L’effetto nocebo può influenzare le conseguenze collaterali del vaccino anti COVID-19

L’insorgenza e l’intensità degli effetti collaterali più riscontrati – come stanchezza, dolori muscolari, mal di testa e dolore al sito di iniezione – sono correlati in modo significativo alle paure, alle aspettative e alle credenze sul vaccino



Le aspettative negative e in generale l’atteggiamento delle persone nei confronti del vaccino contro il COVID-19 sono correlate in modo significativo all’insorgenza e all’intensità degli effetti collaterali più comuni come stanchezza, dolori muscolari, mal di testa e dolore al sito di iniezione. A suggerirlo è uno studio pubblicato sulla rivista Psychological Science e guidato da studiosi dell’Università di Bologna, che ha indagato come gli effetti avversi riportati dopo la vaccinazione possono essere influenzati dall’effetto nocebo, l’opposto dell’effetto placebo.

“Le persone che si aspettano di sviluppare effetti avversi in seguito alla vaccinazione anti COVID-19 hanno più probabilità di sviluppare quegli stessi effetti avversi rispetto a chi non ha invece aspettative negative: variabili psicologiche come le credenze sui vaccini, la paura, la fiducia e le aspettative spiegano il 30% dell’intensità dei sintomi”, spiega Katia Mattarozzi, professoressa al Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna e prima autrice dello studio. “Questo risultato sottolinea il contributo degli effetti nocebo, ovvero meccanismi neuro-psico-biologici legati alle esperienze pregresse dell’individuo, alle credenze e alle aspettative, che si attivano ogni qualvolta una persona assume una molecola farmacologica e che ne influenzano la farmacodinamica”.

I vaccini contro il coronavirus SARS-CoV-2 sono il principale strumento per prevenire forme gravi di COVID-19 e per ridurre la circolazione virale e lo sviluppo di nuove varianti. Nonostante rigorosi studi scientifici abbiano fornito dati solidi sulla sicurezza e l’efficacia di questi vaccini, sappiamo però che molte persone hanno approcciato la vaccinazione preoccupate del possibile sviluppo di effetti avversi.

Per questo, un team di scienziati del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna, in collaborazione con alcuni laboratori di ricerca internazionali, ha voluto indagare se e in che misura la paura, le aspettative e le credenze sul vaccino abbiano un effetto sull’insorgenza e sulla gravità di possibili effetti avversi. Si parla in questi casi di “effetto nocebo”, fenomeno che avviene come conseguenza di aspettative e convinzioni negative, che possono attivare o rafforzare eventuali effetti collaterali.

Gli studiosi hanno preso in considerazione un campione di 315 persone indagando, durante il tempo di attesa di 15 minuti successivo alla vaccinazione, le loro aspettative, paure e credenze nei confronti del vaccino anti COVID-19, la loro fiducia nelle istituzioni sanitarie e scientifiche e alcuni tratti della personalità. A distanza di un giorno è stata poi registrata la presenza e la severità di eventuali effetti avversi.

“I risultati indicano che nelle 24 ore successive, in coerenza con i numerosi studi su efficacia e sicurezza della vaccinazione, nessun partecipante ha riportato effetti collaterali tali da richiedere un intervento medico: gli effetti avversi maggiormente riscontrati sono stati stanchezza, dolori muscolari, mal di testa e dolore al sito di iniezione”, dice Mattarozzi. “Il dato più rilevante che emerge da questo studio è che fattori psicologici, come le credenze e l’atteggiamento dell’individuo nei confronti del vaccino anti COVID-19, contribuiscono in modo significativo all’insorgenza e alla gravità degli effetti avversi e ne spiegano il 30% della variabilità in termini di insorgenza e intensità”.

Dai dati raccolti è emerso infatti che i sintomi riportati non sempre potevano essere spiegati solo dalle proprietà farmacologiche e biologiche del vaccino anti COVID-19, mostrando quindi un ruolo dell’effetto nocebo.

“Gli esiti del nostro studio confermano e sottolineano quanto sia importante costruire un solido clima di fiducia attorno alla vaccinazione contro il COVID-19, in particolare per le fasce d’età più anziane che mostrano più spesso un’attitudine negativa nei confronti del vaccino”, spiega Mattarozzi. “In questo senso, gli operatori sanitari, le istituzioni scientifiche, i governi e i media condividono la responsabilità di comunicare efficacemente i benefici e i potenziali effetti avversi dei vaccini, con l’obiettivo di aumentare nella popolazione l’accettazione del vaccino, la comprensione dei suoi importanti benefici per la salute individuale e collettiva, e prevenire effetti nocebo”.

Lo studio è stato pubblicato su una prestigiosa rivista scientifica internazionale, Psychological Science, con il titolo “No(cebo) Vax: COVID-19 Vaccine Beliefs Are Important Determinants of Both Occurrence and Perceived Severity of Common Vaccines’ Adverse Effects”. Per l’Università di Bologna (Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche) hanno partecipato Katia Mattarozzi, Arianna Bagnis, Valeria Cremonini, Arianna Fabbri, Vittorio Sambri e Paolo Maria Russo. Assieme a loro, firmano lo studio: Joanna Kłosowska e Przemysław Bąbel (Jagiellonian University, Polonia), Alessandra De Palma (IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna – Policlinico di Sant’Orsola), Elisa Farinella (Ravenna Medical Center GVM Care & Research), Lucrezia Puccini e Simona Semprini (Laboratorio Unico della AUSL della Romagna).