
Questa mattina la comunità ciclistica della Città metropolitana, insieme a numerose associazioni della società civile, ha commemorato Giuliano Branchini, 76 anni, storico volontario di San Giovanni in Persiceto, morto lo scorso agosto dopo essere stato travolto da un’auto a Sala Bolognese.
La manifestazione e la posa della “Ghost Bike” sono state promosse da Salvaiciclisti Bologna e da FIAB – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, con l’adesione delle realtà del Tavolo metropolitano della mobilità e della Consulta comunale della bicicletta di Bologna.
L’iniziativa è partita dalla Velostazione di Bologna, con diverse pedalate provenienti dai comuni metropolitani, per raggiungere il luogo dell’incidente nei pressi del cimitero di Sala Bolognese, dove è stata collocata la bici bianca in memoria di Giuliano.
Alla commemorazione erano presenti il sindaco di Sala Bolognese, Emanuele Bassi, in rappresentanza della comunità locale e la famiglia Branchini, insieme alla vicesindaca Eleonora Riberto, ai fratelli e ai nipoti di Giuliano, affezionatissimi al nonno, da sempre molto legato al territorio di Sala e conosciuto come volontario attivo della sua comunità.
Ha partecipato anche Simona Larghetti, consigliera metropolitana delegata alla Mobilità sostenibile e al Trasporto pubblico locale integrato.
“Essere vicini ai familiari delle vittime di violenza stradale è per noi un gesto necessario e doveroso. Non possiamo normalizzare queste morti. Giuliano Branchini era un concittadino attento, esperto, che rispettava le regole, che conosceva la strada e usava la bicicletta con cura. Eppure ha perso la vita attraversando una provinciale. – ha commentato Larghetti – È un dolore che ci ricorda, ancora una volta, che la responsabilità della vita e della morte in strada appartiene prima di tutto alle Istituzioni, ma anche a ogni cittadina e cittadino che si mette alla guida. Oggi, mentre il numero di morti e feriti torna a crescere, non dobbiamo abbassare l’attenzione: continueremo a lavorare e a lottare perché nessuna di queste vite venga considerata inevitabile”.

