Acimac: “Stop al Piano Transizione 5.0, una battuta d’arresto che rischia di penalizzare le imprese che investono nel futuro”



La chiusura improvvisa del Piano Transizione 5.0 rappresenta un segnale negativo per il mondo produttivo e mette a rischio la credibilità delle politiche industriali del Paese.

“Un cambiamento inatteso di questa portata – commenta Paolo Lamberti, presidente di Acimac – mina la fiducia delle imprese nelle istituzioni. Le aziende del nostro settore avevano già pianificato e in molti casi avviato investimenti rilevanti, confidando in una misura che lo Stato aveva annunciato come strutturale e strategica per accompagnare la transizione digitale ed energetica. Lo stop improvviso rischia di compromettere non solo la sostenibilità economica di questi progetti, ma anche la fiducia complessiva nel sistema delle agevolazioni”.

Acimac ritiene urgente che il Governo comunichi rapidamente quali strumenti intenda attivare per garantire i finanziamenti attesi dalle imprese rimaste escluse.

“La soluzione auspicabile – prosegue Lamberti – sarebbe quella di stanziare risorse nazionali dedicate per coprire le richieste non ancora soddisfatte, così da preservare le stesse condizioni agevolative previste dal Piano 5.0. In alternativa, è necessario individuare misure ponte, come un credito d’imposta transitorio, che consenta di non bloccare gli investimenti in corso e di assicurare continuità alla modernizzazione del sistema produttivo”.

“Serve stabilità nelle regole – conclude il presidente di Acimac -. Le imprese italiane hanno dimostrato di voler innovare e investire nella sostenibilità: ciò che chiedono è la certezza di poterlo fare in un quadro chiaro e coerente, senza decisioni improvvise che mettono a rischio la programmazione e la competitività”.