AMRER dona un macchinario con tecnologia REMS all’Ospedale di San Giovanni in Persiceto

Donato anche un capillaroscopio di ultima generazione all’Ospedale Maggiore



Sempre più vicini ai cittadini: è questo il modello di sanità di prossimità che sta prendendo sempre più forma sul territorio bolognese e che trova una concreta applicazione in diversi presidi ospedalieri di prossimità, trovando un importante punto di riferimento per la gestione della cronicità e di una malattia rara, come la Sclerosi Sistemica, nell’Ospedale di San Giovanni in Persiceto.

Un’evoluzione che non significa “spostare” servizi dall’ospedale al territorio, ma integrare competenze, tecnologie e professionalità, portando nei presidi di prossimità anche attività diagnostiche e terapeutiche di secondo e terzo livello, in sicurezza e con elevati standard di qualità. Un passaggio fondamentale soprattutto per le persone affette da patologie croniche, che necessitano di continuità assistenziale e di percorsi di cura strutturati nel tempo, senza dover fare migrazioni da un centro all’altro.

«L’integrazione di questi servizi sul territorio è il lavoro di tanti anni – premette Massimo Reta, Direttore della UOC di Medicina Interna a indirizzo Reumatologico interaziendale AUSL e AOU Policlinico Sant’Orsola di Bologna. E nelle progettualità a breve, in una Casa di Comunità di ogni distretto, porteremo un’attività di secondo livello di prossimità. L’obiettivo è creare una rete Ospedale-territorio, con più punti strategici, che permettano una presa in carico delle persone con malattie infiammatorie croniche e che tengano conto dei loro bisogni. Questo significa portare sul territorio una parte della diagnostica, come ecografia, radiologia ed esami ematochimici specifici, ma anche terapie complesse, comprese quelle infusionali, che a San Giovanni in Persiceto, a titolo di esempio, vengono proposte anche domiciliari, agevolando ancora di più i pazienti. Per farlo, servono competenze professionali, organizzazione e una logistica adeguata. Oggi, grazie alla rete dei presidi territoriali, possiamo farlo in modo concreto e sicuro, a beneficio dei pazienti».

A rafforzare questo modello contribuisce anche l’introduzione di tecnologie diagnostiche innovative, donate da AMRER, l’Associazione Malati Reumatici Emilia-Romagna agli Ospedali di San Giovanni in Persiceto e al Maggiore di Bologna, grazie a un lascito in memoria di Silvia Manelli, che era affetta da una patologia reumatologica.

A San Giovanni è stato consegnato l’ecotomografo REMS (Radiofrequency Echographic Multi Spectrometry), che consente di stimare la densità minerale ossea attraverso ultrasuoni e di valutare il rischio di frattura a cinque anni sulla base della qualità dell’osso. Si tratta di una metodica rapida, non invasiva e priva di radiazioni ionizzanti, utilizzabile direttamente in ambulatorio o al letto del paziente, anche da donne in gravidanza e bambini, che permette ai clinici di ottenere informazioni aggiuntive durante la visita e di orientare in modo più mirato eventuali approfondimenti diagnostici.

Al Maggiore di Bologna, è stato consegnato un capillaroscopio di ultima generazione, capace di fare una diagnosi ancora più precoce nei casi di fenomeno di Raynaud, Sclerosi Sistemica e altre connettiviti. Questo capillaroscopio, per le sue specificità tecniche, è in grado di misurare in tempi rapidissimi la quantità di capillari sottoungueali, inviare i dati al FSE, e permettere ai clinici, grazie ai dati raccolti, di fare ricerca ancora più avanzata.

Un altro tassello che integra un servizio sempre più strutturato per la presa in carico della complessità. «L’integrazione tra il DM 70 e il DM 77, accompagnata dall’innovazione tecnologica, rappresenta un passaggio fondamentale verso un servizio sanitario ancora più orientato ai bisogni di salute della popolazione – afferma Francesca Santoro, Direttrice del Distretto Pianura Ovest dell’AUSL di Bologna. Portare strumenti diagnostici avanzati nei presidi ospedalieri di prossimità rafforza l’assistenza territoriale e garantisce continuità delle cure anche per bisogni complessi, in particolare nell’ambito delle patologie croniche, grazie anche a una collaborazione sempre più stretta tra specialisti e medicina generale. Un ringraziamento sentito va a AMRER, il cui impegno rappresenta un valore importante per il rapporto tra servizi sanitari, territorio e comunità».

Le donazioni di AMRER all’Ospedale di San Giovanni in Persiceto del macchinario con tecnologia REMS e del capillaroscopio di ultima generazione, in grado di aiutare i clinici dell’Ospedale Maggiore di Bologna anche nella ricerca di nuove soluzioni terapeutiche, hanno un valore di circa 63.000 euro. «Grazie a un lascito in memoria di Silvia Manelli, abbiamo potuto acquistare questi due macchinari all’avanguardia, utilizzati rispettivamente nella diagnosi dell’osteoporosi e nella diagnosi del fenomeno di Raynaud, della Sclerosi Sistemica e delle vasculopatie. Come Associazione di pazienti – ha dichiarato Daniele Conti, direttore di AMRER, crediamo fortemente che sostenere il Servizio Sanitario sia fondamentale, e consideriamo il territorio un setting strategico per la reumatologia. Per quanto ci riguarda, insieme alle istituzioni, faremo il possibile affinché tutto il territorio cresca e abbia una reumatologia di prossimità per tutti i cittadini che ne hanno necessità oggi e che ne avranno necessità domani».