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Soliera, due appuntamenti ad Habitat per il Giorno della Memoria

Sono due le iniziative che il Comune di Soliera e la Fondazione Campori promuovono per il Giorno della Memoria, istituito dalla legge 211 del 20 luglio 2000 per ricordare le vittime della Shoah, degli effetti della legislazione razzista e di tutti coloro che hanno messo a rischio la propria vita per proteggere gli ebrei perseguitati.

  • Venerdì 21 gennaio, alle 21, ad Habitat, in via Berlinguer 201, è in programma la proiezione del documentario “Dove vi portano gli occhi. A colloquio con Edith Bruck” (foto), per la regia di Fausto Ciuffi e Ivan Andreoli. Quest’ultimo sarà presente per introdurre la visione del film.
  • Venerdì 28 gennaio, sempre alle 21 e ancora una volta ad Habitat, sarà lo scrittore e giornalista modenese Roberto Franchini a presentare il suo ultimo libro “L’ultima nota. Musica e musicisti nei lager nazisti”, uscito per i tipi della Marietti 1820. Ad introdurre sarà Metella Montanari, direttrice dell’Istituto storico di Modena.

I due appuntamenti si avvalgono della collaborazione della sezione solierese dell’Università Libera Età Natalia Ginzburg, di Anpi Soliera, di Arci Soliera e dell’Istituto Storico di Modena.
Nel rispetto della normativa vigente in materia di sicurezza sanitaria anti Covid-19, saranno richiesti green pass rafforzato e mascherina ffp2. Per informazioni e prenotazioni: info@fondazionecampori.it, 059.568508. È consigliata la prenotazione.

“Dove vi portano gli occhi” è stata la risposta data ad un gruppo di ex internati nei lager nazisti che, arrivati al confine con l’Ungheria, avevano chiesto: “E adesso dove andiamo?” Quella frase diventa il titolo di un filmato biografico della scrittrice Edith Bruck, oggi 91enne: l’infanzia, l’adolescenza, la cattura e la prigionia ad Auschwitz, il difficile ritorno dai campi, la vita dopo la liberazione e l’arrivo in Italia. “I suoi ricordi offrono un prezioso contributo per decifrare precise pagine di storia e, quando la forza delle parole invade il presente, ci richiama ad un’assunzione di responsabilità attraverso la conoscenza e l’interpretazione del passato”, si legge nella presentazione del documentario realizzato dalla Fondazione Villa Emma di Nonantola (2012).

Il saggio di Franchini mette a fuoco un tema sorprendente e poco studiato: i campi di sterminio nazisti avevano una loro colonna sonora. Ad Auschwitz, Terezin, Buchenwald e Dachau si faceva musica per molti motivi. Le SS imponevano ai prigionieri di accompagnare le torture, le marce verso il lavoro o le camere a gas con brani strumentali. Le piccole o grandi orchestre allestite nei lager servivano per intrattenere gli aguzzini nel fine settimana o per sostenere la propaganda nazista. Nei campi di sterminio si incontrarono musicisti di grande valore che riuscirono a produrre opere di notevole qualità.

 

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