Gli studiosi di Unimore e dell’Osservatorio Geofisico del Dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari racconteranno l’esperienza ed analizzeranno i risultati del negoziato della trentesima Conferenza delle Parti – COP30 tenutasi a novembre a Belém alle porte della foresta amazzonica.
L’incontro, rivolto all’intero cittadinanza e dal titolo “Unimore a COP30 – Belém, Brasile: Cosa è successo in Amazzonia, criticità e risultati del negoziato sull’applicazione dell’Accordo di Parigi sul clima”, si terrà mercoledì 17 dicembre 2025 alle ore 17:15, Aula P2.4 del Dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari (via Vivarelli, edificio MO25) a Modena.
In un contesto in cui la crisi climatica influenza sempre più le politiche economiche e sociali, la COP30 ha confermato l’urgenza di azioni concrete: ribadito l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura entro 1,5 °C e rafforzato le misure di adattamento, ma senza un chiaro impegno sui combustibili fossili.
“In questo scenario, – afferma la Delegata della Rettrice per la Sostenibilità ambientale prof.ssa Anna Maria Ferrari – la scienza e la ricerca hanno un ruolo decisivo. Unimore, accreditata come “observer” presso l’UNFCCC ha partecipato con un side event al Padiglione Italia: “Amazon & Heat: Community-First Climate–Environment–Health Action from the Amazon Basin to Africa & Europe”, dedicato al legame tra clima, salute, foreste e comunità locali. L’iniziativa ha messo in luce criticità ambientali e sanitarie e proposte concrete per i negoziatori”.
Nel corso dell’intervento, è stato evidenziato il valore delle osservazioni secolari dell’Osservatorio Geofisico di Modena e dei dati tropicali della stazione Italia–Costa Rica, riconosciuto anche dalla decisione SBSTA sul rafforzamento delle reti osservative.
“La partecipazione dell’Osservatorio Geofisico alla COP30 ha evidenziato, a livello internazionale, il valore unico delle sue osservazioni meteorologiche attive dal 1826. Attraverso l’intervento di Luca Lombroso, – afferma il Responsabile scientifico dell’Osservatorio Geofisico di Unimore prof. Sergio Teggi – nell’ambito del side event coordinato dal prof. Roberto Lucchini, l’Osservatorio ha mostrato come i dati storici di Modena, integrati con le osservazioni tropicali in Costa Rica e con quelle d’alta quota del Monte Cimone, contribuiscano in modo concreto alla comprensione globale del clima. La presenza a Belém ha rafforzato il riconoscimento internazionale del ruolo strategico, nelle politiche climatiche, delle reti di osservazioni meteorologiche storiche, alle quali l’Osservatorio Geofisico partecipa e per le quali ha ottenuto il riconoscimento di stazione di osservazione centenaria da parte dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale”.
La decisione politica principale, il Global Mutirão, ha introdotto indicazioni su foreste, diritti e adattamento, ma non ha incluso riferimenti ai combustibili fossili, segnalando la distanza tra ciò che richiede la scienza e ciò che i negoziati riescono a produrre. È su questo divario che dovranno lavorare le prossime COP, dove Unimore continuerà a contribuire con dati solidi e ricerca scientifica indipendente.
“La COP30 è stata una Conferenza delle Parti storica, per il luogo simbolico alle porte dell’Amazzonia e per la forte presenza delle comunità indigene che hanno fatto ben sentire la loro voce e presenza. In questo contesto Unimore – afferma Luca Lombroso dell’Osservatorio Geofisico – ha portato il proprio contributo scientifico dedicato al legame tra clima, ambiente, salute, foreste e comunità locali”.
Al seminario interverranno il prof. Roberto Lucchini del Dipartimento di Scienze Biomediche e il dott. Luca Lombroso dell’Osservatorio Geofisico. L’appuntamento sarà un’occasione per comprendere da vicino il funzionamento delle COP, i risultati e i limiti del negoziato e il ruolo dell’Ateneo nella lotta ai cambiamenti climatici.

