Presentata oggi l’ottava edizione del Memoria Festival di Mirandola



Uno dei più antichi interrogativi filosofici è il socratico “che cos’è?”, ovvero qual è l’essenza e la virtù propria di ciò che ci circonda? Un’indagine che riguarda tanto gli oggetti quanto le persone, le realtà materiali e immateriali, il mondo della natura e quello del pensiero. Tutte le cose, allora, parlano di noi, specie se fanno parte non solo della quotidianità ma ancor più di una storia e tradizione comuni.

Ecco perché l’ottava edizione del Memoria Festival, a Mirandola dal 26 al 28 maggio, ha scelto di raccontare L’Italia in 50 oggetti (e 50 istruzioni per l’uso), coinvolgendo ospiti e pubblico in un esercizio di riflessione che, con il consueto approccio multidisciplinare (letteratura, filosofia, antropologia, economia, scienze, sport, musica, cinema, spettacolo), inizia quest’anno per proseguire nel 2024, componendo una lunga pellicola di cui ciascun fotogramma, sia in positivo sia in negativo, restituirà una parte della nostra identità.

In Italia sono stati creati o inventati oggetti che hanno segnato la vita di tutti, come ad esempio la plastica, la pila, il motore a scoppio, il microchip, l’elicottero, il violino e il pianoforte, la pasta e la pizza. Qui sono nate la Ferrari ma anche la prima pistola a tamburo o rivoltella, si pensa all’Italia parlando di musica lirica come della conserva di pomodoro o del caffè, ma anche purtroppo della lupara. Questo speciale film della memoria ha come protagonisti oggetti, invenzioni, tipi e categorie associati al nostro Paese e che col tempo si sono identificati in concetti e comportamenti, virtù e pregiudizi, luci ed ombre: “cose” diventate strumenti per evocare idee e definirci, nel bene e nel male, in passato, oggi e nel futuro.

L’esplorazione inizia, venerdì 26 maggio, con lo scrittore Roberto Mistretta che indagherà su un fenomeno tipicamente italiano come la mafia e la lotta alla mafia. Il pomeriggio del Festival si aprirà invece con una riflessione sugli effetti della tecnologia, al centro del dialogo fra gli psicologi Pierangelo Bertoletti e Manuela Costa dedicato alle demenze digitali e alle dipendenze tecnologiche. Da patologie meritevoli di attenzione si passa a un altro tema fondamentale come quello dei diritti, parlando di prevenzione e lotta contro la violenza, soprattutto nei confronti delle donne e in ambito domestico: ne discutono l’avvocato Ada Odino insieme al magistrato Fabio Roia, a partire dalla convenzione di Istanbul ratificata dieci anni fa. La sociologa Anna Lisa Tota ci porterà invece nel regno della mente, un regno da salvaguardare e difendere dall’inquinamento delle parole e dei pensieri. Appuntamento poi con la simpatia travolgente di Teo Teocoli, che, insieme alla giornalista sportiva Gabriella Mancini, racconta la vita di alcuni fenomeni, veri o immaginari, appartenenti al mondo del calcio, e non solo. Torniamo a parlare di diritti, sul più ampio piano delle differenze culturali con il filosofo Salvatore Natoli e lo storico Alberto Melloni, a partire dal saggio di Pier Cesare Bori Per un consenso etico fra le culture.

In terra emiliana non poteva mancare l’“oggetto” gastronomico e culturale più amato, il tortellino, affidato alla sapiente presentazione dello chef Carlo Alberto Borsarini, e una regione da sempre sinonimo di operosità, comunità e accoglienza offre il palcoscenico perfetto per ragionare di Nord-Sud (d’Italia), in compagnia dell’antropologo Marino Niola, del regista Luca Miniero – che dalle sale cinematografiche ha unito il Belpaese con Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord – e il vice direttore del Corriere della Sera Venanzio Postiglione. Al filosofo Bruno Mastroianni spetta il compito di ripercorrere i 150 anni del telefono, da Meucci agli smartphone, tra conversazioni che hanno cambiato la Storia del mondo e tante altre che hanno scandito la nostra di ogni giorno, mentre Paolo Campagnoli, Stefano Lin e Doriano Castaldini fanno il punto sulla lunga via della ricostruzione a oltre dieci anni dal terremoto che devastò territori e comunità. Un territorio che a causa del terremoto ha subito un grande strappo ma al quale da sempre non mancano tradizioni e simboli importanti, come quello del Cavallino, raccontato dal giornalista Leo Turrini, vero esperto di quel gioiello del Made in Italy che è la Ferrari.

