Appennino senza neve, Legambiente ER: non chiamiamola emergenza

La richiesta della Regione al Governo sottovaluta il cambiamento climatico. Occorre un cambio di passo nella gestione del turismo, con politiche innovative che non guardino agli anni ‘80



Legambiente commenta la notizia che la Giunta Regionale, a nome del presidente Bonaccini e dell’assessore Corsini,  starebbero per chiedere un confronto col Governo sul tema della crisi della neve nelle stazioni Appenniniche.

Una notizia che lascia sgomenti per la mancanza di prospettive per la montagna e l’assenza di strategie a lungo termine di adattamento al cambiamento climatico.

“Ci saremmo aspettati l’attestazione di una crisi irreversibile e della necessità di investimenti turistici di altro tipo” commenta Legambiente.

Invece tra le proposte che avanza la nostra Regione purtroppo non c’è traccia di un’idea di ripensamento del modello turistico attuale, basato sugli impianti di risalita, ma anzi si parla addirittura di nuove tecnologie per mantenere la neve artificiale anche con temperature più elevate!

Si tratta evidentemente di una completa sottovalutazione degli impatti veri del cambiamento climatico e del fatto che la situazione di quest’anno non può che diventare una costante, con temperature sempre più in crescita. Dunque un trend che mette il settore turistico di fronte alla necessità di cambiare l’offerta invernale, non di inseguire presunte soluzioni tecnologiche fallimentari, sovvenzionate con soldi pubblici.

Se è giusto e necessario supportare le aree fragili dell’Appennino, non è certo utile continuare ad alimentare l’illusione di poter prolungare un modello senza futuro. Gli impianti di innevamento artificiale sono energivori, richiedono grandi quantitativi di acqua – ricordiamo che l’AIPO proprio ieri testimoniava una carenza di acqua rispetto al necessario di almeno il 40% ancora adesso nonostante le precipitazioni degli scorsi mesi – e producono una neve molto compatta dannosa per la biodiversità.

Un atteggiamento purtroppo portato avanti in questi anni recenti con proposte di investimento assurde, come quelle del potenziamento degli impianti di risalita del Corno alle Scale.

L’unica soluzione è quella di avviare un percorso serio e strutturale di diversificazione dell’offerta turistica, diretta ad una fruizione slow e multistagionale, esplicitando la necessità di abbandonare vecchi modelli. Occorre lavorare con gli operatori per dare loro una prospettiva credibile, investendo nella strutturazione di proposte alternative e nella formazione.

Altro tema inoltre sarebbe quello di mettere l’acceleratore sulla diffusione delle energie rinnovabili nel nostro territorio, in coerenza con l’obbiettivo del 100% di energia verde dichiarato dalla stessa Regione. Legambiente conclude notando invece che proprio l’Assessore al Turismo regionale risulta uno strenuo oppositore della proposta di impianto eolico offshore nel mare di fronte a Rimini, uno dei principali impianti a rinnovabili che il nord Italia potrebbe ospitare. Una contraddizione che avvalla l’impressione che l’emergenza clima sia davvero sottovalutata.