
Nella giornata di oggi, sabato 20 dicembre si è svolta la celebrazione dei 25 anni della base dell’elisoccorso di Pavullo nel Frignano, da sempre punto di riferimento per il soccorso sanitario e tecnico in ambiente montano e impervio in Emilia‑Romagna.
L’elisoccorso, che raggiunge ormai quota circa 450 missioni l’anno – oltre 150 delle quali con manovre speciali in ambienti ostili – si conferma negli anni come il mezzo che, per la sua posizione strategica, effettua il maggior numero di operazioni di ricerca e soccorso dell’intera regione.
La cerimonia, tenutasi presso il Centro Congressi dell’Aeroporto, ha previsto dimostrazioni pratiche e testimonianze da parte dei professionisti sanitari, aeronautici e tecnici.
All’evento hanno preso parte anche numerose autorità, tra cui Davide Baruffi, Assessore regionale alla Programmazione strategica e Attuazione del Programma, Programmazione Fondi europei, Bilancio, Patrimonio, Personale, Montagna e aree interne; Gian Carlo Muzzarelli e Ludovica Carla Ferrari, consiglieri della Regione Emilia‑Romagna; Mattia Altini, DG dell’Azienda USL di Modena insieme a numerosi professionisti Ausl del Distretto di Pavullo e del Dipartimento di Emergenza-Urgenza; Francesco Romani, Confcommercio Modena; Andrea Vecchié, CNA Modena.
Una storia di integrazione e crescita continua
Fondata nel 2000 su iniziativa del Soccorso Alpino e Speleologico Emilia‑Romagna (SAER – CNSAS), la base HEMS/HSR di Pavullo è entrata nel sistema 118 regionale nel 2008 sotto la responsabilità dell’Azienda USL di Bologna, in collaborazione con l’Azienda USL di Modena e con il SAER. Per oltre vent’anni ha rappresentato l’unico elicottero del 118 regionale dotato di verricello, componente che ha consentito interventi tempestivi ed efficaci in scenari particolarmente complessi. Dal 2023 questa capacità è stata estesa anche all’elisoccorso di Ravenna.
L’elicottero in dotazione – un Airbus H145 pentapala operato da Avincis Aviation Italia – ha registrato un numero crescente di missioni in ambiente ostile, sostenuto dall’aumento della frequentazione turistica dell’Appennino. L’equipaggio è composto da comandante, tecnico verricellista, medico anestesista‑rianimatore o specialista in emergenza‑urgenza, infermiere, tecnico del Soccorso Alpino e, nei weekend invernali, da un’unità cinofila da valanga.
“Nell’arco dei suoi 25 anni di attività la base di Pavullo ha avuto un ruolo assolutamente essenziale per l’Azienda USL di Modena, diventando uno degli elementi più rilevanti dell’intera rete di emergenza territoriale modenese”, ha osservato il DG Altini. L’elisoccorso ha infatti garantito insieme ai mezzi su gomma la risposta non solo nelle aree montane del Frignano e dell’Appennino modenese, dove la complessità orografica rende più difficili ed esigenti i soccorsi via terra, ma sull’intero territorio provinciale, dove nel tempo erano state realizzate diverse piazzole di atterraggio, oggi non più necessarie grazie alla capacità dei sistemi – e degli equipaggi – di atterrare quasi ovunque.
Ciò ha garantito un aumento significativo della sicurezza percepita da residenti, turisti e operatori, soprattutto durante la stagione estiva e quella invernale e un supporto determinante per gli interventi più critici nelle frazioni e nei contesti isolati, contribuendo alla riduzione della mortalità evitabile nei traumi maggiori e negli eventi tempo‑dipendenti. Da non trascurare inoltre la possibilità di sviluppare e consolidare competenze specialistiche all’interno dell’Azienda USL di Modena, grazie a percorsi formativi congiunti e un costante lavoro integrato tra personale sanitario, tecnici del Soccorso Alpino e operatori aeronautici.
“Nel tempo, l’AUSL di Modena ha considerato la base di Pavullo non soltanto un punto operativo, ma un pilastro strategico per l’assistenza sul territorio e un asset fondamentale in caso di emergenze complesse. La base ha continuato a contribuire allo sviluppo di una rete regionale di elisoccorso sempre più integrata, anche grazie agli addestramenti congiunti semestrali tra personale sanitario e tecnici del Soccorso Alpino”.
Tra le innovazioni più significative già in implementazione figuravano la possibilità di trasporto di sangue ed emoderivati per trasfusioni in missione e l’uso del REBOA, tecnica mini‑invasiva per il controllo del sanguinamento in situazioni di shock emorragico.

