufficio, per ricordarci da dove veniamo. Da una terra che non aveva nulla allora, se non i propri sogni e i propri morti da piangere. Fu durante la stagione di Dozza e Dossetti che Bologna approvò, nel 1955, il primo piano regolatore sociale e integrato d’Italia, che pose al centro la città pubblica e l’uguaglianza urbana a scapito della rendita. Un modello urbano, quello bolognese, che fece scuola nel mondo, dove i quartieri popolari si confondevano con quelli borghesi, perché la giustizia sociale fosse visibile anche nella forma della città. Nel 1969, nel quartiere Bolognina, veniva aperto il primo nido comunale italiano, grazie all’Assessora Adriana Lodi. Era l’inizio di una nuova idea di welfare municipale, quella che oggi chiamiamo conciliazione tra lavoro e cura. Signor Presidente, il 24 ottobre scorso, alla Biennale della Cooperazione qui a Bologna, lei ci ha ricordato che la cooperazione non è un ricordo del passato, ma la radice viva della Repubblica. Cito allora l’articolo 45 della Costituzione, che riconosce il valore sociale della cooperazione e ne affida la promozione allo Stato come forma di partecipazione al bene comune. Con quello stesso spirito, dieci anni prima, nel 2014 il Consiglio Comunale di Bologna aveva approvato il Primo “Regolamento per la collaborazione tra cittadini ed amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani”, diffusosi poi in tanti altre città. Il nostro tempo, però, ci ha messo di fronte a nuove prove. Come ci ha ricordato il sindaco di Imola, nel 2023 e nel 2024 due alluvioni hanno ferito profondamente il nostro territorio. Abbiamo perso vite, case, ponti, strade. Ma abbiamo anche visto mobilitarsi un popolo solidale, capace di spalare il fango e rialzarsi insieme. Signor Presidente, la sua presenza allora portò con sé la vicinanza dello Stato e la fiducia che non si dimentica e per questo oggi La voglio ringraziare. Il cambiamento climatico è la più complessa delle sfide. Oggi nove città italiane, sono qui presenti i loro sindaci, partecipano alla Missione Europea 100 città climaticamente neutrali entro il 2030. È un impegno trasformativo che richiede coraggio politico, perché la transizione non diventi una nuova forma di disuguaglianza. La Commissione Europea, solo nel 2023 ha contato danni da disastri climatici per circa 738 miliardi e 47 mila morti in più rispetto al 1980 proprio per il riscaldamento globale. Bologna, nel cuore della Pianura Padana, sta completando 23 chilometri di tranvie – un’opera da 900 milioni di euro del PNRR — per ridurre traffico e inquinamento. Un passo concreto verso una città che respiri meglio, che investa nella multimodalità e nella mobilità come diritto. Un impegno che tante città Italia e stanno portando avanti con numeri e obiettivi ineguagliati. Ma la nostra preoccupazione non è solo ambientale: è anche sociale. Oggi, in tutta Europa, milioni di persone non trovano più una casa accessibile. Per questo, insieme a una cinquantina di città tra le quali Roma e Firenze, abbiamo fondato la rete Mayor for Housing, per ottenere un piano casa europeo e fondi nazionali dedicati all’abitare sociale. Un’alleanza che ha già incontrato più volte la Commissione e il Parlamento Europeo, il Presidente del Consiglio Europeo Costa e presto vedremo i leader degli stati membri, proponendo la creazione di un fondo continentale per l’abitare sociale e rispettivi fondi nazionali. Care colleghe e cari colleghi, spero che Bologna possa esservi d’ispirazione perché motivo di riflessione arriva anche dalla sua demografia. Ogni dieci anni la città cambia un quarto della propria popolazione: studenti, lavoratori, famiglie che vengono qui per studiare, curarsi e vivere con dignità. E due immigrati su tre sono italiani. Non sapete quante volte, mi siedo ad ascoltare le loro storie e sento emergere il vissuto del nostro amato paese; i motivi che spingono costì tanti giovani italiani e le altre persone meno giovani a emigrare e di più ancora noi Sindaci a lavorare per unire l’Italia, non a dividerla. A ricercare il bene comune, nelle aree interne, nelle isole e appennini, nei comuni piccoli e medi così come nelle grandi aree metropolitane. A Bologna abbiamo oltre 100 mila studenti universitari e 100 mila operai nelle fabbriche della manifattura bolognese. Centri di ricerca pubblici e privati, i Data center del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine, nel Tecnopolo grazie al CINECA con i suoi supercomputer europei. Qui arriverà tra poco l’Università delle Nazioni Unite dedicata a “Big data e intelligenza artificiale per l’habitat umano”. Ecco, questa è l’Italia, un paese che può ambire nel mondo, promuovendo il legame fra conoscenza, saper fare manifatturiero e artigianale, democrazia, dignità del lavoro e umanità. Infine, Signor Presidente, voglio condividere in particolare con lei e con tutti voi un progetto che ci lega al cuore profondo dell’Italia. Il Parco della Memoria Democratica, undici ettari di ferrovia dismessa accanto alla Stazione Centrale, che diventeranno nei prossimi anni un parco verde, dedicato a tutte le vittime delle stragi e delle mafie del nostro paese. Lo abbiamo annunciato il 2 agosto di quest’anno, Signor Presidente, ricordando le 85 vittime della strage alla Stazione di Bologna, insieme alle associazioni dei familiari delle vittime delle stragi di mafia e della strategia della tensione. Un polo della memoria, dotato di edifici e spazi culturali, dediti alla ricerca e alla divulgazione. Perché la la democrazia non è mai un’eredità acquisita, ma un lavoro quotidiano in grado di rigenerare l’impegno civile. Sarà un parco ispirato al Parco della Memoria di Buenos Aires e altre città che nel mondo sono state colpite dal terrorismo e dalla violenza. Ci auguriamo che questo progetto possa ispirare e aiutare chi ancora nel nostro paese non abbia ottenuto verità e giustizia.
Care Sindache e cari Sindaci, non viviamo un tempo facile, ma viviamo un tempo necessario.
Per la fascia tricolore che indossiamo, siamo chiamati a rappresentare la nostra Repubblica, a unire progresso e solidarietà, a fare del bene comune il principio guida di ogni nostra decisione.
Nel 2021, nel mio discorso di insediamento, citai un pensiero del Sindaco Renato Zangheri, che vi lascio in conclusione:
“Il Comune non è solo a Palazzo Comunale, è e dovrà essere nelle fabbriche, nei quartieri, nelle scuole, negli ospedali, dove donne e uomini lavorano, stentano e soffrono.
Là noi troveremo, perché li cerchiamo, un’unione interiore fra elettori ed eletti, fra amministratori ed amministrati.”
Ecco, è con questo spirito che vi dico: benvenuti a Bologna, città della solidarietà e del bene comune.
Viva la Repubblica italiana e Grazie di cuore a tutti e tutte voi di essere qua”.

