“In merito all’accordo tra Ausl di Modena e rappresentanze dei medici di famiglia che interviene, tra l’altro, sulle prescrizioni delle visite specialistiche, è necessario riflettere sugli effetti di tale provvedimento.
I numeri sono impietosi e segnalano il problema oggettivo di governo delle prescrizioni specialistiche. Anche perché, nel frattempo, le risorse a livello nazionale per la sanità sono diminuite in rapporto al Pil e all’inflazione, così come sono diminuiti medici e infermieri.
Cgil, Cisl e Uil sottolineano che il medico, indipendentemente dagli accordi, risponde alla sua deontologia professionale e prescrive in base alla sua valutazione clinica. Nessuno accordo può comprimere questo suo dovere, e non è accettabile che questo sia condizionato da uno scambio economico.
Un principio fondamentale che si bilancia con lo scopo del nostro servizio sanitario: garantire non un generico diritto alle cure, ma l’accesso alle cure secondo criteri di appropriatezza ed equità.
Alle Aziende Sanitarie modenesi chiediamo, nel rispetto dell’autonomia negoziale dello specifico tavolo trattante di settore, di allargare la discussione sulle prescrizioni mediche poiché sono misure che vanno a impattare sulla vita di 700.000 modenesi e pertanto devono essere discusse con tutti i soggetti i sociali.
Bisogna proseguire la discussione sulla sanità territoriale, perché crediamo che, nell’integrazione socio-sanitaria, nella presa in carico e nel ruolo pro attivo dei medici di famiglia, si costruiscano le risposte corrette ai bisogni di cura dei cittadini.
Il confronto è la leva più importante per sciogliere nodi divenuti problemi cronici del nostro sistema. A cominciare dalla carenza pesante e diffusa di medici di medicina generale, anello fondamentale del sistema sanitario regionale.
L’Azienda Usl di Modena, ad esempio, ha annunciato un percorso finalizzato a promuovere una gestione più efficiente delle prestazioni sanitarie, favorendo il rispetto di criteri di appropriatezza nella prescrizione di esami specialistici e diagnostici.
Tanto ci sarebbe da dire anche in merito ai criteri nazionali e regionali di appropriatezza, cioè i parametri che forniscono indicazioni su quali visite o esami sono necessari in base alla tipologia di paziente.
Il tema dell’appropriatezza non può essere una responsabilità dei cittadini e dei pazienti bisognosi di un intervento che tocca ai medici inquadrare correttamente. E’ altrettanto evidente che la miscela determinata da tempi eccessivamente dilatati per accedere a visite ed esami e dall’esplosione delle liste d’attesa spinge i cittadini (che se lo possono permettere) a trovare risposte verso lo specialista privato, favorendo una lievitazione della domanda di prescrizioni, che spesse volte ritorna sulla scrivania dei medici di medicina generale. Un fenomeno sul quale altri territori hanno avviato uno screening molto severo.
In termini più ampi, il caso che oggi ci troviamo a discutere affonda le sue radici nel problema della coperta divenuta troppo corta. Vogliamo contribuire ad una discussione complessiva sul sistema sanitario. Evitiamo l’errore di affrontare un problema alla volta, perdendo di vista, così, il quadro complessivo.
I sindacati confederali, pertanto, vogliono che si analizzino i problemi in modo rigoroso – a cominciare dalle difficoltà di arruolamento del personale medico, infermieristico e socio sanitario e dalle strategie correttive possibili – così come vogliono aprire una discussione per approfondire e definire quale sarà l’organizzazione delle nuove Case di comunità che si stanno costruendo, quale compito vorranno giocare i medici del ruolo unico (medici di famiglia e medici di guardia) individuando i servizi specifici erogati e le professionalità necessarie, sanitarie assistenziali ed amministrative”.
(Alessandro De Nicola, segretario Cgil Modena – Rosamaria Papaleo, segretaria Cisl Emilia Centrale – Roberto Rinaldi, coordinatore Uil Modena e Reggio Emilia)