La serata prosegue con la ricostruzione ideale, e non solo, della biblioteca di Giovanni Pico della Mirandola, con la guida di Giovanna Murano, docente di paleografia, esperta di storia e produzione del libro medievale, e del professore di ebraico ed esperto di mistica Saverio Campanini. Dai libri a un’altra forma di comunicazione, quasi dagli albori dell’umanità, come la musica. Nel campo di quella classica, belcanto e Belpaese sono spesso sinonimi: ecco allora il critico musicale Sandro Cappelletto svelare al pubblico la figura dell’evirato cantore, fra tradizioni e pratiche crudeli e indiscusse eccellenze artistiche, accompagnato dal sopranista Nicolò Balducci e, al pianoforte, da Romolo Saccomanni. E fra i prodotti doc italiani vi è anche la comicità, dunque perché non concludere il venerdì all’insegna dell’allegria? Due gli appuntamenti: con il riso italiano, fra stand-up comedy e social, in compagnia di Vincenzo Albano, Chiara Anicito, Max Angioni, Willer Collura, Alberto Farina e Ginevra Fenyes, e scoprendo Fantozzi dietro le quinte, grazie alla figlia regista Elisabetta Villaggio, in dialogo con il conduttore televisivo e radiofonico Gianni Fantoni.

Sabato 27 maggio la giornata si apre con uno dei simboli più spesso associati all’Italia, la pizza: a ricordare come quest’impasto è diventato parte integrante dell’identità italiana e ne ha accompagnato l’evoluzione sono gli antropologi Marino Niola ed Elisabetta Moro, incalzati dalla curiosità della giornalista Eliana Liotta. Carmelo Fiorino, Giuliana Gavioli, Gianluca Marchi, Anna Oliva, Serse Soverini e Giacomo Villano illustrano strumenti e sfide del settore biomedicale, insieme alle opportunità offerte dalle linee di investimento e sviluppo del PNRR. Torniamo poi a parlare di oggetti con l’ingegnere Vittorio Marchis che illustra l’invenzione tutta italiana e rinascimentale del giunto cardanico, ad opera del matematico Gerolamo Cardano nel 1545. E ritorna anche in questo sabato di Festival il più illustre dei mirandolesi, Giovanni Pico, della cui opera lo studioso di filosofie orientali, letteratura umanistico-rinascimentale e meditazione Adriano Ercolani offre al pubblico un punto di vista poco noto.

Il fisico Francesco Romanelli guida alla scoperta del reattore nucleare, dal primo realizzato dal Premio Nobel Enrico Fermi nel 1942 sino a quelli più all’avanguardia e alle prossime frontiere. Il Memoria Festival spazia come sempre fra ambiti e immaginari e così dalla scienza si torna ai media con il critico televisivo Aldo Grasso che rievoca quell’oggetto mediatico, il Carosello, mix di teatro leggero e intermezzi musicali, che per vent’anni ha dato la buona notte a migliaia di bambini e tenuto compagnia a generazioni di adulti. Un’altra invenzione italiana, quella del cannocchiale, ci riporta ai tempi di Galileo e alla serie di rivoluzionarie scoperte astronomiche fatte dallo studioso pisano grazie al nuovo strumento: a raccontarla, lo storico della scienza e Presidente Onorario del Museo Galileo Paolo Galluzzi. Restiamo nell’ambito dello sguardo parlando della prospettiva, che in architettura come nella vita insegna a osservare e costruire il mondo: “inventata” da Leon Battista Alberti, è al centro della lectio dello storico dell’arte e saggista Claudio Strinati. Lo storico Nicola Labanca ripercorre una tra le più antiche invenzioni dell’umanità, quella delle armi, in particolare da fuoco, a cominciare dalla pistola, realizzata a inizio Cinquecento come archibugio corto proprio in Italia.

