Fotovoltaico su terreni agricoli, manca una norma nazionale per la salvaguardia del suolo

L’assessore Mammi: “Lanciata una raccolta firme per tutelare il suolo fertile di qualità e ricco di biodiversità dal rischio di scempio ambientale e agricolo”



Cambiare la norma nazionale che consente di coprire centinaia di migliaia di ettari di terreno fertile e agricolo con pannelli fotovoltaici tradizionali, una modifica di legge che attende da oltre due anni un decreto ministeriale attuativo, senza la quale il nostro Paese rischia di perdere la bellezza del paesaggio, la biodiversità ambientale e la produzione agricola in campo. Lo chiede al Governo l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi.

“Ho lanciato una raccolta firme per la tutela del suolo agricolo- spiega l’assessore-, perché serve un provvedimento nazionale per impedire in modo chiaro e netto lo scempio ambientale e agricolo che la nostra regione e il paese rischiano, coprendo al 100% centinaia di migliaia di ettari di terreno con pannelli fotovoltaici, la cui posa è oggetto di centinaia di richieste in tutto il paese. Abbiamo moltissimi spazi che potrebbero essere utilizzati e riqualificati senza compromettere terreno fertile, di grande qualità, ricco di biodiversità. La Regione Emilia-Romagna si è data l’obiettivo del 100% di energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2035, come previsto dal Patto per il Lavoro e il Clima, ma servono criteri che non sprechino suolo agricolo e indichino di impiegare tetti, parcheggi, aree dismesse, bordi stradali che al momento non vedono la posa di nemmeno un pannello”.

La normativa statale (D.lgs. n.199/2021 e DM attuativi) e regionale (deliberazioni dell’Assemblea legislativa n. 28/2010 e n. 125/2023) fissano i criteri generali di localizzazione degli impianti fotovoltaici. Da quasi due anni si è però in attesa del decreto ministeriale sulle aree idonee, che è ancora in fase di discussione.

Allo stato attuale, si configura unicamente la distinzione tra le aree agricole in cui gli impianti possono interessare il 100% delle superfici (come quelle a 500 metri da zone a destinazione produttiva o entro 300 metri dalla rete autostradale), le aree agricole in cui gli impianti possono interessare una superficie non superiore al 10% e le aree non dichiarate idonee dalla legislazione nazionale.

L’Emilia-Romagna si era già espressa sul tema delle aree idonee e non idonee alla localizzazione degli impianti fotovoltaici. Con il voto in Giunta e in Assemblea regionale, la Regione ha dettato i nuovi criteri e tracciato una strada precisa per orientare e agevolare la posa di impianti, avendo cura di assicurare le condizioni di compatibilità ambientale, agricola, paesaggistica e territoriale delle attività energetiche. Per salvaguardare le eccellenze agricole dell’Emilia-Romagna e la sicurezza alimentare, la Regione ritiene che nelle aree interessate da coltivazioni certificate, da produzioni a qualità regolamentata (le 44 Dop e Igp, direttamente o indirettamente coinvolte) e le produzioni biologiche, vengano ammessi esclusivamente impianti agrivoltaici avanzati, cioè impianti sollevati da terra che consentano la prosecuzione delle attività agricole ordinarie con limitate riduzioni di produttività.

“L’attenzione della Regione rimane alta per preservare il suolo agricolo, fondamentale per l’approvvigionamento alimentare e per la produzione di quei prodotti di qualità per i quali l’Emilia-Romagna è conosciuta in tutto il mondo- chiude Mammi-. È un tema che riguarda tutti i cittadini, che colpisce l’ambiente che ci circonda e il consumo di suolo agricolo”.