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Disagio giovanile, il Sindaco di Modena: “Perseguire i reati e educare per prevenire”

Copyright e Autore immagine: Roberto Brancolini

“Quando parliamo dei nostri figli e nipoti, Istituzioni e agenzie educative, a partire da scuola e famiglie, hanno il dovere di lavorare insieme per promuovere la legalità e contrastare la marginalità sociale in ambito minorile. Serve unità della politica e sostegno agli Enti locali. La sicurezza urbana e il controllo del territorio devono andare di pari passo con la comprensione delle dinamiche sociali finalizzate a prevenzione, educazione e recupero sociale”.

Lo ha affermato il sindaco Gian Carlo Muzzarelli nel Consiglio comunale di giovedì 13 gennaio, rispondendo a un’interrogazione di Fratelli d’Italia-Il Popolo della Famiglia illustrata da Elisa Rossini circa alcuni “episodi criminosi a opera di cosiddette baby gang” e riferiti ad aggressioni avvenute una sera di settembre tra centro e parco delle Rimembranze; la denuncia presentata da un esercente del centro per tentata estorsione e un ‘raid’ vandalico nel parcheggio in viale Menotti”.
Dopo aver riportato le considerazioni dell’arcivescovo don Erio Castellucci sull’importanza dell’ascolto dei giovani in questo delicato momento storico in cui gli adolescenti sono vittime silenziose della pandemia, il sindaco ha osservato: “Non è in discussione la gravità di certi fatti e il giusto perseguimento dei reati o dei comportamenti scorretti, ma proprio perché sono coinvolti minori, bisogna fare di più e farlo con grande attenzione. Nella nuova normalità post emergenza sanitaria occorre interrogarsi su come costruire nuove forme di socialità; più le relazioni sociali e interpersonali sono positive, più la città acquisisce un’identità positiva in grado di opporsi a quella del branco che si oppone alle regole della convivenza pacifica”.
In merito agli episodi specifici, in viale Rimembranze la sera del 25 settembre la Questura è intervenuta per una rapina ai danni di un minore a opera di coetanei non identificati (il sindaco ha fatto sapere di aver incontrato in Municipio il minore aggredito e la madre per esprimere la solidarietà di tutta la città); la stessa notte la Polizia è intervenuta in piazza Matteotti per danneggiamenti ad auto in sosta, nel frattempo i giovani si erano però allontanati senza aver fatto danni. Infine, risale ad agosto la denuncia presentata da un esercente nei confronti di un giovane che ha però presentato querela fornendo una diversa versione dei fatti. Per quanto riguarda l’episodio del 3 ottobre al parcheggio di via Lamborghini, tramite la videosorveglianza è stato accertato che i minori, tutti identificati, non avevano fatto danneggiamenti.
“Episodi e comportamenti violenti non possono essere accettati, mai”, ha ribadito Muzzarelli che a tale riguardo ha citato fatti recenti, come la rissa in via Rainusso per la quale la Questura ha già denunciato ed emesso il provvedimento di daspo urbano a carico di otto minori e i gravi fatti avvenuti al Barozzi su cui stanno indagando i carabinieri. Ha quindi sottolineato “la costante attenzione delle Istituzioni sui diversi fenomeni di marginalità e devianza giovanile che si sono intensificati negli ultimi due anni, soprattutto a seguito della pandemia” e come “l’amministrazione comunale stia lavorando col Cosp e il Tribunale dei Minori in maniera seria e trasversale, cercando anche il coinvolgimento delle famiglie dove possibile. Sul tema si è tenuta una riunione del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica (e sono previsti ulteriori appuntamenti) a cui hanno preso parte anche i Procuratori della Repubblica dei Tribunali di Modena e dei Minori di Bologna, il direttore dell’Ausl e quello dell’Ufficio scolastico provinciale. Le Autorità giudiziarie hanno rilevato un aumento delle condotte illegali che riguardano i minori, non però riconducibili alle cosiddette ‘baby-gang’, fenomeno con caratteristiche specifiche non riscontrabili, almeno per ora, su questo territorio. Nel Comitato – ha concluso Muzzarelli – è stata anche condivisa la necessità di un coordinamento delle iniziative di formazione e informazione condotte nelle scuole e l’opportunità di ulteriori momenti di confronto fra le istituzioni coinvolte.”
Muzzarelli ha anche ricordato l’attività della Polizia locale (nel 2021: 136 servizi mirati, 38 sanzioni elevate a minori; 251 minori identificati) che ha modificato servizi e controlli eseguendoli con modalità appiedata nelle vie e piazze della movida giovanile, seguendo i frequenti spostamenti dei luoghi di aggregazione e ha prestato particolare attenzione anche agli esercizi che vendono alcolici ai minori; ha potenziato la collaborazione con esperti di mediazione sociale e educativa di strada e, a partire dal Servizio antibullismo (207 servizi nel 2021) alla Stazione delle Autocorriere, sta consolidando l’attenzione al mondo giovanile insieme ad altri settori interni ed esterni all’Amministrazione comunale, senza dimenticare tutta l’attività svolta sul fronte della educazione alla legalità.
Dopo aver chiesto la trasformazione in interpellanza, Vincenza Carriero (Pd) ha ricordato che gli obiettivi dell’amministrazione, rispetto a “un fenomeno che esiste da tempo e che la pandemia ha aggravato”, sono “far passare il messaggio che i comportamenti errati sono puniti ma anche che si va a cercare la causa di queste azioni e si interviene sul disagio con punizioni che siano anche costruttive e con azioni educative per sottrarre i ragazzi all’influenza del branco”.
Anche per Barbara Moretti (Lega Modena) i fatti e i comportamenti di questi ragazzi “vanno affrontati dal punto di vista sociale e culturale, nel senso di cultura della legalità e della civiltà. Ma queste sono azioni che richiedono tempo e noi non ne abbiamo di fronte ad atti che richiedono un’azione repressiva immediata. Prevenzione e repressione devono andare insieme ma si muovono a velocità differenti: dobbiamo intervenire con segnali forti mentre studiamo il problema”.
In replica, la consigliera Rossini ha affermato che il Comune “deve intervenire, non con intento punitivo ma per salvare questi ragazzi e il loro futuro, prima che commettano atti che li portino ad avere precedenti penali”. Per la consigliera è importante anche “inquadrare correttamente il problema: dire che non si tratta di baby gang è nascondere la testa sotto la sabbia. È vero che il problema esisteva prima della pandemia e, per questo, dobbiamo capire da dove deriva: forse iniziamo ad avere un problema di integrazione e dobbiamo dircelo se vogliamo trovare il modo di intercettare le famiglie e di risolverlo”.

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