Si torna in cucina e in Emilia-Romagna con un protagonista assoluto dell’identità gastronomica regionale e fra i più noti ambasciatori all’estero della dieta mediterranea: il Parmigiano Reggiano. Della storia di questa eccellenza italiana, delle sue virtù benefiche e anti-invecchiamento e degli innumerevoli usi in cucina si occupano Ferdinando A. Giannone, esperto in nutrizione, lo chef stellato Luca Marchini e il presidente del Caseificio Razionale Novese Kristian Minelli. Di un altro oggetto, questa volta non da gustare quanto da vivere, che l’Italia annovera nel proprio patrimonio, discutono la critica letteraria Lina Bolzoni e l’artista Tullio Pericoli: il paesaggio, quello naturale come quello coltivato dei giardini, in tutte le sue forme, incluse quelle narrate o dipinte. E se il paesaggio è la cornice delle nostre vite, la moda racconta qualcosa di noi: ogni scelta che facciamo nel campo dell’abbigliamento è un messaggio che inviamo al mondo. Un vero e proprio alfabeto della moda sarà al centro dell’incontro con protagonista la giornalista Giulia Rossi. E se siamo percepiti come un Paese particolarmente attento all’abito è vero anche che a caratterizzarci è un elemento tipicamente “italico”, inevitabile, talvolta comico o fastidioso, quasi sempre incomprensibile per gli stranieri poiché fonte di infiniti rimandi: la gestualità, ovvero i gesti in quanto oggetto comunicativo, come spiega il linguista Claudio Nobili. Si resta in ambito umanistico riflettendo sul rapporto fra Stato, arte e cultura in Italia a partire da un “oggetto-evento” famoso in tutto il mondo, la Biennale di Venezia, grazie alla testimonianza diretta dell’economista e manager Paolo Baratta che l’ha guidata per vent’anni, accogliendo artisti e architetti da tutto il mondo e assistendo a mutamenti di costume, società, politica e mode.

Il linguaggio della musica torna a farsi ascoltare grazie alla testimonianza di chi ha scritto una parte importante della storia della musica italiana: Maurizio Vandelli rivive insieme al pubblico l’epoca magica in cui la radio costruiva intere colonne sonore e il vinile offriva una purezza di suono inimitabile. La musica è spesso associata al viaggio, così dalle note dell’Equipe 84 arriviamo a Venezia, con lo scrittore e divulgatore storico Alessandro Marzo Magno che invita il pubblico a viaggiare con il più pittoresco dei mezzi di trasporto, la gondola, imbarcazione unica nel suo genere e da secoli icona veneziana. Dalla Laguna alla montagna, lo scrittore e giornalista Marco Albino Ferrari guida il pubblico alla scoperta delle Dolomiti, iscritte nel 2009 dall’UNESCO tra i Patrimoni naturali dell’umanità. Ancora musica in questa serata di Festival, con le note del pianoforte, evoluzione del clavicembalo messa a punto dal padovano Bartolomeo Cristofori nel 1698 per la corte di Cosimo III de’ Medici: a raccontarne la genesi è qualcuno che i pianoforti li costruisce e li suona, l’ingegnere Paolo Fazioli, insieme ai maestri pianisti Alessandra Ammara e Roberto Prosseda e al critico musicale Sandro Cappelletto. Il giornalista Camillo Langone invita poi idealmente il pubblico a un brindisi: nel calice un buon Lambrusco, parte integrante dell’identità enogastronomica emiliana nonché unico vitigno autoctono italiano. La serata si conclude con un’icona del cinema italiano come Ornella Muti, che nella sua carriera ha lavorato con grandi maestri come Marco Ferreri, Dino Risi ed Ettore Scola, e porta sul palco del Festival la sua riflessione sul mestiere di attrice.

Domenica 28 maggio imbocchiamo la strada dell’immaginario cinematografico italiano con il regista Marco Tullio Giordana e il critico cinematografico Gian Piero Brunetta che si confrontano sui mille volti dell’automobile nel cinema: tutta italiana a cominciare dalla “propulsione”, visto che il motore a scoppio fu realizzato da due fratelli toscani nel 1853, debuttò come carrozza a vapore, costruita nel 1864 da un italiano e poi brevettata da un altro connazionale come “locomotiva adattabile alle strade comuni”, per diventare ben presto simbolo di dinamismo, progresso e velocità, decantata da Marinetti nel Manifesto sul Futurismo, e consacrata da Gabriele D’Annunzio come femminile per grazia, snellezza e seduzione. L’ideale pellicola della memoria continua a dipanarsi con un fotogramma dedicato ad una recentissima scoperta che ha entusiasmato bibliofili e studiosi del Rinascimento: il dottorando triestino dell’Università di Trento Michele Casaccia racconta come ha individuato sei versi inediti di Pico della Mirandola, trascritti a mano da un copista in un antico incunabolo e dedicati ad Angelo Poliziano. Poesia della quale si ignorava l’esistenza e che va ora ad aggiungersi alle sole altre 19 sopravvissute al rogo in cui il filosofo stesso gettò l’intera propria produzione poetica latina. Dagli studi sul Rinascimento a quelli sul territorio con il professor Gian Luca Tusini, che, insieme a Mauro Calzolari e Francesca Foroni, presenta alla comunità gli atti delle Giornate di Studio dell’associazione culturale Gruppo Studi Bassa Modenese e ripercorre quarant’anni di ricerche.

