Al Sant’Orsola eseguita la sua prima elettrochemioterapia su di un epatocarcinoma

La “scossa” che apre la strada ai farmaci contro il tumore del fegato



Elettrochemioterapia IRCCS S.Orsola – foto dell’equipe multidisciplinare

A prima vista, tra geometrie azzurre e rossastre in continua evoluzione e scie luminose che attraversano il monitor, sembra di assistere ad un film di fantascienza. In realtà, nulla di più diverso. Quella che compare sullo schermo, infatti, è la procedura di posizionamento di sottili elettrodi ad ago, inseriti all’interno del fegato di un paziente per aprire (attraverso brevissimi impulsi elettrici) minuscoli varchi nelle membrane cellulari di un tumore. Varchi che consentono al farmaco oncologico di entrare più facilmente all’interno delle cellule neoplastiche, potenziandone l’effetto. E che permettono dunque di aggredire lesioni neoplastiche che non potrebbero essere trattate con tecniche tradizionali.

È il principio dell’Elettrochemioterapia, tecnica innovativa e minimamente invasiva che potenzia drasticamente l’efficacia della terapia chemioterapica grazie all’impiego di impulsi elettrici controllati. Già impiegata nella cura di diverse neoplasie benigne e maligne, al Policlinico di Sant’Orsola pochi giorni fa è stata eseguita per la prima volta su un epatocarcinoma, tumore maligno del fegato. Grazie alla nuova Sala Angiografica della Radiologia Addomino-pelvica Diagnostica e Interventistica diretta dalla prof.ssa Cristina Mosconi, infatti, l’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola si iscrive nel ristretto gruppo di centri specialistici nazionali capaci di eseguire il trattamento su questo tipo di lesione.

La procedura è sicura, caratterizzata da altissima precisione e dal basso impatto sui tessuti circostanti. Risulta particolarmente indicata per pazienti con lesioni del fegato non candidabili a interventi chirurgici più invasivi né a trattamenti di ablazione percutanea tradizionali (come l’ablazione a radiofrequenza o a microonde). “Ci consente di aggredire anche lesioni del fegato che finora venivano considerate non trattabili con le tecniche disponibili”, spiega in merito la prof.ssa Mosconi.

L’intervento è stato eseguito dall’équipe guidata dai radiologi interventisti Antonio De Cinque, Lorenzo Braccischi e Francesco Modestino in collaborazione con gli specialisti dell’Anestesia Polispecialistica e Rianimazione diretta da Andrea Zanoni. Il paziente, che è seguito da tempo dalla Medicina Interna per il trattamento delle gravi insufficienze d’organo dell’IRCCS, è stato dimesso dopo pochi giorni. “Questo nodulo in particolare sia per la posizione che per la peculiare vascolarizzazione non poteva essere trattato con altre tecniche – spiega la dottoressa Federica Mirici Cappa – L’intervento è andato bene e il paziente non ha avuto complicanze, ma per valutare l’efficacia del trattamento bisognerà attendere i controlli dei prossimi mesi”.

“Bologna si conferma un punto di riferimento per il trattamento della patologia epatica: dalla presa in carico alle procedure interventistiche avanzate, dall’eccellenza oncologica fino al trapianto e alle più moderne tecniche di riperfusione – commenta la direttrice del Dipartimento Medico chirurgico delle malattie digestive, epatiche ed endocrino-metaboliche dell’IRCCS, Maria Cristina Morelli – La multidisciplinarietà e la vocazione all’innovazione del Policlinico consentono di seguire il paziente a 360 gradi sperimentando, quando possibile, anche tecniche innovative”.

“Si tratta di un’operazione che richiede un ambiente altamente specializzato, perché il paziente deve rimanere completamente immobile per il corretto posizionamento degli elettrodi e per gestire l’erogazione degli impulsi controllati ad alta tensione – aggiunge la prof.ssa Mosconi – Le tecnologie in dotazione alla nuova Sala Angiografica del Policlinico di Sant’Orsola sono state fondamentali per la buona riuscita dell’operazione”. Inaugurata ad ottobre grazie ad un investimento di quasi 800mila euro mila euro garantiti da fondi PNRR, la sala è infatti dotata di sistemi di navigazione 3D di ultima generazione e di dispositivi che consentono la fusione delle immagini di ecografia, TAC e risonanza: innovazioni fondamentali per ottenere il massimo della precisione e della sicurezza della procedura, pur preservandone le caratteristiche di mininvasività.

Come funziona l’Elettrochemioterapia. L’approccio elettrochemioterapico sfrutta il fenomeno dell’elettroporazione reversibile. Gli impulsi elettrici prodotti dagli aghi posizionati con precisione attorno alla lesione inducono infatti la formazione di pori transitori nella membrana cellulare ionica del tumore. Ed è proprio attraverso questi varchi temporanei che il farmaco somministrato per via endovenosa riesce a infilarsi: in condizioni normali le molecole chemioterapiche sarebbero troppo grandi per superare in forze questa barriera, ma grazie a questo aiuto la loro concentrazione all’interno della cellula aumenta in misura esponenziale (di diverse migliaia di volte). Di conseguenza, l’azione citotossica risulta drasticamente più efficace: il farmaco riesce a interrompere efficacemente la proliferazione delle cellule neoplastiche, portandole alla morte.

La Radiologia Addomino-pelvica Diagnostica e Interventistica esegue sia procedure diagnostiche (Tac, risonanza magnetica ed ecografia), principalmente per malattie, oncologiche e non, del fegato, delle vie biliari, dell’intestino e delle vie urinarie, che procedure interventistiche sotto guida radiologica ed ecografica. Grazie alla ventennale esperienza acquisita nelle procedure di radioembolizzazione, per le quali è centro di riferimento nazionale, e all’introduzione di tecniche innovative come la TAME (embolizzazione delle arterie genicolate), sottopone a trattamento ogni anno circa 1.800 pazienti.

La Medicina Interna per il Trattamento delle Gravi Insufficienze d’Organo è strutturata in servizi di competenza specialistica e ultraspecialistica e si occupa della diagnosi e del trattamento integrato delle patologie acute e croniche severe del fegato e delle vie biliari. Afferisce al Programma Aziendale di Trapianto Epatico, che si configura come importante momento di incontro interdisciplinare di consolidate competenze plurispecialistiche.