Quasi settemila presenze registrate, con sette atenei coinvolti, otto istituti di ricerca presenti, oltre 130 iscritti alla formazione professionale e più di cento bambine e bambini iscritti alle gare di matematica.
Sono alcuni dei dati che confermano l’ottima risposta della città e delle istituzioni alla prima edizione di Play in The City – Festival della cultura ludica, che dal 21 al 23 novembre ha riportato Modena al centro della scena nazionale dei giochi da tavolo, di ruolo e delle attività tridimensionali. Una tre giorni intensa, partecipata e diffusa, che ha trasformato il centro storico in un laboratorio educativo aperto a scuole, famiglie, operatori e appassionati, e che martedì 25 novembre sarà raccontata anche da RaiNews, con un servizio dedicato.
La manifestazione, curata da Ludo Labo in collaborazione con l’assessorato alle Politiche educative e Rapporti con l’Università del Comune di Modena, la Fondazione Collegio San Carlo e ModenaFiere, con il supporto delle Biblioteche comunali, di Modena fa scuola e del Tavolo provinciale del Buon Gioco dell’Ausl, e con il patrocinio di Unimore, si è svolta tra gli ambienti del Collegio e della Chiesa San Carlo e il Dipartimento di Giurisprudenza. La proposta gratuita e diffusa delle attività, la varietà degli appuntamenti e la forte contaminazione tra ambiti educativi, culturali e scientifici hanno favorito una partecipazione trasversale, riconoscendo alla città la capacità di restituire al gioco il suo valore sociale e comunitario.
Entrando nel dettaglio, la dimensione accademica e scientifica è stata uno degli elementi qualificanti della manifestazione: sette atenei e otto istituti di ricerca hanno preso parte agli incontri, portando contributi multidisciplinari che hanno arricchito il programma. A essi si sono affiancati tre istituti storici (quelli di Storia e Resistenza di Modena e Pistoia e l’Istituto Cervi di Gattatico, Reggio Emilia), sei Archivi di Stato, Indire, e rappresentanti istituzionali provenienti da altre realtà del territorio italiano, tra cui il sindaco di Gradara Filippo Gasperi e l’assessore alle Politiche educative di Urbino Massimiliano Sirotti, a testimonianza della capacità del festival di attivare e attrarre connessioni culturali e istituzionali oltre i confini locali.
Grande la partecipazione delle scuole, a partire dalla Coppa Watson, gara di matematica a squadre pensata per la scuola primaria, che ha coinvolto 17 squadre e oltre 100 bambine e bambini. L’offerta rivolta al mondo scolastico è stata ampia: laboratori creativi, percorsi di gioco narrativo, attività scientifiche e proposte educative legate alla storia e alla sostenibilità hanno animato, già dalla mattina di venerdì 21, la Chiesa San Carlo e gli spazi del Collegio. Numeri significativi anche per i percorsi di formazione professionale, rivolti a insegnanti, educatori, operatori culturali e sociali, che hanno registrato circa 130 iscrizioni, suddivise tra i sei percorsi tematici dedicati a gioco e scienza, apprendimento, legalità, game design, psicologia del gioco e digital games.
La rete delle realtà coinvolte è stata ampia e articolata: 45 associazioni hanno partecipato attivamente alle attività, contribuendo alla costruzione di un programma che ha contato circa 150 eventi tra laboratori, dimostrazioni, tavole rotonde, sessioni di gioco e iniziative culturali. Tra le proposte più apprezzate, le 20 sessioni della Escape room scientifica Cryptolocked, ispirata al mistero della scomparsa di Ettore Majorana (tutte andate esaurite), così come il seminario per docenti Play History, attivo nelle giornate di sabato e domenica, e il grande diorama giocabile del Castello di Gradara, che ha offerto ai partecipanti l’esperienza immersiva di un assedio medievale. Molto frequentate anche le due ludoteche – scientifica e inclusiva – i laboratori dedicati al rapporto tra gioco e biodiversità e le presentazioni del Gioco dell’Anno 2025, che hanno attirato un pubblico di famiglie, studenti e appassionati.
Significativo anche il coinvolgimento del pubblico nelle proposte culturali ospitate al Dipartimento di Giurisprudenza, con le due mostre “40° Libro Game” e “Turno extra. Estensioni digitali del gioco da tavolo”, che hanno raccontato l’evoluzione del libro game in Italia e le più recenti innovazioni nel rapporto tra gioco analogico e digitale.
La prima edizione di Play in The City si chiude quindi con un bilancio estremamente positivo, che conferma il valore del gioco come linguaggio educativo universale e la capacità della città di costruire alleanze solide tra scuole, università, istituzioni culturali, musei, società sportive, associazioni e famiglie.