La mattina prosegue con un momento di gioia e condivisione famigliare evocando il presepe, oggetto-simbolo della tradizione natalizia italiana di cui Marino Niola ed Elisabetta Moro ripercorrono origini e significati confrontandosi con la testimonianza di Lello Scuotto e l’esperienza della sua bottega storica di Presepi a Napoli. La comunicazione torna protagonista del Festival con Francesco Giorgino che porta l’attenzione del pubblico sullo stato della comunicazione, soprattutto politica, oggi in Italia. Può la trama di un libro giallo divenire realtà? Il ginecologo e scrittore Giuseppe Valenti invita il pubblico a immaginare questa eventualità, in un incontro che porta anche a riflettere su tematiche oggi molto attuali, come la ricerca del proprio genere e le sfide della maternità. Facciamo ancora un passo nella storia per incontrare il Vate, al centro della narrazione di Giordano Bruno Guerri, storico, saggista e presidente del Vittoriale degli Italiani, complesso monumentale a Gardone Riviera fatto costruire da D’Annunzio, sua residenza ed eredità artistica, così chiamato a ricordare la vittoria dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale e le imprese del poeta-soldato. E cosa sarebbe il Vittoriale senza il suo incredibile giardino? Le piante e il verde sono molto più che un ornamento: costruiscono intorno a noi un mondo extrasensoriale che influenza i nostri stati d’animo e la loro biologia ha tanto da insegnarci. A fare da guida in questo universo green l’esperta di problem solving e sostenibilità Stella Saladino.

Sempre del passato, ma ben più antico, si discute con la direttrice del Parco Archeologico di Paestum e Velia Tiziana D’Angelo, che mette sotto la lente d’ingrandimento il reperto: anche in questo caso non un’esclusiva dell’Italia ma di certo uno dei simboli del suo vastissimo patrimonio e che la identifica nel mondo. L’Italia non è però solo il paese delle meraviglie artistiche, ma anche un luogo di grandi contraddizioni ed episodi controversi. La giornalista Gaia Tortora affronta il tema dell’ingiustizia, a partire dall’uso spregiudicato o inconsapevole dei mezzi di comunicazione, il cui potere è oggi sempre più complesso e pervasivo. Fortunatamente ad essere sempre più capillare oggi non sono solo le insidie della comunicazione ma anche le iniziative di volontariato e la solidarietà: ne parla l’economista Stefano Zamagni, ex presidente dell’Agenzia per il terzo settore, spiegando perché più ancora della solidarietà sia fondamentale la fraternità, come principio di ordine sociale.

In compagnia dello scrittore Giuseppe Culicchia si torna indietro agli Anni di Piombo per ripercorrere una vita del Novecento in particolare, quella di una parte della famiglia dell’autore legata alle Brigate Rosse: uno degli “oggetti” storici e politici più cupi associati al nostro Paese ma che, nel vissuto di un bambino, aveva le sembianze del cugino preferito, Walter, e di sua mamma, la zia Ada, e che per l’adulto diventato scrittore è rimasto un conto in sospeso, una vicenda con cui confrontarsi, per oltre quarant’anni. Dal mondo dei libri a quello della tecnologia, con il padre di una delle invenzioni più rivoluzionarie della storia recente e ancora oggi determinante: arriva a Mirandola Federico Faggin, fisico, inventore e imprenditore che nel 1970 creò per Intel il primo microprocessore, senza il quale l’informatica e tutti i dispositivi elettronici che conosciamo e ci sono indispensabili non esisterebbero.

Un altro tassello si aggiunge al nostro percorso con lo scrittore Marcello Fois, che sul filo della nota esclamazione “Abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli Italiani!” mostra in che modo Edmondo De Amicis, raccogliendo il testimone da Manzoni, con il romanzo Cuore abbia contribuito proprio a “fare gli italiani”, cioè a forgiare un modello di impegno etico cui ispirarsi per costruire un’identità collettiva e un’unità di popolo: solidarietà fra classi sociali diverse, dedizione al bene comune, valore dell’istruzione come strumento di ascesa, l’importanza di piccoli eroi del quotidiano capaci di fare la differenza. A volte, invece, sono le cose a fare la differenza: è il caso della cambiale, strumento imprescindibile per ogni trattativa economica a partire dal XII secolo, la cui genesi è raccontata dalla giornalista e conduttrice televisiva Mariangela Pira.

