Eccidio di Pratomaggiore, verranno restaurati i due tronchi del patibolo



Quel che resta del patibolo a cui rimasero appesi, per due giorni, in segno di intimidazione per il resto della popolazione, i martiri partigiani dell’eccidio di Pratomaggiore verrà sottoposto a restauro, dopo un’attenta valutazione storica. E’ quanto annunciato, sabato 10 febbraio, a Vignola, nel corso della cerimonia di commemorazione dell’eccidio nazi-fascista dall’Amministrazione e dall’Anpi di Vignola.

Nelle settimane scorse sono stati i individuati, infatti, nei magazzini comunali, due tronchi di olmo che, si reputa, siano i resti dei due alberi, a cui i tedeschi appoggiarono la trave che divenne il patibolo per gli otto prigionieri provenienti dal carcere modenese di Sant’Eufemia. La vicenda è nota, il 12 febbraio del 1945, come rappresaglia per l’uccisione di un ufficiale tedesco, le truppe naziste, aiutate dai militi della Brigata Nera, prelevarono otto prigionieri partigiani dalle carceri di Modena e li portarono a Pratomaggiore dove furono impiccati ai margini della strada principale. I loro corpi rimasero appesi alla trave di legno gettata tra i rami di due olmi, per due giorni consecutivi, perché i tedeschi ne impedivano la rimozione a scopo dimostrativo. I partigiani impiccati erano Giovanni Caminati (42 anni), Danilo Grana (20 anni), Lino Bertarini (24 anni), Franco Nasi (19 anni), Italo Donini (19 anni), Secondo Venturi (21 anni), Menotti Nicoletti (22 anni) e Omero Lancellotti (19 anni).

Anpi, in accordo con l’Amministrazione di Vignola e l’associazione culturale Mezaluna, ha deciso di sostenere un primo intervento di manutenzione ordinaria, ma anche di affidare a uno studioso locale la ricerca storico-filologica sui due tronchi, prodromica al restauro vero e proprio. Com’è noto, quei due olmi, fin dagli anni immediatamente successivi all’eccidio, sono stati sempre un simbolo per la comunità vignolese. Proprio attorno a questi due alberi (la trave era andata dispersa quasi subito) si tenne nel 1946 la prima commemorazione dell’eccidio alla presenza, tra gli altri, di Umberto Terracini, che l’anno seguente sarebbe diventato Presidente dell’Assemblea Costituente.