Il 27 novembre del 1965 ci lasciava Alfeo Corassori, primo sindaco di Modena libera e democratica dopo la dittatura fascista e la tragedia della Seconda guerra mondiale. A sessant’anni esatti da quel triste giorno, il sindaco Massimo Mezzetti ha voluto rendergli omaggio recandosi, questa mattina, al cimitero di San Cataldo assieme ai familiari del “sindaco della ricostruzione” per deporre sulla sua tomba una corona di fiori. Presenti anche la vicesindaca Francesca Maletti, gli ex sindaci Giuliano Barbolini e Giorgio Pighi e alcuni consiglieri comunali. Una seconda corona è stata apposta, sempre nella mattinata, sulla targa che lo ricorda in Municipio.
“Fu un grande sindaco – ha commentato Mezzetti – Per 17 anni guidò la nostra città, ricostruendola dalle macerie della seconda guerra mondiale. Quando diventò sindaco circa metà dei cittadini (50mila) erano disoccupati, 10mila invece erano i senzatetto. Rinunciò al ruolo di deputato per dedicarsi completamente alla sua città. Per tutti fu e rimase il sindaco della rinascita modenese. Invito tutti a venire a conoscerlo nella mostra allestita nella sala dei Passi Perduti in Comune”.
Per ricordare la figura di Alfeo Corassori, lunedì 24 novembre, è stata riallestita, nella Sala dei passi perduti del Municipio, la mostra “Sindaco Corassori Operaio Alfeo” del 2015, che ne ripercorre la vicenda umana e politica. Curata da Giovanni Taurasi, l’esposizione è visitabile fino al 7 dicembre. Fa parte della mostra anche il documentario “Alfeo Corassori – Per volontà ed azione di popolo”, ideato da Taurasi e realizzato con le riprese e il montaggio dal regista Federico Baracchi.
Corassori nacque a Campagnola Emilia nel 1903, i suoi genitori erano braccianti agricoli. Dopo una breve militanza nel Partito Socialista si iscrive nel 1921 al Partito Comunista e, dopo essersi trasferito a Carpi, partecipa alla nascita della Federazione modenese. Fu arrestato dai fascisti ben tre volte, l’ultima nel 1933 quando venne mandato al confino nell’isola di Ponza. Dopo l’8 settembre 1943 partecipa alla lotta di liberazione come responsabile militare della provincia di Modena e dirigente della Federazione provinciale del Partito Comunista, poi come membro del Triumvirato insurrezionale dell’Emilia-Romagna. Il 22 aprile 1945, a poche ore dalla liberazione della città gli viene affidato l’incarico di sindaco, poi confermato dalle elezioni amministrative del 1946. Eletto deputato all’Assemblea costituente decide di rinunciare per fare il sindaco a tempo pieno e dedicarsi alla ricostruzione sociale e economica di Modena. Si dimise nel 1962 e scomparve nel 1965. I modenesi parteciparono in massa al suo funerale, come segno di affezione e riconoscimento.

