Giornata Vittime della Strada, Modena maglia nera in regione

Con 10 pedoni morti nel 2024, la provincia ha il primato regionale. La soluzione è un cambio culturale e più mobilità attiva. Dati scientifici dimostrano che raddoppiare il numero di persone che si spostano in bicicletta riduce il rischio di mortalità del 34%.



In occasione della Giornata mondiale in memoria delle vittime della strada (16 novembre), Modena si confronta con un bilancio drammatico.

Nel 2024 la nostra provincia ha conquistato la maglia nera in Emilia-Romagna per numero di pedoni morti – 10 –  e ha registrato 2.703 incidenti con 41 decessi, seconda solo a Bologna in regione.
Molti pedoni sono stati investiti proprio sulle strisce pedonali.

“Questi non sono numeri, ma persone e famiglie distrutte”, sottolinea la rete Modena 30. “Persone che si spostano a piedi o in bicicletta pagano il prezzo di un sistema stradale ancora troppo orientato ai veicoli a motore, dove le cause principali degli incidenti restano l’eccesso di velocità e la distrazione”.
Il costo delle vittime della strada non è solo umano ma anche economico: ogni incidente grave comporta spese sanitarie, riabilitazione, invalidità permanenti e perdita di produttività. Un peso che grava su famiglie, sistema sanitario e intera collettività.

Secondo ISTAT, la velocità è la prima causa di morte sulle strade e, anche quando non è la causa diretta di un incidente, ne amplifica sempre la gravità, aumentando la lesività delle distrazioni e delle infrazioni.

Eppure:

  • la riduzione dei limiti di velocità sparisce dalle priorità politiche. Anzi, viene contrastata a livello nazionale, come nel caso della direttiva ministeriale contro le Città 30.
  • si ostacola l’installazione degli autovelox, che sono strumenti salva-vita (come i defibrillatori).
  • la legge di bilancio taglia risorse per la sicurezza stradale e per la mobilità sostenibile, e addirittura azzera i fondi per la ciclabilità che erano ancora disponibili.

Un codice che ignora le persone più vulnerabili

Il Codice della Strada già afferma: “Il conducente deve regolare la velocità ed essere sempre in grado di arrestare il veicolo in sicurezza”. Un principio che dovrebbe essere stampato sui cruscotti di tutte le auto. Inoltre, sempre nel Codice della Strada, la sicurezza e la tutela della salute delle persone… rientrano tra le finalità primarie… perseguite dallo Stato”.

Eppure nel nostro ordinamento mancano ancora:

  • la gerarchia della responsabilità tra utenti della strada
  • la presunzione di responsabilità salvo prova contraria in caso di investimento di utenti vulnerabili.

Essere anziani, pedoni, persone in bicicletta, persone con disabilità o bambini non è una colpa: è una condizione di vulnerabilità che lo Stato deve tutelare.

Narrazione mediatica: basta scaricare la colpa sulle vittime

L’informazione non deve cancellare la responsabilità stradale né offendere la dignità delle vittime.

La violenza stradale viene ancora troppo spesso vista come una tragica, ma inevitabile conseguenza della motonormatività (mobilità autocentrica), portando a una triste assuefazione.

Educazione alla sicurezza stradale azzerata

A rendere il quadro più drammatico, il Ministero dell’Istruzione ha sospeso l’offerta formativa Edustrada per l’anno accademico 2025/26, senza comunicarlo. Una scelta incomprensibile proprio mentre giovani e giovanissimi muoiono sulle strade.

Inquinamento e responsabilità

Modena paga anche un prezzo molto caro per via dell’inquinamento da polveri sottili, anche per questo urgono misure per la salute dei cittadini. La mancanza di volontà politica di intervenire con programmaticità ed urgenza causa un costo sociale altissimo. Costi che per la collettività si alzano anche per risarcimenti come quelli che la cassazione ha stabilito per il Comune di Roma che dovrà disporre pannelli fotoassorbenti e  ridurre a 30km/h la velocità nelle zone più trafficate poiché è stata provato il danno verso i cittadini sottoposti a inquinamento acustico e smog da polveri sottili sopra il limite consentito dalla legge. Modena su questo punto sappiamo non essere certamente in una posizione migliore.

Le nostre richieste

Chiediamo che anche a Modena la riduzione della velocità e la protezione degli utenti vulnerabili diventino:

  • priorità istituzionale
  • oggetto di investimenti strutturali
  • base per infrastrutture e controlli efficaci
  • parte di una corretta narrazione mediatica
  • cardine dell’educazione civica e stradale

Ogni giorno si muore sulle strade italiane, e Modena in particolare. Non è fatalità: si può prevenire. Questo non è un caso isolato: è un’emergenza nazionale. La rete Modena 30 continuerà a battersi, insieme ai tanti soggetti impegnati su questo fronte a Modena e a livello nazionale, perché il diritto alla mobilità sicura diventi realtà per tutte e tutti.

A Modena “Serve un’accelerazione decisa, un piano serio entro la fine del 2026: infrastrutture adeguate, moderazione del traffico e l’estensione della Città 30 su tutto il territorio urbano” seguendo l’esempio virtuoso di Bologna, e delle tante altre città che la stanno seguendo come ad esempio Bergamo, Perugia, Pavia e persino tutto il centro di Roma e da pochi giorni Crema.