Questa mattina la Polizia di Stato di Bologna, con personale della II^ Sezione della Squadra Mobile, del Commissariato di P.S. di Imola e del Reparto Prevenzione Crimine Emilia Romagna Orientale, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa nell’ambito di un’attività coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna, nei confronti di 8 soggetti, di cui 6 cittadini italiani, tutti pluripregiudicati per reati in materia di immigrazione, contro il patrimonio e stupefacenti.
L’attività d’indagine ha preso avvio da una denuncia per truffa acquisita dall’Ufficio Immigrazione di Bologna, nel dicembre 2022, in cui il denunciante riferiva di aver contattato una società operativa nel Comune di Imola per ottenere dei nulla osta per lavoro stagionale per alcuni cittadini stranieri ma, dopo aver pagato la somma di 200€ per le pratiche richieste, non otteneva più alcuna risposta.
Le investigazioni, svolte dalla II^ Sezione della Squadra Mobile e dal Commissariato di P.S. di Imola, che a partire dalla primavera del 2023 hanno scandagliato le attività di una società multiservizi, operativa formalmente come “CAF” con due sedi nel Comune di Imola e un business in sviluppo in Romagna e nelle Marche, si sono articolate su tre livelli:
Burocratico-amministrativo, con un preliminare studio della normativa legata al c.d. Decreto Flussi e ai c.d. LFE – tirocini formativi che permettono l’ingresso legale nel territorio italiano di cittadini stranieri richiesti come lavoratori stagionali. In tale contesto – grazie alla collaborazione della Prefettura di Bologna e degli uffici ispettivi dell’INAIL – si accertava l’esistenza di centinaia di domande presentante sui portali della pubblica amministrazione con documenti falsi, datori di lavoro fittizi ovvero ignari della istanza presentata a loro nome, nulla osta all’ingresso in Italia creati ad arte e mai richiesti alle Ambasciate di riferimento;
Attività di intercettazione telefonica e ambientale, con installazione di telecamere nelle sedi della società, che ha permesso di accertare un’attività incessante di procacciamento di stranieri da far arrivare in Italia, passaporti da utilizzare per inserire le domande sul portale della Prefettura di Bologna e altre città, incontri e telefonate di affari tra tutti i membri del sodalizio con scambio di denaro contante, spartizione delle pratiche da gestire nonché ausilio reciproco nella falsificazione e creazione di falsi nulla osta, contratti di lavoro e altri documenti;
Controlli e identificazioni, grazie alla collaborazione degli uffici di Polizia locali tra Emilia Romagna e Marche, per il controllo delle altre sedi operative aperte dagli indagati a Massa Lombarda (RA) ed Ancona nonché servizi di osservazione e identificazione di tutti gli stranieri, collaboratori o clienti, che frequentavano gli uffici della società ad Imola.
Le attività, pertanto, portavano a documentare, in via indiziaria, la sussistenza di un meccanismo criminale composto da 25 soggetti, di diversa nazionalità e con ruoli diversi e specifici:
da un lato, il un’associazione a delinquere costituita da cittadini italiani, alcuni con precedenti specifici della stessa indole, guidati da un pluripregiudicato di origini abruzzesi classe 1974 che, insieme ai due figli classe 1993 e 2001, una amica di famiglia bolognese classe 1963 e al socio di origini cerignolane classe 1995, dirigeva il business criminale;
dall’altro, i collaboratori, italiani e stranieri che in diverse vesti – di procacciatore di clienti stranieri di diverse etnie, datori di lavoro che fittiziamente prestavano la loro ditta o società per l’inserimento della domanda nei portali della p.a. ma senza poi garantire realmente lavoro all’extracomunitario, collaboratori amministrativi e dipendenti delle società – partecipavano attivamente all’attività illecita, come un pregiudicato imprenditore edile albanese residente a Imola classe 1968 ovvero il cittadino marocchino classe 1969, specializzato procacciatore di stranieri bengalesi operativo nel Comune di Bologna.
L’indagine, durata complessivamente circa sei mesi, ha permesso di documentare l’attività illecita di un’associazione che – operando formalmente come CAF – sfruttava illecitamente le criticità del sistema del c.d. Decreto Flussi [allora presenti ed ora, dal 2024, risolte], inviando centinaia di domande perlopiù fittizie nelle Prefetture con una mole di pratiche notoriamente elevatissima (Bologna, Milano, Salerno, Foggia) al fine di bypassare il sistema di controlli grazie al meccanismo del c.d. silenzio assenso che – trascorso il termine previsto dalla legge in 30 giorni – permetteva alla pratica di essere validata senza uno specifico controllo, anche laddove al posto della documentazione richiesta fossero stati caricati nel Portale SUI dei fogli bianchi, documenti falsi o passaporti scaduti.
In sintesi, quindi, il sodalizio ha inserito più di 500 domande con cui ha favorito l’ingresso illecito nel territorio dello stato italiano di stranieri provenienti da Marocco, Tunisia, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka i quali – nella maggior parte dei casi del tutto inconsapevoli – pagavano una cifra tra 3000€ e 10.000€ (per singola persona o nucleo familiare) per arrivare in Italia con la promessa di un contratto di lavoro stagionale che, in realtà, non esisteva o per cui il datore di lavoro non aveva fatto richiesta.
La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna ha iscritto nel registro degli indagati 25 soggetti per i reati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, truffa aggravata ai danni dello stato e falso ideologico e il Giudice per le Indagini preliminari di Bologna ha emesso ordinanza di custodia cautelare per 8 soggetti con misure così suddivise: custodia cautelare in carcere per il capo del sodalizio, la misura degli arresti domiciliari per i cinque collaboratori più stretti e l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria per altri due membri del sodalizio.
Si rappresenta che si procede in fase di indagini preliminari con la doverosa presunzione di innocenza per gli indagati.