Nei ricordi di tutti un posto d’onore non può che occuparlo il mondo della scuola, che di certo non è un nostro oggetto esclusivo, ma lo è il fatto che solo da noi se ne parli come di “un mondo”. A condividere con il pubblico del Festival le situazioni da teatro dell’assurdo che vi si presentano è il comico Filippo Caccamo, che dal suo canale YouTube immortala tic, vizi, stereotipi e vicissitudini degli insegnanti italiani. Restiamo nell’immaginario mattutino evocato dalla scuola con la sveglia che suona e l’aroma di caffè che si diffonde in casa: la storica dell’architettura e del design Elena Dellapiana ci permette di conoscere meglio uno degli oggetti a noi più familiari, con il suo intervento sulla moka (e l’invenzione del Made in Italy).

Se per molti la qualità del caffè è un primato italiano, di sicuro anche il calcio merita una menzione speciale nel nostro Paese, dove è lo sport più praticato. A ripercorrere celebri storie di calcio, l’ex attaccante azzurro Luca Toni, campione del mondo con la nazionale italiana nel 2006. La ricca domenica del Festival prosegue con lo scrittore, drammaturgo e saggista Roberto Barbolini, che ricorda la figura dello scrittore emiliano Giuseppe Pederiali. Da sempre il Festival è momento di condivisione di conoscenza, storia e ricordi, talvolta anche molto personali. È così per l’attrice, conduttrice televisiva e adesso anche autrice del libro Ritorno nella città senza nome Natasha Stefanenko, protagonista di un incontro sul filo di una linea sottile fra realtà e finzione, autobiografia e thriller.

E poi, ogni giorno, gli Esercizi di Memoria con i più piccoli, giochi, laboratori e spettacoli teatrali dai 4 ai 13 anni: venerdì 26 maggio la giornata si apre con le proiezioni per i bambini delle Scuole Primarie con protagonisti Charlie Chaplin e Buster Keaton. Giuliana Valentini della Cineteca di Bologna introduce questi due maestri del cinema muto ai più piccoli. L’appuntamento è poi con la scrittrice e docente Guia Risari che invita a Non temere l’ignoto, proponendo un dialogo poetico e filosofico tra un adulto e un bambino sugli elementi che compongono l’universo (6-10 anni), e con le emozioni forti della narrativa che fa rivivere la Storia, in questo caso quella della Resistenza, vista attraverso gli occhi della giovane Luba e rappresentata dal fumettista Marco Tomatis (11-13 anni). Sabato 27 l’illustratrice Arianna Papini invita a riscoprire la vita e le sorprese custodite dalla natura che ci circonda, soprattutto Prima di tagliare un albero, attraverso un racconto e un laboratorio (4-6 anni), mentre con l’albo illustrato di Nadia Al Omari si impara ad accogliere L’ospite, ovvero l’inatteso, quel punto di vista, quella persona o avvenimento che in qualsiasi momento possono arrivare a sovvertire le nostre abitudini (6-10 anni); lo scrittore Gabriele Clima, invece, propone un viaggio dalla Roma odierna a quella di centocinquant’anni fa, seguendo la protagonista Alibel sul filo di un’amicizia all’insegna della diversità e del mistero (11-13 anni). Sempre sabato, un appuntamento anche serale, dedicato ai giovanissimi (dai 6 anni) ma non solo: lo spettacolo teatrale Ulisse dove sei? del Teatro Telaio di Brescia con Alessandro Calabrese, Francesca Cecala e Antonio Panice, incentrato sul fascino inesauribile dell’eroe dal multiforme ingegno. Domenica 28, infine, il laboratorio con l’illustratrice Elena Baboni Se una foglia rossa arriva al mare, per avvicinare i bambini alle prime azioni nella vita quotidiana di confronto con relazioni e cambiamenti (4-6 anni), l’esplorazione delle specie animali che purtroppo abbiamo perduto e di quelle che siamo ancora in tempo a salvare, con l’Estintopedia dell’autrice e docente Serenella Quarello (6-10 anni), e la giornalista Daniela Palumbo che fa rivivere l’atmosfera quasi magica del black out del 9 novembre 1965 a New York, attraverso gli occhi, la meraviglia e le avventure di due adolescenti, per i quali fu La notte più bella (11-13 anni).