Benetton, cambia l’insegna: incertezza sul futuro delle lavoratrici



È ormai noto da mesi che lo storico negozio a marchio Benetton-Sisley di Via Emilia Centro chiuderà i battenti. La notizia era stata rilanciata dalla stampa già a fine maggio, lasciando presagire l’interesse di una azienda concorrente nel gestire l’attività nei locali di proprietà della Fondazione San Carlo sotto il Portico del Collegio. Proprio in quella fase, l’assessore con delega al commercio del Comune di Modena Paolo Zanca, si era premurato di confermare che il negozio sarebbe passato da una gestione all’altra e che l’amministrazione avrebbe garantito “sempre una certa vivacità del centro storico”. Peccato che questa vivacità, come denuncia la Filcams CGIL di Modena, non tenga in considerazione le lavoratrici ed i lavoratori che tengono aperta quell’attività.

Il sindacato del commercio modenese si era infatti subito attivato per entrare in contatto con i dipendenti del negozio: al netto delle speculazioni sul nuovo marchio entrante, sin dal principio è emersa una certa preoccupazione da parte delle 15 lavoratrici, alcune delle quali presenti in negozio da oltre 20 anni.

“Il punto non è come rimarrà aperto questo negozio e quale insegna verrà appesa sopra le vetrine” dichiara Lisa Cataldo della Filcams Cgil di Modena, “perché quello che conta davvero è non perdere posti di lavoro e non disperdere esperienze e capacità di chi, negli anni, si è formato dentro questo storico negozio”. Il sindacato segnala infatti che Benetton ha comunicato l’intenzione di procedere ad un licenziamento collettivo per chiusura dell’attività entro la fine di gennaio.

Di contro, la società che dovrebbe subentrare non ha palesato l’interesse di agire per un passaggio diretto di lavoratrici e lavoratori garantendo così il mantenimento di posti di lavoro, salario, anzianità di servizio e diritti acquisiti, ma l’interesse di agire tramite colloqui individuali selezionando quelle persone che, una volta licenziate dalla vecchia proprietà, passerebbero dall’avere un contratto a tempo indeterminato alla ricerca di un nuovo impiego, con l’incertezza che ciò inevitabilmente comporta. Così facendo, la nuova insegna potrebbe proseguire con l’attività con un notevole risparmio proprio a scapito di persone che continuerebbero a svolgere il proprio lavoro esattamente come fatto fino al giorno prima nel negozio Benetton.

La Filcams di Modena segnala di aver cercato un contatto con l’amministrazione comunale sin dai primi giorni di luglio e di essere stata ricevuta soltanto a settembre inoltrato dall’assessore di riferimento, senza però ottenere nessuna garanzia in merito all’apertura di un tavolo di discussione. “Sappiamo perfettamente che il Comune non può imporre alcun vincolo alle imprese” continua Lisa Cataldo, “ma sappiamo anche che l’unico modo per tentare di trovare un percorso che mantenga in sicurezza le condizioni di lavoro, passa inevitabilmente dall’interesse e dalla mediazione dell’assessore e dell’amministrazione comunale che sono i soggetti che possono mettere ogni parte in causa di fronte ad una precisa responsabilità”.

La richiesta avanzata dalla Filcams CGIL di Modena era semplice e di buon senso: favorire un confronto tra soggetti economici che operano nello stesso settore e sullo stesso territorio, per provare a tutelare l’occupazione e valorizzare le professionalità esistenti. Non un’imposizione, ma un atto di responsabilità istituzionale. Responsabilità che però sembrano sfuggire proprio a chi quelle istituzioni le rappresenta e che nonostante i ripetuti solleciti ha continuato ad evitare la possibile convocazione di un tavolo.

“Da Settembre non abbiamo più avuto modo di parlare con l’assessore e, dopo che Benetton ci ha comunicato l’intenzione di procedere al licenziamento collettivo, solo attraverso la segreteria dell’assessorato siamo riusciti ad ottenere un incontro con l’assessore ‘dal 15 gennaio in poi’, ovvero, se andasse tutto bene, pochi giorni prima della chiusura comunicata dal marchio uscente” precisa Lisa Cataldo.

La FILCAMS Cgil di Modena esprime forte disappunto rispetto alla scelta di gestire la vertenza con queste tempistiche perché, evidentemente, scegliere una data del genere significa non voler affrontare la questione prima che i rapporti di lavoro vengano interrotti, in quanto Benetton, con buona probabilità, aprirà le procedure di licenziamento con l’inizio del 2026. “Rifiutare questo ruolo di mediazione” continua la sindacalista “equivale a rinunciare a una delle funzioni fondamentali della politica locale: tenere insieme sviluppo, lavoro e coesione sociale. Non intervenire non è una posizione neutrale, ma una scelta che produce conseguenze concrete sulle vite delle persone. Il lavoro non può essere considerato una variabile secondaria nei processi di apertura e chiusura delle attività commerciali e delle eventualità responsabilità politiche, non tanto sul risultato finale della vertenza, quanto sul disinteresse evidenziato per un tavolo di confronto, credo che non saremo i soli a trarne conclusioni negative”, conclude Cataldo.